domenica 3 novembre 2013

MANIFESTAZIONE PACIFISTA DEL 23 OTTOBRE A BUDAPEST : “ORA POSSIAMO FINIRE CIÓ CHE ABBIAMO INIZIATO NEL 1956”



Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Kovacs Andras al popolo italiano.
  
Come sempre vi invio delle notizie nuove sull’Ungheria e nello specifico  riguardo alla giornata del 23 ottobre a Budapest.
Purtroppo come quasi sempre i  media italiani di sinistra hanno trasmesso la notizia riguardante la
manifestazione parallela del partito di sinistra ungherese scrivendo un articolo ma della vera manifestazione commemorativa riguardante la giornata del 1956 é stato scritto solo un piccolo trafiletto. Quello che piú mi dispiace e'  che anche i grossi media di destra hanno dedicato alla notizia  solo  due righe.
57 anni fa il 23 ottobre 1956 la  popolazione ungherese non ha più tollerato la pressione della dittatura
comunista e hanno provato a combattere, senza possibilità di successo,  la grande dittatura. In
mezzo ai comunisti c’era una grande persona di nome Nagy Imre ; in questo  periodo in Ungheria esisteva solo un partito politico,  il comunismo. Lui nel  1956 é diventato capo del governo ma questa persona ha voluto „partire” in un’altra direzione rispetto a quella esistente,ha voluto rompere e dividere la
dittatura sovietica ma purtroppo allora non ci é riuscito. I sovietici russi assieme ai comunisti ungheresi hanno brutalmente fermato e schiacciato la  popolazione ungherese sparando alla folla presente che manifestava il proprio  pensiero, folla composta da bambini, giovani, anziani. Senza pietà i militari
armati di armi e carri armati hanno schiacciato e ucciso tantissime persone. Nagy  Imre e le persone politiche del suo pensiero vicine a lui sono state uccise e buttate letteralmente in una fossa comune con il viso rivolto verso il basso, verso il fondo della fossa. Gli anni successivi al 1956 un gruppo speciale ha
cercato tutti quelli che avevano preso parte alla rappresaglia e quelli che  trovavano venivano portati o in prigione o portati in esilio oppure uccisi.
Come ogni anno il 23 ottobre ricordiamo gli eroi dell’anno 1956 e quest’anno  la commemorazione si é svolta a Budapest nella piazza degli eroi e li il capo  del governo Orbán Viktor ha tenuto un discorso dove ricordava la data del 1956  e univa un discorso riguardante la manifestazione dove centinaia di migliaia di
persone erano presenti. Chi non ha partecipato dal vivo alla manifestazione non  puó capire quanti eravamo ,questa grande folla pacificamente si è svolta per  molti chilometri fino ad arrivare alla piazza degli eroi,ogni persona parlava tranquillamente con l’altra, alcuni cantavano, altri sventolavano la bandiera
ungherese e anche bandiere di altre nazionalitá, gente dal giovane all’anziano  ai bambini e persone diversamente abili e tutti assieme abbiamo seguito il  discorso del capo del governo Orbán Viktor. Il discorso in sé svolto iniziando  dal ricordo di quello che si é svolto nel 1956 arrivando ai giorni nostri sulla
situazione attuale che esiste,semplicemente ha spiegato con parole semplici e  comprensibili a tutti quello che esiste e quello che dobbiamo fare se vogliamo  ''restare liberi e non tornare indietro”. Una parte importante del discorso  diceva: ''Adesso finiamo quello che nel 1956 gli eroi hanno iniziato,non esiste una
strada centrale o ci liberiamo oppure non saremo liberi.''
Penso che questa frase faccia riflettere molte persone e non solo gli  ungheresi ma anche i cittadini di altre nazionalitá. É stato bello vedere e  sentire che questa folla immensa pensa tutta allo stesso modo, che
tutti  assieme siamo vicini e appoggiamo il nostro capo del governo Orbán Viktor.
Questa manifestazione pacifista é la dimostrazione di come ci sia vicinanza  della popolazione verso il suo governo, non é la prima volta che è accaduto, ma  anche in passato si é svolta, e nel prossimo futuro ci sará se sará necessario.
Grazie per aver letto il mio articolo,vi auguro che anche voi possiate avere un  futuro piú sereno rispetto a questa situazione che vivete oggi. Noi abbiamo la  fortuna di avere un Capo del governo forte e coraggioso e questo da la forza e  il coraggio alla popolazione. Anche voi potreste provare a fare come noi ,l’ unione fa la forza. Concludo la mia testimonianza di persona semplice che ha  partecipato alla giornata del 23 ottobre come Orbán Viktor ha concluso il suo  discorso.
-Forza Ungheria,Forza ungheresi-
Contatto:bundi01@vipmail.hu
Kovacs Andras

