martedì 28 ottobre 2014

Sasso Marconi. C'è ancora voglia di 'Cartiera del Maglio'.




La Cartiera del Maglio
Fra nostalgia e rimpianti è stata presentata  nel ‘Salone delle Decorazioni di Colle Ameno’ di Pontecchio Marconi, la mostra fotografica sulla Cartiera del Maglio di Borgonuovo.
La nostalgia è per la perdita di un vero vanto produttivo, testimone dell’amore bolognese  per il lavoro e di una capacità imprenditoriale tale da ‘sfidare’ il passaggio dei secoli. E anche nostalgia per la mancata costituzione del ‘museo della carta’ ove esibire le attrezzature storiche dello stabilimento che avrebbe dato ricordo dell’ingegno  dell’uomo e base conoscitiva e didattica per le giovani generazioni. Invece tutto è andato perduto.
Giuseppe Iannini
A illustrare la raccolta di immagini e mappe d’epoca sul ciclo di lavorazione della carta all’interno degli stabilimenti sono stati i protagonisti dell’epoca in cui la Cartiera era  attiva, il medico del lavoro Giuseppe Iannini, che ha raccontato la sua esperienza nella ricerca di assicurare alle maestranze ambienti di lavoro sempre più salubri e il tecnico cartario Giorgio Maccaferri che ha raccontato con un’ ampia  documentazione fotografica i cicli di lavorazione per ottenere carta finissima, come quella per sigarette o quella per la carta carbone. Con un episodio singolare ha poi dato testimonianza di quanto era apprezzata la carta della Cartiera del Maglio nel
Giorgio Maccaferri
mondo. “Quando Carducci  vinse il premio Nobel”,  ha raccontato Maccaferri, “Zanichelli contattò il poeta per chiedere di pubblicare in esclusiva  le sue opere, divenute, dopo il premio, una pubblicazione  commercialmente molto interessante. Carducci acconsentì a condizione che le pubblicazioni fossero fatte su carta fine e pregiata, come quella di un libro inglese che il poeta consegnò a Zanichelli perché avesse il campione. Questi partì subito per Londra alla ricerca della ‘fenice cartaria’ non volendo assolutamente perdere il favore di Carducci. Giunto nella capitale dell’impero britannico, si fece accompagnare nella tipografia che aveva stampato il libro campione e si sentì dire ‘la carta viene da Praduro e Sasso’  (così si chiamava allora Sasso Marconi). Alla grande sorpresa di avere una tanto bella produzione alle porte di casa, si aggiunse l’ancor più grande dispiacere di avere fatto un viaggio inutile,  lungo e soprattutto costoso poichè la ‘parsimonia’ di Zanichelli a Bologna era proverbiale”. 


Gianni Pellegrini
Gli effetti dell'abbandonoia

Interessante l’intervento dell’ex sindaco di Sasso Marconi Gianni Pellegrini, alla guida dell’amministrazione comunale negli anni ’80 quando ‘squillò’ il primo campanello d’allarme che annunciava la crisi della storica cartiera. Allora, ha raccontato Pellegrini, si mobilitarono in modo unisono amministratori e sindacalisti che attivarono i rappresentanti politici. Grazie alla entrata in campo di due parlamentari, uno del PCI e uno della DC, fu assicurata una commessa importante alla cartiera e ciò permise all’impresa di rimanere in vita altri due
Un gruppo di operatori
anni, il tempo necessario perché si presentasse un nuovo acquirente, il dottor Barezzi originario di Fabriano, che  con capacità e soprattutto con grande entusiasmo ridiede respiro e mercato all’impresa, anche se i lavoratori avevano subito una sensibile riduzione di numero. Fu sua l’idea del museo da realizzarsi con i macchinari storici e ormai superati della Cartiera. La sua morte improvvisa e inattesa soffocò il progetto.  E la sensibilità degli amministratori succeduti a quelli che avevano fatto capo a Pellegrini non era tanto forte riguardo a questo progetto.  Dopo Barezzi  il lento declino fino al punto che l’impresa, al termine dei secondo millennio,  denunciava un debito tale da indurre le banche a non concedere altri  crediti. Ne conseguì la chiusura definitiva, purtroppo nella indifferenza prossochè generale.



La Cartiera del Maglio era stata una presenza produttiva che,  come hanno spiegato  Alessia Scenna e Luigi Ropa Esposti (nella foto) nella presentazione dell’incontro, era nata sul sito che ospitava un’antica rameria presente già alla fine del ‘700, preceduta da un laboratorio per la lavorazione del ferro tramite un grande maglio azionato dalla forza generosa dell’acqua del Reno, che diede il nome al luogo produttivo ‘Del Maglio’. La rameria si fece poi ‘da parte’ perché il luogo accogliesse appunto la lavorazione della carta. Lavorazione che si trasferì al Maglio dal vicino Palazzo Rossi, sede di un mulino e di lavorazioni che richiedevano la forza motrice dell’acqua già nel ‘400. Parlare quindi di polo produttivo ‘storico’ non è certamente un azzardo.

La conferenza e la mostra fotografica sono state  promosse dal Gruppo di Studi “Progetto 10 Righe” e dalla Biblioteca comunale  di Sasso Marconi in occasione  della Festa Internazionale della Storia.








Le foto degli impianti storici, purtroppo perduti.

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