lunedì 8 giugno 2015

Trekking per 'ricordare'.



Di Alessandro Ori

Gli scatti sono stati realizzati durante il  Trekking col Treno del C.A.I. Bologna, organizzato in collaborazione con  l’Associazione Linea Gotica-Officina della Memoria, del 2 Giugno '70° Liberazione nell' alta Valle del Lavino', che ha  visto una notevole partecipazione di pubblico (94) tra i quali il  Sindaco e due Assessori del Comune di Monte S. Pietro.

Durante l'escursione è stato realizzato un ‘diorama vivente’, una metodologia  didattica che usa la narrazione biografica di personaggi di tutte le  parti in conflitto, interpretati da ricercatori storici. Essa definisce  e ricostruisce un preciso episodio storico legato ad una data e ad un luogo della memoria, col fine di stimolare nel pubblico (col quale gli  interpreti interagiscono) una partecipazione attiva ed emozionale ai
fatti e alla complessità della guerra.
Quando i personaggi, vestiti  con le uniformi d’epoca - che sono il mezzo per catturare l’attenzione  delle persone - 'entrano in scena', ovvero incontrano il pubblico, non  c’è azione. Ogni figurante  si limita a narrare la propria vicenda personale e a rispondere alle domande che gli vengono rivolte  dalle persone. Di solito i personaggi si  presentano in azione di pattuglia o di difesa della postazione (mai di battaglia o di scontro) e sono suddivisi in due o più gruppi omogenei,  gli uni celati alla vista degli altri.
Ricordiamo alcuni tra i principali  obiettivi del progetto: rompere lo dicotomia buoni vs. cattivi,  suscitare domande più che fornire risposte, capire come la guerra cambia le persone e come questo cambiamento influenzi i rapporti all’ interno della famiglia.
Massimo Turchi dell' Associazione Linea Gotica-Officina della Memoria, unitamente ai suoi collaboratori in divisa, ha ripercorso le vicende della 63a Brigata Garibaldi ‘Bolero’ che vide in  Monte S. Pietro uno dei suoi principali luoghi d' azione.

La 63a brigata Garibaldi fu costituita nella primavera-estate 1944 quando furono accorpati numerosi nuclei armati che operavano nella zona ad ovest di Bologna, in pianura e in montagna. I nuclei più grossi erano quelli di Monte San Pietro, guidato da Amleto  Grazia ‘ nome di battaglia Marino’ e Monaldo Calari ‘Enrico’.
Comandante fu nominato Corrado Masetti ‘Bolero’. La brigata nell'autunno contava oltre 230  uomini, molti dei quali disertori dell'esercito tedesco o ex  prigionieri sovietici. Ai primi d’ottobre la brigata fu attaccata da  ingenti forze tedesche a Rasiglio (Sasso Marconi), perché occupava  un'importante posizione strategica alle spalle della linea del fronte.
Lo scontro durò più giorni, con gravi perdite partigiane, sia in caduti  sia in prigionieri, 13 dei quali furono trasferiti a Casalecchio di  Reno e trucidati nei pressi del ponte della ferrovia. Verso la fine d’ottobre, quando alla brigata giunse l'ordine di convergere su Bologna,  per prendere parte a quella che si riteneva l'imminente insurrezione,  fu deciso di inviare in città il distaccamento del Comando, forte di  una ventina d’uomini, al comando di Masetti e Calari. Dopo essersi aperto la strada combattendo, il gruppo non poté attraversare il fiume  Reno in piena e a Casteldebole fu attaccato e distrutto dalle SS  tedesche. Nell'inverno la brigata fu ricostituita con la nuova  denominazione di 3a brigata Nino Nannetti. Renato Capelli ‘Leo’ fu nominato comandante, Raffaele Vecchietti ‘Gianni’ commissario politico  e Adelfo Maccaferri ‘Brunello’ e Bruno Corticelli vice comandanti. Dopo l'arresto di Capelli, in marzo il comando fu assunto da Beltrando  Pancaldi ‘Ran’. La brigata - che ai primi d’aprile assunse il nome di 63a brigata Bolero Garibaldi - era organizzata su sei battaglioni  intestati a caduti: Nello Zini a Bazzano; Gastone Sozzi a Monteveglio;  Angelo Artioli a Calderara di Reno; Umberto Armaroli a Sala Bolognese;  Antonio Marzocchi ad Anzola Emilia, San Giovanni in Persiceto, Sant'Agata Bolognese e Crevalcore e Monaldo Calari a Monte San Pietro.
Era inquadrata nella divisione Bologna montagna ‘Lupo’. La brigata ebbe  1.548 partigiani e 706 patrioti. I caduti furono 242 e i feriti 69.
 
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