Testimonianze:
--Mi chiamo Manuela ed abito da ormai dieci anni in Ungheria in un piccolo  paese vicino al meraviglioso lago Balaton.La prima volta che sono venuta in  Ungheria é stato per le vacanze estive nel lontano 1992 e da allora ogni anno  ho sempre passato le ferie estive ed invernali in una piccola casetta vicino al  lago Balaton. La mia famiglia é composta da mio marito che é ungherese ed i miei  tre figli maschi,loro sono nati tutti qui ed io sono completamente integrata in  questo stato che per me é „casa mia”. Ricordo con piacere la mia infanzia e la  mia adolescenza in Italia sono e resteró sempre come temperamento e con una  parte di mentalitá italiana (dico una parte perché ho adottato anche la  mentalitá ungherese che apprezzo e rispetto)ma visto che la nostra famiglia é  mista ci tengo che anche le tradizioni, le idee,la cucina,la lingua e
quanto  altro restino una fusione tra i due stati. I miei figli parlano correttamente  tutte e due le lingue, conoscono entrambe le tradizioni ed assieme torniamo in  Italia per brevi periodi, sono sempre molto entusiasti quando partiamo per l’ Italia. Noi nel nostro piccolo siamo un ponte tra le due nazioni perché
attraverso i nostri racconti,le nostre esperienze tanti amici italiani sono  venuti piú volte in Ungheria e sempre sono restati e restano entusiasti del  posto stupendo dove abitiamo,del silenzio, della tranquillitá, della cordialitá della  gente e dell’ottima cucina. Nel poco tempo che mi rimane libero seguo per quello
che posso il telegiornale italiano e quello ungherese,seguo nel mio piccolo la  politica ungherese ed ho visto e sentito di persona nei molti anni che vivo  qui, molti cambiamenti negativi e positivi qui in Ungheria. Una delle tante cose  che mi ha affascinato di questa nazione é la solidarietá, la vicinanza, l’ appoggio che esiste tra le persone. Il rispetto tra giovane ed anziano,l’uso di  salutarsi ogni volta che ci si incontra, il rispetto per la natura,l’ambiente.
Quest’anno ho avuto la possibilitá di recarmi a Budapest per la manifestazione  pacifista del 23 ottobre a ricordo per non dimenticare quello che è accaduto a  Budapest nel 1956. Siamo partiti con il pullman dalla cittá vicino a dove abito  e siamo arrivati a Budapest, lí una volta scesi siamo diventati parte integrante
letteralmente di ”un mare di gente” di tutti i tipi,giovani,anziani,famiglie  con bambini,persone con cani a passeggio. Persone che tranquillamente camminavano vicina una all’altra, parlavano, osservavano  il paesaggio, tanti portavano orgogliosi la loro  bandiera come tante altre bandiere straniere venivano sventolate da altri,tanti  striscioni per Orbán Viktor e tanti cartelli con la cittá di provenienza dei  gruppi. Tutti tranquilli camminavamo per il percorso stabilito con la meta di  arrivare fino in piazza degli eroi dove il Capo del governo Orbán Viktor avrebbe  tenuto un discorso. Tutti uniti e felici di stare assieme,di dimostrare in modo  concreto che gli ungheresi sono uniti al loro capo del governo,sono coraggiosi
e concreti nel loro pensiero di libertá, di migliorare, di non tornare indietro  ma di guardare sempre avanti e di cooperare perché questa libertà resti. Una  volta arrivati alla meta ho potuto seguire il discorso di Orbán Viktor  naturalmente anticipato dall’inno nazionale che é meraviglioso da sentire ma  ancora di piú lo é stato quando tutti in coro le centinaia di migliaia di  persone presenti hanno cantato l’inno. Ho avuto la pelle d’oca e penso che  questo la dica lunga sulla vicinanza tra popolo e Capo del governo. Il discorso  di Orbán é stato molto interessante e riguardava due punti, il primo sulla  commemorazione del 1956, sull’accaduto e sul fatto che non si deve e non si puó  dimenticare,  il secondo riguardava i cambiamenti positivi per tutti che ha  portato in Ungheria, (aiuti per le famiglie, le imprese, l’aiuto per ripagare i
prestiti in valuta, i pensionati,l’aver ripagato il debito dello stato) e tanti  altri cambiamenti che hanno indispettito parecchio la politica europea e  internazionale. Orbán ha dovuto lottare per le sue idee, é coraggioso e non si  tira indietro ma „combatte”per le proprie idee,per i propri cittadini e per il  suo stato. Ma la sua grande forza é data dalla sicurezza concreta che la  popolazione gli é vicina e lo sostiene. L’esempio visivo e non solo è proprio  stato dato dalle centinaia di migliaia di persone che erano presenti
alla  manifestazione,persone che continuamente applaudivano e condividevano le parole  di Orbán. Lui stesso nel discorso dice che non si deve avere paura che tutti  assieme dobbiamo essere uniti,forti e coraggiosi che in questo modo si puó  migliorare e non si deve tornare indietro. L’unione fa la forza quella
grande  forza che Orbán Viktor ha come la popolazione ha. Il discorso di Orbán è stato  diretto senza mezzi termini,preciso e semplice al tempo stesso. Tutti hanno  capito ed anche io mi sono ritrovata in quello che ha detto. Anche io in prima  persona ha potuto constatare tutti i cambiamenti che ha portato e che aiutano
concretamente le persone,le famiglie. É stata una giornata molto bella e molto  interessante constatare di persona e toccare con mano la fiducia e l’appoggio  che esiste tra popolo e Governo. Orbán Viktor ha chiuso  il discorso dicendo:-Forza  Ungheria,Forza ungheresi-  e credo che in queste due parole ci sia detto tutto.
Tranquillamente il corteo e si é disciolto e tutti sono tornati ai loro pullman  alle loro auto alle loro abitazioni. Noi siamo tornati al nostro pullman e il  nostro viaggio di ritorno verso casa é stato accompagnato da canti e felicitá.
Una semplice testimonianza da parte di una persona semplice.

