Soddisfiamo la richiesta di un lettore di riportare
l’intervista a Ida Magli, antropologa, che fu la prima, 17 anni
fa, a scrivere un libro contro l'euro.
di
Goffredo Pistelli
Fanno 20
anni esatti che Ida Magli (nella foto), antropologa culturale assai nota, tuona contro
l'Europa. Sono infatti del 1994 i suoi primi articoli su Il Giornale, dai quali
emergevano posizioni contrarie al processo di unificazione. Interventi duri e
documentati che diventarono, tre anni dopo, un saggio che fece scalpore: Contro
l'Europa (Bompiani).
Secondo
alcuni un moderna Cassandra, secondo altri una visionaria capace solo di
invettiva, certo il pensiero di questa studiosa che compirà 90 anni l'anno
prossimo, non può certo essere ignorato, anche perché Magli continua ad
approfondirlo.
Con la
passione che si sente dalla voce squillante con cui risponde al telefono, dalla
sua casa romana.
Domanda.
Professoressa, sull'Europa qualcuno si sta ricordando dei suoi appelli accorati
a fermare l'unificazione.
Risposta.
Oggi è difficile. A causa dell'ignoranza tecnica dei politici che, mi creda, è
brutale.
D. In che
senso?
R. C'è
un'indifferenza a qualsiasi fatto che possa far ripensare a quello che hanno
progettato. Sento citare di nuovo Romano Prodi...
D. Come
candidato alla presidenza della Repubblica...
R. Il
responsabile del nostro ingresso nella moneta unica.
D. L'altro
giorno Edward Luttwak, che abbiamo intervistato, ci ha detto: «Prodi dovrebbe
ammettere d'aver sbagliato sull'euro».
R. Ah,
questi se ne infischiano di quello che accade in conseguenza delle loro
decisioni. Non vogliono ripensare a niente. E oggi, con l'euro, siamo tutti più
poveri. Ci arrabattiamo.
D. Lei però,
prima ancora che con la moneta unica, ce l'aveva col concetto stesso di Europa
unita.
R. Certo,
perché era un progetto sbagliato. L'Europa è giunta a essere quella che è per
la storia delle varie nazioni che la compongono, che è storia di civiltà, di
arte, di lingua. C'è un itinerario di identità dei singoli popoli e non si può
sommare l'Italia con la Francia, l'Inghilterra con il Belgio. Ogni popolo la
propria letteratura, la propria arte, la propria lingua. E che facciamo?
Buttiamo Goethe?
D. Non sia
mai...
R. Ah ecco.
Perché Goethe non è europeo, è tedesco! Scrive in tedesco!
D. Qual è il
punto, professoressa?
R. Il punto
è che non esisteva un'idea di Europa. Guardi, ho fatto tante ricerche ma non ho
mai trovato il delinearsi di un popolo europeo. Fin dalle origini. Nemmeno
nell'Impero romano che era lo stesso a Parigi, a Londra, a Francoforte come a
Roma, c'era questa idea. Semmai, appunto, potrebbe essere l'Italia a
rivendicare qualcosa in questo senso. È che siamo governati da gente che ci
disprezza e che è veramente fuori dalla storia.
D. E dunque
unificare è stato un errore...
R. Per
questo motivo non era possibile farlo se non perdendo tutte le ricchezze
europee. Quale lingua parleremo negli Stati uniti d'Europa? Nella testa dei
politici sarà l'inglese, cioè l'americano. E allora perderemo la ricchezza
delle letterature nelle varie lingue del Vecchio continente, da Voltaire a
Cervantes, da Kafka a Pirandello.
D. Una
lingua, un popolo...
R. Si pensa
di poter fare l'unità così. Così come si è pensato di fare lo stesso con la
moneta unica, dimenticando che la moneta è lo strumento di un popolo e non la
si può imporre fuori dall'economia dei singoli Stati. Lo dicevo da antropologa
ma l'hanno detto anche molti economisti.
D.
L'obiezione è che questo processo lo hanno fatto gli Americani, certo con meno
storia sulle spalle...
R. Gli Americani
non avevano storia letteralmente, erano tutti immigrati e gli indigeni sono
stati annientati quasi subito. Annientati con la violenza di chi conquista. E
poi avevano un territorio immenso.
D. Lei ha
spesso detto che quello dell'unificazione è un progetto massonico.
R. Certo, e
ora c'è un libro di un massone, Gioele Magaldi, che lo conferma (Massoni,
società a responsabilità illimitata, Chiarelettere). L'ho letto e riletto.
D. Un libro
paradossale, dicono....
R. A volte.
Ma è anche un'operazione intrigante. La tesi è la seguente: la massoniera ha
vinto, tutti i suoi progetti sono stati realizzati, ora esca allo scoperto e
lavori con trasparenza.
D. Secondo
quel libro tutti sarebbero massoni...
R. Certo fa
dei nomi: Romano Prodi, Enrico Letta, Mario Monti.
