lunedì 7 novembre 2011

Una speranza per la Kemet italiana.


Un po’ di luce all’orizzonte per gli operai e gli impiegati della Kemet di Sasso Marconi, Vergato e Monghidoro. L’incontro di oggi del tavolo di crisi in Regione ha visto per la prima volta l’azienda presentare un documento ufficiale che, anche se non rappresenta un vero piano industriale, è comunque l’indicazione che il gruppo statunitense è intenzionato a trovare un accordo su cui proseguire il ‘cammino italiano’ della multinazionale. La direzione ha confermato di voler avviare entro l’anno i lavori per il nuovo stabilimento di Borgonuovo a Sasso Marconi anche se l’attuale momento politico italiano, con l’incertezza amministrativa che evidenzia, crea diverse perplessità. Ha presentato un ipotesi di riduzione del personale da attuarsi nel tempo con l’utilizzo anche degli ammortizzatori sociali. Si propone di trasferire alcune lavorazioni e di cessare l’attività a Monghidoro.

Da parte sindacale è venuta la conferma di non voler assolutamente transigere, sul piano occupazionale, sugli accordi del 2008 che prevedeva per la Kemet un organico di 695 unità lavorative. Se l’azienda è intenzionata a trasferire alcune linee di produzione, queste dovranno essere compensate con l’avvio a Sasso Marconi di ‘lavorazioni di qualità’ e ricerca.

L’accordo non c’è ma il clima è costruttivo, qualcuno a detto al termine dell’incontro.

Rsu e rappresentanti sindacali hanno ipotizzato un programma di incontri per definire un documento alternativo a quello della azienda che riporti le richieste e le necessità inderogabili su cui confrontarsi nei prossimi incontri. Fra le richieste ipotizzate vi sono quelle dell’istituzione di una navetta per chi da Monghidoro dovrà portarsi giornalmente a Sasso Marconi per il lavoro e una tempistica di ricambio della forza lavoro più elastica e più prolungata nel tempo.

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