---Mi chiamo Valerio Vitaliano, 28 anni, dall'anno 2000 assieme alla mia  famiglia abbiamo una casa in un piccolo villaggio a nord del lago Balaton e  frequentemente mi trovo in Ungheria sia per trascorre qualche giorno di relax  che per motivi di lavoro.
Ho molto a cuore la situazione ungherese, forse per l'affetto che nutro per  questa nazione dopo tutti questi anni. In un momento di crisi globale dove i  popoli sono costretti a fare sacrifici per pagare dei debiti sovrani, come in  Italia, dove giorno dopo giorno vi è un continuo impoverirsi del popolo,  l'aumentare delle tasse e la sfiducia di una ripresa da parte degli italiani,  noto che l'Ungheria va controcorrente. Sta adottando,  a mio modesto parere, una  politica differente, riacquistando la propria sovranità, incentivando
la  produzione interna, tassando i profitti di banche e Multinazionali senza  opprimere il popolo e a quanto pare questa strategia sembra avergli dato  ragione. E, come se non bastasse, cosa che ha dell'incredibile, ha
quasi  statalizzato la banca centrale e chiesto la chiusura dell’ufficio del Fmi  presso Budapest restituendo i soldi prestati un anno prima della scadenza. Il  governo ungherese ha assunto la sovranità sulla sua moneta e adesso emette  moneta senza debito. Ho notato ultimamente moltissimi lavori pubblici, metodo a  mio avviso favorevole per rilanciare l'economia se lo stato possiede liquidità.
Non credo che per il popolo possa essere cambiato molto per il momento, molte  famiglie vedo che stentano ancora ad arrivare a fine mese, anche se sono  diminuite le bollette energetiche. Le casse dello stato da una quasi bancarotta  del 2010 sembrano aver acquistato stabilità senza aver colpito il popolo, e da  una totale sfiducia sembra che la popolazione abbia riacquistato fiducia. Non è  che dovremo prendere esempio anche noi da questa Nazione che ha osato alzare il  capo e ribellarsi ai poteri forti internazionali?