D. Che non
hanno neppure sentito il bisogno di replicare, tanto pare paradossale la tesi.
È il solito pensiero che lega le conferenze del Bilderberg alle logge...
R. Lei dice?
Si saranno messi d'accordo per non reagire in alcun modo. Comunque,
prescindendo da questo, noto che Prodi torna in un momento in cui lo si dava
per politicamente finito. E Matteo Renzi è al servizio della Commissione. Le
sue riforme, come ammette Pier Carlo Padoan, sono dettate dai commissari.
D. In che
cosa, queste riforme «europee» sarebbero un male?
R. Le faccio
un esempio, tratto dalla Legge di stabilità: la depenalizzazione di alcuni
reati.
D.
Professoressa, si tratta di sanzionarli in altro modo, ché penalmente aveva
poco senso, se non quello di ingolfare i tribunali...
R. Ma, vede,
il reato di omissione di soccorso in Congo non c'è. La coscienza individuale
sta anche in un codice. Avere valori significa avere un codice. Depenalizzare i
piccoli furti che opprimono le persone (ipotesi che il Guardasigilli nega,
ndr), rubare la borsetta dove ci sono gli affetti più cari sarebbe un limpida
conquista? Se la giustizia è intasata che si aumenti il numero dei magistrati.
Depenalizzare, amnistiare non è una giustificazione delle civiltà ma mancanza
dello Stato. Si vuole l'imbarbarimento degli Italiani, dei Belgi, degli
Inglesi.
D. Perché?
R. Per
avvincinarsi alla sensibilità degli immigrati. Si vuole un'omogeneizzazione
verso il basso, visto che verso l'alto è impossibile. Si vuole avvicinare tutti
a chi è meno civile.
D. Qui si
arriva a un altro pezzo della sua critica all'Europa è il multiculturalismo. E
lei da sempre mette in guardia contro i pericoli dell'immigrazione. Dà la colpa
al Trattato di Schengen
R. C'è un
enorme flusso di immigrazione che prima non c'era. È un fatto.
D. Anche chi
crede alla necessità di una forte regolazione, fa un'obiezione umanitaria: non
si può lasciare che la gente muoia in mare.
R. È io le
obietto che uno Stato non ha l'obbligo di essere umanitario. Deve difendere i
cittadini, il territorio, l'indipendenza.
D. Che cosa
avremmo dovuto fare, come Italiani?
R. Far
vedere qual era il confine e schierare le navi militari: gli scafisti sarebbero
stati dissuasi. E con tutti i soldi risparmiati, fare in Africa, sopratutto nel
Nord, campagna di informazione.
D. Come
fanno gli Australiani, che persino sui loro siti governativi scrivono: «Non
partite»?
R. Certo.
Così non abbiamo avuto compassione per noi stessi e nemmeno per loro. Se
avessimo fatto così sarebbe morta la centesima parte di quelli che sono
annegati. Siamo un po' come le suore missionarie che, nell'Ottocento, curavano
la lebbra in Africa non sapendo niente di quella malattia. E morivano di
lebbra. Non si può essere umanitari senza ragionare.
D. Uno
sguardo pessimista...
R. Sono
convinta che gli Italiani siano all'ultima fase. Perché nessuno li difende.
D. In
politica certi suoi giudizi si trovano nelle posizioni del M5s e della Lega e
qualcosa in Forza Italia.
R. Non mi
interessano molto i partiti quanto le persone.
D. Ecco,
parliamo delle persone...
R. Beh,
Silvio Berlusconi vuol salvare se stesso e s'è messo a praticare le larghe
intese, che sono la fine della democrazia. Ha portato alla fine del suo
partito, benché all'interno di Forza Italia ci fosse chi lo metteva
sull'avviso.
D. Passiamo
a Beppe Grillo...
R.
All'inizio ci contavo e invece...
D. Invece?
R. Invece si
barcamena pure lui: oggi dice una cosa, domani un'altra. Ecco su di lui mi sono
sbagliata...
D. Lei non
fa come i politici, ammette gli errori. E Grillo quali sbagli ha commesso?
R. La
selezioni fatta sul web. Errore clamoroso, mettendo insieme gente che non sa
quello che fa, trapiantati dal nulla si trovano serviti e riveriti, con
stipendi incredibili.
D. E Matteo
Salvini?
R. Forse ha
delle idee, forse. Ma ha anche una presunzione tale che ralizzarle sarà
difficile...
D. Del tipo?
R. Lo
conquista del Sud, l'uscita dall'euro. E poi di Salvini ho avuto la misura
quando si è emsso a nudo...
D. Su Oggi?
R. Una cosa
strumentale e stupida, per adeguarsi alla moda, per catturare la simpatia dei
gay.
Abbiamo trovato chi fare presidente della Repubblica.
RispondiEliminaSignora Magli, "tanto di cappello"
RispondiEliminaBrava, Brava, Brava.