Da
un lettore:
di Roberta Giuliani
Schiaffi, pugni e lettere con proiettili, polveri o minacce di morte, auto incendiate, ruote tagliate, spari ed esplosivi contro abitazioni e anche tentati omicidi: nel 2014 salgono a 361 (+ 3% rispetto al 2013) le intimidazioni dirette a funzionari pubblici ma soprattutto agli amministratori locali (73%). Una media di 30 intimidazioni al mese, praticamente una ogni 24 ore, che colpisce innanzitutto i sindaci (47%), anche delle grandi città. È quanto emerge dal Rapporto 2014 di Avviso Pubblico «Amministratori sotto tiro» che riguarda le intimidazioni e le minacce a cui sono soggetti donne e uomini che ricoprono un incarico pubblico su mandato dei cittadini.
I sindaci i più colpiti
I più bersagliati dalle minacce dirette della criminalità (83%) sono per il 73% dei casi gli amministratori locali: oltre ai primi cittadini, sono colpiti anche gli assessori (25%), i consiglieri (19%) - in particolare, i capigruppo di forze politiche - i vice sindaci (5%) e i presidenti e vice presidenti dei consigli comunali (4%).
Ma le minacce non si fermano a quelle dirette arrivano a colpire anche parenti, collaboratori, case, uffici e automobili. Sono proprio le macchine l'oggetto più preso di mira e soprattutto dato alle fiamme (64%) anche se a fuoco sono andate anche case, negozi e aziende di proprietà degli amministratori locali. Accanto agli incendiari che sono il 31% troviamo chi sceglie il metodo delle «minacce scritte»: la lettera con intimidazioni, anche di morte, è la forma preferita (46%) e spesso accompagnata da proiettili (32%), anche se per il 18% gli intimidatori scelgono di inviare una busta con pallottole.
Sono poi quadruplicati i casi di aggressione fisica (12%), che si sono tradotti in agguati compiuti soprattutto da parte di singole persone che hanno dato schiaffi, tirato pugni, bastonate e spintoni agli amministratori locali, non solo in luoghi pubblici ma anche all'interno degli uffici comunali. Sono raddoppiate le situazioni in cui si è fatto ricorso ad armi e ordigni (8% dei casi).
Oltre ai politici sono stati minacciati direttamente (13%) anche dirigenti, funzionari e impiegati della Pa tra cui quelli appartenenti a polizia municipale, uffici tecnici, risorse umane, assistenti sociali. Ma anche commissari prefettizi che amministrano Comuni sciolti per mafia e commissari straordinari e presidenti di enti oltre ai responsabili degli uffici stampa.
Il profilo degli intimidatori
Nella maggior parte dei casi, il Rapporto sottolinea come siano rimasti ignoti i soggetti che hanno messo in atto gesti di intimidazione e minaccia verso amministratori locali e personale della Pa. Un altro dato è la ripetitività degli atti. Quando le autorità competenti sono riuscite a rintracciare dei responsabili, si è trattato per lo più di persone che vivevano condizioni di vita particolari, ad esempio, disoccupati o persone che hanno perso il lavoro e non riescono a ricollocarsi, persone che chiedono sussidi pubblici, tossicodipendenti, persone sottoposte a trattamento sanitario obbligatorio, pregiudicati, sorvegliati speciali, soggetti che nutrono un sentimento di odio verso migranti o nomadi. A minacciare, in certi casi, sono stati anche dipendenti pubblici - o di imprese che avevano appalti con i Comuni - nei confronti dei quali si stavano per prendere, o sono stati presi, dei provvedimenti disciplinari. Minoritarie sono risultate le situazioni in cui è stato accertato, o è possibile ipotizzare, l'intervento di personaggi legati al mondo mafioso.
I Comuni più colpiti
Interessate dal fenomeno sono 18 regioni, 69 province e 227 Comuni. Il Sud d'Italia, con il 64% dei casi, è l'area geografica dove gli amministratori locali e il personale della pubblica amministrazione risultano maggiormente esposti alle minacce. Segue il Nord Italia con il 14% dei casi e il Centro Italia con il 12%. A livello regionale, il primato degli atti intimidatori e minacciosi nei confronti degli amministratori locali e del personale della Pa spetta alla Sicilia: 70 casi, pari al 20% del totale. A livello provinciale, il record degli amministratori sotto tiro è assegnato a una provincia campana, quella di Napoli (29 casi), seguita da Palermo (28 casi), Cosenza e Roma (19 casi), per concludere con Foggia (15 casi).
Le richieste dei sindaci
«Chiediamo che la commissione istituita in Parlamento produca aggravanti specifiche nei confronti di chi decide di aggredire, di intimidire gli amministratori locali. Si deve porre un freno»: lo ha chiesto Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico e sindaco di Grugliasco, vittima di intimidazioni, in occasione della presentazione del rapporto. Un inasprimento delle pene a cui si deve aggiungere un grande lavoro culturale, perché, ha spiegato, «il processo di ripresa del Paese ha bisogno degli amministratori locali». «Non intervenire - ha aggiunto - significa mettere in gioco la democrazia».
L'associazione chiede a Governo e Parlamento di avere «strumenti adeguati» per fronteggiare il fenomeno e ha annunciato l'avvio di un percorso di «formazione e accompagnamento, in particolare nel Centro-Sud dove c'è maggiormente bisogno di sostenere chi è dalla parte della legalità».
Una preoccupazione espressa anche dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che ha evidenziato la necessità «di tenere nelle istituzioni gli onesti perché dobbiamo provare a cambiare il sistema dall'interno e bisogna coinvolgere nella battaglia anche i cittadini». Rispetto al lavoro che sta svolgendo la commissione parlamentare d'inchiesta sugli amministratori locali minacciati, la senatrice Valeria Cardinali ha spiegato che «si è data contezza del fenomeno, che non è da relegare solo al Sud perché ci sono dati significativi anche al Nord».
Volete far credere che la mafia o meglio la criminalità organizzata non centri e la maggioranza degli atti intimidatori è in Sicilia, provincia di Napoli, Foggia etc., in comuni commissariati per mafia e così via? Se ne potrebbe dedurre dove si contrasta la mafia mentre invece va tutto bene dove si fa finta che non esista e si collabora con essa come al nord.
RispondiElimina