--Si chiama Antonio.Non sono ungherese e quindi non sono in grado di dare le  mie impressioni sulla politica interna, ma su quella estera sì, è senz'altro  positiva. Il fatto di non entrare nell'Europa dei banchieri usurai e quindi  nell'Euro, è importantissimo. Noi italiani stiamo diventando poveri perchè  l'euro ci ha rovinati. Chiaramente è una manovra per sottomettere il continente,  renderci quindi poveri e pieni d'immigrazione per rompere la struttura etnica- religiosa e sociale di tutti gli stati. Inoltre il fatto di aver
mandato via  gli usurai della banca mondiale, è stato veramente grande. In Italia, i  benpensanti, ovvero coloro che non sono di sinistra o i venduti al capitalismo  d'oltre oceano e degli speculatori di origine ben nota ammirano tutti il vostro  leader.

Discorso di Orban Viktor!!!
-Il discorso celebrativo di Orbán Viktor il 23 ottobre 2013, in Piazza degli  Eroi
Buon giorno a tutti, gentile pubblico, Signore e Signori!
Do' il sincero benvenuto ai cittadini dell’Ungheria il giorno della nostra  festa nazionale. Saluto gli ungheresi che vivono oltre i confini della patria e  saluto tutti i cittadini europei e del mondo amanti della libertà per
cui il  1956 è talmente glorioso come per noi ungheresi Saluto i rappresentanti degli  stati stranieri, i nostri ospiti e gli ambasciatori. Il 23 ottobre tutto il  mondo libero si toglie il cappello e china la testa davanti
all’Ungheria e agli  ungheresi. E’ giusto e corretto che il mondo libero pensi ai combattenti della  libertà del ’56 come propri eroi. A quegli uomini e donne ungheresi, alle  ragazze e ragazzi di Pest che hanno iniziato una lotta libera contro gli  invasori e contro il sistema comunista che questi hanno portato con se,
che all’ epoca terrorizzava tutto il mondo libero. I combattenti per la libertà  ungheresi hanno rivelato a tutto il mondo che il comunismo è irreparabile. Non  è aggiustabile perché non considera l’individuo, la sua libertà, e non si  spaventa di usare qualunque tipo di violenza contro la libertà. Non nega solo  Dio, ma anche la sua creazione, l’uomo dalla volontà libera e se si apre l’occasione lo schiavizza e lo annienta. Le forze dell’apocalisse caduta sul  mondo dopo il socialismo nazionale adesso sono arrivate anche nell’immagine del  socialismo internazionale in Ungheria, perché dopo 3 anni faticosi inglobino e
distruggano l’indipendenza e libertà insieme ai loro difensori nel mondo  ungherese.
Nell’autunno del 1956 all’improvviso è arrivata la primavera. Un decennio si è  addensato in un'unica giornata solare. Dopo le umiliazioni e le sofferenze  durate per decenni la voglia di libertà e l’entusiasmo hanno spinto via le  forze strangolanti, si sono irradiate verso il cielo per buttare giù le stelle  rosse. Le stelle cadenti, le statue buttate giù nella polvere, la macchina  abbattuta della tirannia comunista hanno fatto tremare la terra e questa si è  scossa sotto i piedi di tutto l’impero sovietico. Ci sono momenti nella
vita di  una nazione quando non si può più sopportare. In Ungheria nel ’56 non si poteva  sopportare più, perché non c’era niente da aspettare. Tutti lo sapevano, o chi  non lo sapeva, lo sentiva: basta. Se continua il mondo sovietico, non resta  nulla della vita ungherese, di ciò che è nostro. Niente di grandioso ed
esaltante che noi abbiamo costruito in noi stessi in mille anni, ciò che rende  la nostra vita di più e di più importante del semplice lotta per la  sopravvivenza. Bisognava fare qualcosa. Sursum corda. Abbiamo quindi alzato i  nostri cuori e ci siamo ribellati. Abbiamo afferrato delle armi e abbiamo  iniziato una lotta per la libertà come un popolo orgoglioso, destinato a  qualcosa di grandioso e magnifico anche nei suoi stracci. Nella ossa e nelle  viscere sentivamo che c’è in palio il destino della patria. Per questo
non  contava la superiorità numerica. Non si poteva più valutare e decidere.
Dovevamo accettare una cosa sovrumana. Ogni altra cosa avrebbe condotto all’ estinzione del popolo, all’arresa lenta, alla distruzione sicura. Ci eravamo  già immersi e induriti nella grande massa sovietica, grigia, rude e rozza.
Faceva ombra la minaccia della fine della nostra esistenza culturale e  nazionale. Questa era la verità, questo era il futuro che ci aspettava, questa  era la realtà. Dovevamo afferrare delle armi e metterci in lotta contro l’ Unione Sovietica gigante e paurosa. Contro la superiorità numerica  immisurabile. E gli ungheresi di allora l’hanno fatto. Hanno fatto ciò che  esigeva la patria. Gloria agli eroi!


