sabato 21 novembre 2009

E se fosse iun referendum a decidere per la Turbogas a Lama di Reno.

Il ‘referendum popolare’ potrebbe chiudere il lungo confronto sulla realizzazione di una centrale turbogas a Lama di Reno nella ex Burgo e l’inceneritore a Marzabotto di servizio alla Reno De Medici. I favorevoli sono convinti che la ‘maggioranza silenziosa’ nel segreto dell’urna esprimerebbe un consenso. D’accordo sulla consultazione anche il Comitato Noturbogas. “Per la centrale turbogas siamo sicuri che i favorevoli siano ben pochi” ha detto il presidente del Comitato Paolo Donno. “ Per l’inceneritore siamo di fronte a un ricatto occupazionale e qualche consenso potrebbe esservi”. Un confronto fra tecnici ed esperti sui due temi si è tenuto al teatro comunale e il presidente ha ribadito i suoi timori. “Nonostante la bocciatura del Consiglio comunale della centrale, la Conferenza dei Servizi continua a valutare il progetto. Il progetto di centrale non è quindi ancora accantonato. Per l’inceneritore la Reno De Medici ha detto di preparare un progetto all’avanguardia se il Comune dà l’OK. La giunta si esprimerà solo con un progetto da valutare. Tutto è quindi fermo, ma non abbandonato”.

1 commento:

  1. Ben venga il Referendum, sia sulla Turbogas che sull'ipotesi di Inceneritore alla Reno de Medici a questo punto.

    Ripropongo di seguito ciò che scrivevo già nel 2008, per rinfrescare la memoria a tanti.

    Sono convinto che una Comunità abbia il diritto di decidere in prima persona su questioni che segnerebbero in modo irreversibile il futuro, la salute e il tipo di "sviluppo?!" di un vasto territorio.

    scrivevo a novembre 2008...........

    .......VICENDA TURBOGAS: UNA FERITA DA SANARE

    La scelta di realizzare una centrale per la produzione di energia elettrica attraverso l’utilizzo di risorse fossili tradizionali come il gas, nell’area della ex Cartiera Burgo di Lama di Reno, assunta da pubbliche istituzioni fra le quali il Comune di Marzabotto, si configura come una decisone repentina e nuova, mai sottoposta al giudizio degli elettori e della Cittadinanza interessata.

    Ne certamente ha aiutato a superare questo deficit di condivisione nell’assunzione di decisioni cosi rilevanti, il metodo,, assolutamente escludente ed autoreferenziale, che ha caratterizzato i comportamenti delle Amministrazioni coinvolte a cominciare da quella locale che più dovrebbe essere vicina ed attenta alle sensibilità della Cittadinanza.

    Il contenuto del progetto vero e proprio, una volta che finalmente è stato reso disponibile, combinato con i comportamenti non proprio esaltanti sul piano della trasparenza tenuti dai massimi rappresentanti delle Istituzioni coinvolte, e la nebulosità che continua a gravare su molti dei punti fondamentali di questo percorso, hanno poi fatto il resto nel produrre una lacerazione del tessuto sociale di dimensioni assolutamente inedite per entità e qualità, come mai si era registrata sul nostro territorio, come è risultato evidente ad ogni occasione in cui la questione è stata tardivamente affrontata e dalle migliaia di firme raccolte dal Comitato che vi si oppone.

    Credo perciò che a prescindere dalle soggettive valutazioni che ciascuno di noi può esprimere su un progetto tutt’ora in corso di esame - e le mie sono note - chi ha in questo territorio compiti di governo e chiunque intenda ispirare il proprio agire al semplice buon senso, a questo punto non possa più sottrarsi alla necessità di ricercare modalità di ricomposizione di una lacerazione tanto grave ed ampia che ha minato il tessuto sociale locale, avvelenato i rapporti fra le persone e allargato il fossato fra i Cittadini e L’istituzione locale.

    In democrazia contenziosi cosi dirimenti si affrontano con uno strumento che, dando la parola ai Cittadini stessi, metta tutti in condizione di poter sfuggire alla sensazione di essere vittime di sopraffazione che resterebbe in una parte, ove non fosse chiaro che, quale sia la scelta che risultasse vincente, essa avrebbe comunque il consenso dalla maggioranza dei Concittadini.

    Questo strumento si chiama referendum!

    Lo Statuto del Comune di Marzabotto prevede e consente il ricorso a questo strumento di democrazia, ma a causa della oramai palese “disattenzione” che fino a qui è stata riservata alla partecipazione, questo strumento è solo enunciato nello Statuto, ma privo di un regolamento che ne consenta una reale praticabilità.

    Chiedo perciò al Sig. Sindaco di Marzabotto di attivarsi con urgenza per stilare e rendere operativo il regolamento previsto dallo Statuto, per consentire una auspicabile consultazione formale della nostra Comunità, quale contributo a sanare e superare le gravi ferite sociali che oggi corrodono una comunità che avrebbe bisogno invece di concordia e di unità per affrontare le grandi sfide sociali ed economiche a cominciare dai gravi e crescenti problemi occupazionali."

    Marzabotto, li 8 novembre 2008
    Dante Franchi

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