martedì 18 ottobre 2011

Il 'giorno dopo' dei lavoratori Kemet.


“ L’annuncio da parte di Kemet di voler chiudere lo stabilimento di Monghidoro ce lo aspettavamo, ma in tempi diversi, non una chiusura così imminente. Sapevamo che la situazione dello stabilimento già nel 2008 era stata posta all’attenzione di un tavolo crisi, ma poi risolta. Quindi che Kemet volesse accorpare i tre stabilimenti in un uno solo lo sapevamo”.

E’ questa la risposta del sindaco di Monghidoro, Alessandro Ferretti, alla domanda di come ha valutato l’annuncio della direzione Kemet, ribadito nell’incontro di ieri in Regione, di voler procedere alla chiusura dello stabilimento della valle del Savena. E ciò nonostante si siano fatti ponti d’oro perché non si arrivasse al disimpegno produttivo, come la previsione a residenziale del ‘grande’ stabilimento di Sasso Marconi che l’azienda dovrà abbandonare a favore di quello nuovo di Borgonuovo, sempre in comune di Sasso Marconi.

“Alla richiesta di Kemet non abbiamo detto comunque sì”, ha poi precisato il primo cittadino. “Abbiamo deciso, insieme alle parti sociali, di interrompere la trattativa per avere un tempo di riflessione e di ricerca di eventuali soluzioni. La salvaguardia del numero di occupati sarà comunque una pretesa irrinunciabile. Non transigeremo, lotteremo fino alla fine”.

E se lo stabilimento chiude tutte le attuali maestranze di Monghidoro saranno senza lavoro?

“La garanzia che vogliamo è che tutti i lavoratori di Monghidoro vengano integrati nello stabilimento di Sasso Marconi, perchè meglio raggiungibile di quello di Vergato. Qualora Kemet chiudesse a Monghidoro, per noi sarebbe una catastrofe economica che cercheremo di arginare in tutti i modi”.

Nel malaugurato caso che Kemet se ne vada, lo stabilimento di Monghidoro che fine farà?

“Si punterà alla riqualificazione a fini produttivi. O lo farà Kemet portandovi una lavorazione di una sua associata o collegata oppure tenteremo di farlo noi con l’aiuto della Regione. Lo stabilimento è stato realizzato su terreno comunale messo a disposizione per l’Arcotronics (divenuta poi Kemet) a condizione che l’azienda creasse posti di lavoro. Venuto meno l’impegno aziendale, l’intera proprietà deve essere comunale. Abbiamo già attivato il legale perché prenda in esame la tematica e provveda alle procedure necessarie a questo fine”.

I suoi concittadini lavoratori Kemet cosa dicono?

“Sono in corso assemblee dei lavoratori e la preoccupazione è quella di una caduta verticale dell’economia locale. La difesa dei posti di lavoro prevale su ogni altra pretesa”.

Le assemblee si sono tenute per turno di lavoro e sono state coordinate da Francesco Cecere della Cgil e Lorenzo Tamarri della Cisl. “Da parte dei lavoratori c’è grande diffidenza poiché nel 2008 è stato sottoscritto un accordo con la Kemet, che già prevedeva sacrifici”, hanno detto . “Da parte aziendale gli impegni previsti sono stati disattesi, i lavoratori li hanno invece mantenuti e ora si chiedono loro altri sacrifici. L’obiettivo per loro è comunque la difesa del lavoro, anche trasferendosi a Sasso Marconi. Ma lì il lavoro ci deve essere”.

Il 25 ottobre prossimo, alle 21, è stato programmato un Consiglio comunale aperto a Monghidoro cui parteciperanno, oltre agli amministratori dei comuni coinvolti, rappresentanze sindacali e lavoratori.

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