Gentili festeggianti!

Le persone che quell’autunno hanno sfidato l’enorme esercito sovietico  sapevano bene di mettere in rischio la propria vita. Ma ogni persona spera,  perché ognuno di noi vorrebbe vivere nella libertà che morire per essa.
Anche  loro speravano, se resistono, il mondo non resta con le mani in mano e si  muovono anche all’Ovest secondo le loro promesse: vengono. Speravano, come  sperano i combattenti non solo di vincere la guerra ma di sopravvivere e di  vivere la giornata della vittoria. Ma chi afferra un’arma considera anche la  morte. Sa di poterla incontrare in qualunque momento per strada. Ma sa anche se  non sopravvive, il suo atto avrà qualche utilità. Sa che anche la morte di una  persona può avere un senso di livello superiore.


Cari amici!

Che forza doveva far battere il cuore di quelli che hanno maturate la  decisione; accettando il rischio di morte ma si fa avanti per la patria, per l’indipendenza e per la libertà. Erano belli, temerari e così giovani e
nonostante ciò hanno dato la loro vita per la nostra libertà. Quei numerosi  giovani che sono stati ammazzati, imprigionati o costretti a scappare, sono  morti per noi e forse al posto nostro, al posto nostro sono finiti in prigione,  al posto nostro hanno dovuto emigrare. Al posto nostro, noi che siamo più  fortunati perché siamo nati più tardi. Hanno rinunciato al mondo per il mondo,  alle persone per le persone, alla vita per la vita. Tremilacinquecento  combattenti morti, ventimila compatrioti che sono rimasti feriti, ventimila
imprigionati, tredicimila internati, 228 giustiziati ed i morti delle fucilate.
Sappiamo che la gelida realtà del comunismo distrugge la dignità umana. Lascia  dietro di se il vuoto, la vitalità diminuita, la dedizione e la meschinità.
Mentre noi qua in Ungheria possiamo ringraziare i nostri eroi per il fatto che nel periodo più buio della storia ungherese, durante l’occupazione sovietica  abbiamo potuto conservare il nostro portamento, potevamo alzare la testa perché  anche se di nascosto ma avevamo per cui essere orgogliosi. Hanno vinto
anche se  sono morti. Hanno vinto perché ci hanno lasciato, a noi, ai nostri discendenti  ed a ogni bambino ungherese che nascerà la gloria della presa di posizione, del  coraggio, dell’eroismo e della grandezza anziché il buio squallido della  dittatura e della debolezza umana. Gloria victis!

