Domani, lunedì 12 settembre, la Corte di Giustizia dell’Aia prenderà in esame il ricorso della Germania circa l’ottemperanza che questa nazione deve alle sentenze delle Corti Militari e di Cassazione italiane in merito ai risarcimenti ai famigliari delle vittime civili dell’esercito tedesco durante l’occupazione del 43-45.
La Germania sostiene che tali obblighi sono stati superati dai trattati internazionali intervenuti dalla pace del ’45 ad oggi. L’Italia invece pretende l’applicazione di tali sentenze poiché essendo stati quelli ‘crimini contro l’umanità’, non sono materia trattata negli accordi e sono comunque delitti imprescrittibili.
Fra chi attende la sentenza, i famigliari delle vittime degli eccidi di Marzabotto che recentemente dal tribunale militare di La Spezia hanno avuto giustizia con la condanna dei militari ancora in vita, protagonisti dell’eccidio di Monte Sole, e il riconoscimento di un danno morale e materiale di oltre 30 milioni di euro. La tragedia, nel settembre del 1944, costò la vita ad oltre 750 civili.
Il presidente del Comitato famigliari vittime eccidi nazifascisti di Marzabotto, Valter Cardi (nella foto), che ha organizzato la partecipazione dei famigliari ai processi, guidandoli verso la costituzione di parte civile ha detto: “Siamo profondamente stupiti e ci aspettiamo che ancora una volta la giustizia trionfi anche nella logica della Casa comune europea che comprende sia la Germania sia l’Italia. Non abbiamo dimenticato che il presidente Rau in persona è venuto a Marzabotto a chiedere scusa e che in quell’occasione, oltre a riconoscere il torto dei militari germanici, assicurò i risarcimenti dovuti.
Cardi ha inoltre reso pubblico un suo appello dal titolo ‘Giustizia per tutte vittime del nazismo’, che riportiamo integralmente:
Dal 12 al 16 settembre si terrà presso la Corte internazionale di giustizia a L’Aia il dibattimento inerente il ricorso presentato dalla Germania contro l’Italia per le sentenze della nostra Corte di Cassazione in merito alle cause giudiziarie in corso relative a:
- sfruttamento del lavoro coatto di oltre settecentomila internati militari e civili italiani deportati dopo l’8 settembre 1943,
- eccidi compiuti dall’esercito tedesco contro i civili sugli Appennini nel corso della 2a guerra mondiale,
- esecutività in Italia delle sentenze dei tribunali greci relative alla strage di Distomo.
La difesa dell’immunità degli stati trova la convergenza del governo tedesco e di quello italiano, che con un legge del giugno 2010 sospende tutte le sentenze dei tribunali italiani fino al 31/12/2011, ribadita da una dichiarazione congiunta che affida al tribunale internazionale “il chiarimento su tale questione” contro la decisione della nostra massima Corte, che con chiarezza ha ribadito che gli stati non possono pretendere immunità quando commettono gravi crimini di guerra o crimini contro l'umanità.
Noi temiamo che con il processo a L’Aja si vogliano chiudere definitivamente i capitoli dolosi e dolorosi della nostra storia a cui non si è voluto per oltre sessantadue anni rendere giustizia.
I familiari delle vittime delle stragi nazifasciste di Marzabotto, Grizzana, Monzuno non potranno mai accettare,che la corte di Giustizia Internazionale cancelli i diritti acquisiti dai familiari attraverso le aule di Giustizia del nostro paese. Così come non potremmo mai perdonare il massacro di tanti civili innocenti , scoperto ,nell’ormai famoso “Armadio della Vergogna”,che per oltre 40 anni sono stati celati, nascosti, occultati, tutti i crimini commessi dai nazi-fascisti durante il periodo dell’occupazione.
Decine di migliaia di morti, e non si sa ancora esattamente quanti siano.
Critichiamo e condanniamo l’atteggiamento del governo tedesco, che rifiutando il riconoscimento delle responsabilità delle sue imprese e del nazismo antepone alla giustizia e alla storia degli individui gli interessi economici e le opportunità politiche. Nello stesso tempo critichiamo e condanniamo l’atteggiamento del governo italiano, che offende i suoi cittadini e la storia del Paese in nome della ragione di stato e sospende l’esecutività delle sentenze dei tribunali della Repubblica.
Ancora una volta la vicenda della deportazione per lavoro coatto e le stragi di civili sono oggetto di scambio in nome di interessi che nulla hanno a che fare con la dignità degli individui e delle nazioni.
Tutto questo è particolarmente grave nella comune dimensione europea e costituisce un’offesa a qualsiasi politica che sulla ”memoria” voglia costruire un patrimonio comune in grado di orientare e di essere di monito al presente, per preservarlo dagli errori e dalle tragedie del passato.
Ma c’è di più in questo processo che si apre a L’Aja, che va al di là dello spregio dei cittadini italiani e greci, macinati dalla guerra nazista e dalla real-politik di tutti i governi del dopoguerra, qualcosa su cui dobbiamo porre attenzione.
La corte è chiamata ad esprimere un giudizio e fare giurisprudenza sul delicato e decisivo confine fra diritto individuale e responsabilità istituzionale.
In discussione a L’Aia c’è in generale il principio dell’immunità degli stati oltre“il punto di rottura dell'esercizio tollerabile della sovranità“, un principio che attiene il diritto internazionale dei popoli nel presente.
Storia della nazione e dei suoi cittadini, diritti individuali e collettivi sono in discussione in una causa ignorata dai media e coperta dal silenzio degli stati.
Riteniamo indispensabile in questa occasione fare sentire la nostra protesta e invitiamo quanti provano la nostra stessa preoccupazione ed indignazione a fare sentire la loro voce in tutte le sedi che giudicheranno più opportune.
E' dura che paghino, la corte di giustizzia dell'Aia è più un organo politico che un organo di giustizia.
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