martedì 1 dicembre 2015

Per la Saeco usare tutti gli strumenti per non perdere neanche un posto di lavoro, compreso il sequestro conservativo degli impianti produttivi.





Di Piergiovanni Alleva
consigliere regionale l'Altra Emilia - Romagna


Condividiamo pienamente la posizione della Fiom  -Cgil che mette il dito nella piaga quando spiega che la “divisione del lavoro” tra gli impianti italiani e quello romeno era ben chiara e prevedeva che le produzioni di alta gamma avessero luogo in Gaggio Montano mentre ora sono trasferite o in corso di trasferimento in Romania.
Non si tratta solo di una denuncia politica, fondatissima, ma anche di un'indicazione preziosa in tema di legittimità giuridica perché violare un accordo che prevedeva che un certo tipo di produzione si svolgesse a Gaggio Montano con ricaduta occupazionale evidente significa, da un punto di vista legale, un contratto in favore di terzi quali sono appunto i lavoratori che in base a quell'intesa, che ora viene rinnegata, hanno trovato occupazione e l’hanno mantenuta fino ad ora.
Ogni terzo, ossia ogni lavoratore, ha dunque il diritto, a mio avviso, di essere risarcito per la violazione della clausola che da subito istituiva una sua condizione di "vantaggio" dal punto di vista giuridico di cui si può chiedere il mantenimento ovvero l’equivalente risarcitorio.
Naturalmente, se i lavoratori sono, come io credo, titolari di un diritto di risarcimento per violazione di una clausola contrattuale in loro favore ciò comporta anche che nel loro insieme ben potrebbero chiedere garanzie giurisdizionali di tali crediti ad esempio tramite un sequestro conservativo degli impianti e degli altri insediamenti italiani dell’impresa debitrice.
Questa prospettiva contenziosa non è quella immediatamente preferibile, dovendosi piuttosto privilegiare una soluzione di carattere politico, ma è importante aver presente che certe clausole stabilite durante “la luna di miele” della fase di insediamento produttivo non possono essere impunemente violate.


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