Gentile pubblico festeggiante!
Noi ungheresi nel XX. secolo ci siamo tolti di dosso tre volte la tirannia  comunista. Ci siamo tolti di dosso la Repubblica Sovietica Ungherese nel 1919,  abbiamo tagliato la cintura dei prigionieri nel 1956 ed infine nel 1990 abbiamo  fatto cadere anche il potere del gulasch comunista. L’inattesa e particolare protuberanza solare della storia europea è che il comunismo e l’Unione  Sovietica non sono stati abbattuti dal mondo libero e neanche il superpotere in  opposizione, ma quelle nazioni desiderosi di libertà e di indipendenza
che dopo  i gravi decenni hanno preso in mano il loro destino. Hanno fatto finire il  grigiore del socialismo squallido di piombo e senza futuro quegli ungheresi che  dopo il 1956 sono rimasti qua. Quelli che pensavano che non poteva mica  scappare tutto il paese. Li aspettava un destino duro e nonostante ciò
non  hanno attraversato i confini, sono rimasti. Per i figli che erano ancora troppo  piccoli, per la nonna che era troppo anziana, per l’Ungheria che era troppo  orfana e senza di loro sarebbe diventata orfana completamente. Sono rimasti e  ce l’hanno fatta. Hanno subito le rappresaglie, le umiliazioni, la
posposizione  ingiusta, i confini chiusi ed il cielo chiuso con le impalcature. Hanno tirato  avanti nei successivi 34 anni, ci hanno partoriti, ci hanno protetti e ci hanno  fatti crescere. E quando è arrivato il momento, perché ogni cosa ha il suo  tempo destinato, con noi, uniti i loro figli e nipoti, tutti insieme in
un anno  abbiamo distrutto il potere dei comunisti. In un unico anno visionario abbiamo  soppresso, forato e fondato alle prime elezioni i comunisti. Noi tutti insieme!

Gentili festeggianti!
Il colpo finale l’abbiamo inflitto qua in questa piazza su di loro. Sì,  abbiamo unito in questa piazza la verità delle vittime della rivoluzione del  1956 con la nostra forza vitale e con la nostra risolutezza. Abbiamo
seppellito  di nuovo i corpi avvolti in carta catramata dei nostri eroi e con quel gesto  abbiamo messo anche l’ultimo chiodo nella bara del comunismo in cui il primo  chiodo è stato messo dagli eroi del ‘56. La forza delle vite ammazzate nel ’56  lavorava nelle nostre cellule e la verità schiacciata nel ’56 faceva pressione
nei nostri petti. Non c’era potere che potesse fermarci. Qua abbiamo  pronunciato che i soldati sovietici dovevano lasciare l’Ungheria. Qua abbiamo  pronunciato che il partito statale doveva sottoporsi alle elezioni libere. Qua  abbiamo alzato la bandiera bucata, la ferita che era stata inflitta dall’invasione straniera e dalla tirannia nel cuore della nazione. Qua ha unito la  vita della folla dalle mille facce in un’unica volontà del cambiamento del  regime la memoria dei combattenti del ’56.
Victor Hugo disse: l’Ungheria è la nazione degli eroi. L’eroe ungherese è una  specie particolare. Da noi l’eroe non è chi combatte gli altri ma chi combatte  il destino. Potremmo festeggiare la battaglia di Bratislava quando contro le  forze schiaccianti dell’Ovest abbiamo finalizzato la conquista della nostra
patria. Oppure l’assedio di Belgrado, oppure quando “Anche Vienna subì onta Da sire Mattia”.
Noi invece festeggiamo il 15 marzo ed il 23 ottobre. Queste volte non abbiamo  vinto le nostre lotte per la libertà ma abbiamo dimostrato che si può  riscrivere il libro della sorte. Nel libro della sorte c’era scritto
che non c’era niente da fare contro gli Asburgo e contro l’impero sovietico. Se le  persone di allora si fossero rassegnate, si sarebbe adempito il nostro destino  e saremmo stati inglobati. Noi ungheresi invece non crediamo che ci sia un  destino che ci raggiunga qualunque cosa noi facciamo. Ma sappiamo che c’è
destino che ci raggiunge se non facciamo niente. Noi crediamo che il libro  della sorte lo dobbiamo scrivere noi stessi con la nostra fede, con il nostro  coraggio, con il nostro amore, con la forza della nostra unione, e se capita  anche con il nostro sangue. L’eroe ungherese non si preoccupa per la sorte, ma  agisce.


Gentil pubblico!
E’ bello che ci siamo radunati così numerosi per commemorare il ricordo degli  eroi del ’56. Lo sapete anche voi e anch’io che non sono solo il rispetto e la  memoria che ci hanno uniti oggi. Siamo venuti qua anche per sapere cosa ci sarà  di noi. Cosa dobbiamo fare perché sia ciò che vogliamo noi? Prima di tutto  dobbiamo vedere chiaro. Diciamo chiaramente con sicurezza ciò che vediamo e ciò  che sappiamo. Prima di tutto sappiamo che la libertà ungherese non aveva solo  eroi, ma anche traditori. Sappiamo che tutte le nostre rivoluzioni sono state  abbattute dall’estero. Sappiamo anche che sono sempre esistite delle persone
che aiutavano il nemico esterno. Capi moscoviti, miliziani, baroni rossi – o  ciò che andava di moda all’epoca.
Sappiamo anche che nel 2006, dopo 16 anni di democrazia questo giorno ci  cacciavano con i fucili nelle vie di Pest. Hanno comandato ai poliziotti a  cavallo di picchiare con le spade i celebranti pacifici. Sappiamo anche che  tutto ciò poteva accadere perché avevano il potere governativo quelli che senza  scrupoli potevano usare gli organismi statali armati contro il proprio popolo.
Ben sappiamo, non dobbiamo averne dubbi che anche oggi farebbero sparare nella  folla –nella migliore delle ipotesi con proiettili di gomma- e comanderebbero  anche gli organismi statali armati contro di noi. Anche oggi lo farebbero se  potessero farlo, non lo fanno solamente perché la maggior parte degli
ungheresi  alle ultime elezioni li ha messi da parte. Ben sappiamo anche gli ex comunisti  hanno dato l’Ungheria e gli ungheresi nelle mani degli speculatori e dell’ industria finanziaria internazionale. Sappiamo che erano e saranno sempre  pronti a consegnare Ungheria di nuovo agli invasori. Ci ricordiamo bene
anche  quando eravamo qua nel 1989 tutti entusiasti e pensavamo che fosse sufficiente  per la libertà che i sovietici se ne andassero e fossero sufficienti le  elezioni. All’epoca non sapevamo che la somma dei diritti di libertà non fosse  uguale alla libertà. All’epoca non sapevamo che i personaggi del passato  stessero organizzando e si stessero preparando per il salvataggio del loro  potere. Come nel 1956 pareva già che ce l’avessimo fatta, che saremmo stati  liberi, loro stavano già organizzando il rientro dei sovietici e le
ritorsioni.
Anche nel periodo del cambiamento del regime si stavano organizzando in  silenzio con le forze estranee per passare a queste ultime le risorse ed i  valori del paese. Il cappotto trapuntato militare è stato cambiato con la  giacca, mentre il tovaris (compagno) si è mutato in Tavares. Quelli che hanno  indebitato fino in fondo il paese sono tornati in silenzio ed hanno tolto a noi  ungheresi la possibilità di decidere della nostra vita. Non della politica, non  dei partiti politici, ma proprio della nostra vita. In che modo costruiamo l’economia, come rendiamo solido il pavimento sotto il piede delle famiglie, come  e di che cosa vivremo e che possibilità diamo ai nostri figli.

Gentile pubblico!
Il senso della libertà non è solo che i sovietici non sono qua e non siamo i  prigionieri del Consiglio di mutua assistenza economica. Il senso della libertà  non è solo liberare e riprendere il paese. La libertà non finisce qua, ma  inizia qua. Il senso della libertà, come ha anche insegnato Attila József, è  che possiamo liberare e liberiamo la nostra vita. Siamo noi a sistemarla, a  deciderne in modo autonomo, senza che gli altri dicano qualcosa, sotto la  nostra responsabilità. Sappiamo anche che dal 2010 sono capitate cose grandiose
in Ungheria, inclusa la collaborazione senza precedenti delle ultime elezioni.
Abbiamo preso decisioni senza chiedere permessi o consenso, anzi le abbiamo  prese contro il parere del mezzo mondo. In questo modo abbiamo avuto una  propria Costituzione che si basa sulle fondamenta della cultura cristiana  ungherese ed europea. Così siamo diventati nazione mondiale con la riunione  della nazione oltre ai confini, dove tutti gli ungheresi insieme decidono del  proprio futuro. Abbiamo deciso di non vivere più come prigioniere del Fondo  Monetario Internazionale, dal carico comune devono sopportare di più le banche  e le imprese internazionali. Abbiamo deciso di costruire la nostra vita sul
lavoro al posto dei sussidi e di tagliare le spese opprimenti delle famiglie.
Abbiamo iniziato una politica economica nazionale per industrializzare di nuovo  il paese e per tenere definitivamente i terreni ungheresi in mano ungherese.
Abbiamo deciso di rendere giovane la capitale della nostra nazione perché  possiamo esserne orgogliosi e perché tutto il mondo possa venire ad ammirarla.
Abbiamo preso decisioni per l’interesse degli ungheresi nel nome della libertà  ungherese. Abbiamo accettato conflitti e dibattiti e li abbiamo vinti uno dopo  l’altro. Ci stiamo avvicinando alla reale liberazione, alla nostra libertà  quotidiana.

Egregi Signore e Signori.

Adesso che vediamo la situazione in maniera chiara e adesso che abbiamo detto  chiaramente ciò che sappiamo, dobbiamo quindi dire chiaramente ciò che  vogliamo. Vogliamo che tutto ciò non possa essere tolto un’altra volta dagli  ungheresi. Siamo qua per far vedere che non lasciamo che tolgano un’altra volta
le pensioni, lo stipendio e la maternità. Vogliamo che non possano spingere di  nuovo in debiti le nostre famiglie, le nostre città ed il nostro Stato.
Vogliamo che non possano rovinare un’altra volta insieme l’Ungheria, che non la  consegnino agli speculatori ed ai burocrati.

Egregi Signore e Signori.

Non nascondiamo la testa sotto la sabbia. Vediamo che di nuovo si stanno  organizzando, falsificando ed alleando con sconosciuti. Vediamo che di nuovo  stanno cospargendo i semi dell’odio, del conflitto e della violenza.
Non  esistono casi. La marcia della pace non si chiama così per caso. Perché noi  tutti vogliamo una vita tranquilla, pacifica e serena. La pace tuttavia non è  uguale alla stupidità, al non fare nulla. Perché non esiste e non è mai  esistita pace senza la verità. E per la verità bisogna agire. Per questo ha  fatto bene la marce della pace a restringere il tentativo di colonizzazione.
 Vi  ringrazio!

Gentili cittadini!

Infine dobbiamo dire chiaramente cosa faremo adesso. Prima di tutto non  staremo senza agire, faremo scoprire tutte le bugie, falsificazione e le  centinaia di nuovi trucchi. La lotta sarà seria perché a noi la libertà
viene  sempre misurata cara. Dovete sapere che non è sufficiente governare in maniera  corretta, non è sufficiente liberarci dalla morsa degli usurai, non è sufficiente  mettere in ordine l’economia e non è sufficiente la lunga lista dei risultati e  neanche i sondaggi positivi. Altrove magari sarebbe sufficiente, ma noi siamo  ungheresi e quindi per noi tutto ciò non e' sufficiente. Conosciamo bene la nostra razza, vogliamo noi vedere quel governo di cui siamo contenti.
Per  questo non potete credere che il vostro governo senza di voi e al posto vostro vince la battaglia. Non potete lasciare semplicemente il lavoro al governo o ai  partiti. Se vogliamo difendere la nostra costituzione, i nostri posti di  lavoro, la nostra pensione, il nostro stipendio e la diminuzione delle spese,
cioè se volete difendere la libertà della vostra vita quotidiana dovete  partecipare personalmente nella lotta. Ognuno di noi deve svolgere il lavoro al  proprio posto e nel proprio campo. Organizzatevi, iscrivetevi e aderite. Non  abbiamo motivo di avere fretta, ma dobbiamo far partire il nostro macchinario
in modo piano e sicuro e dobbiamo distribuire in ordine militare le nostre  truppe proprio come l’abbiamo fatto nel 2010. Preparatevi! Ora possiamo finire  ciò che abbiamo iniziato nel 1956. Abbiamo bisogno di tutti voi. Dall’insegnante, dal medico, dal negoziante, dall’operaio, dall’autista, dal  professore universitario, dal macellaio e dal fioraio, dai giovani e dagli  anziani. Avremo bisogno di tutti voi. Ora la cosa principale è
iniziare,  partire. Che sappiate come anche nel ’56 sapevate: non c’è una via di mezzo. O  ci liberiamo o non saremo liberi. La libertà non è destino, ma è questione di  scelta e chi non sceglie la libertà con la propria forza, avrà come fine la  schiavitù.

Viva Ungheria, viva gli ungheresi!

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