mercoledì 29 luglio 2009

FERMO FRANCHI




“Ho novantuno anni quasi novantadue e li debbo a mio fratello Medardo, alla sua determinazione e al mio intuito che mi ha portato a sfidare la sorte e fuggire davanti al militare tedesco che stava per spararci”, chiarisce subito Fermo Franchi, il superstite ancora in vita della prima strage tedesca a Marzabotto.
“L’averlo seguito mi ha salvato dalle pallottole tedesche, pallottole già in canna della mitragliatrice a noi rivolta”.
Poi Fermo racconta l’accaduto del lontano 23 luglio 1944, quando a seguito di uno scontro fra tedeschi e partigiani a Sibano, era rimasto sul campo un soldato germanico e diversi altri avevano riportate ferite.
Gli occupanti iniziarono subito un rastrellamento per la rappresaglia che intendevano attuare. I militari prelevarono diversi malcapitati e passarono anche dal podere ‘Faggiolo’dove fecero prigionieri anche i fratelli Fermo e Medardo Franchi che assieme ai loro famigliari conducevano appunto il podere Faggiolo.
“Noi due e altri nove uomini fummo radunati in un gruppo e per diverse ore rimanemmo fermi nei pressi del fienile in attesa ”, racconta ancora Fermo. “Mio fratello in diverse occasioni mi propose di tentare la fuga poiché a sorvegliarci c’era un solo soldato. Ma io lo frenavo poiché temevo per le probabili ritorsioni nei confronti dei nostri famigliari”.
A guidare i tedeschi c’erano due miliziani repubblichini, precisa ancora il sopravvissuto che ci fecero capire che la nostra sorte era segnata.
“Poi ci rendemmo conto che l’informazione era fondata poiché fummo costretti a metterci in fila e il soldato tedesco si preparò a fare fuoco contro di noi” ricorda ancora Fermo. “Mio fratello non esitò, fece un balzo in avanti, diede uno spintone al soldato che , pur non cadendo a terra, fu costretto a muoversi per mantenere l’equilibrio. Quasi contemporaneamente a mio fratello balzai in avanti anch’io, poi ci seguì un terzo dei rastrellati. Il tedesco lanciò subito una raffica di mitra che prese in pieno il terzo fuggiasco, ferì me a un orecchio e non raggiunse mio fratello che se la cavò senza alcun danno. Corremmo lungo una capezzagna”, racconta ancora Medardo fino a un punto da poterci riparare alla vista. I tedeschi portarono a termine il loro progetto criminoso fucilando nove poveretti e poi diedero fuoco al fienile. A noi giunsero le insopportabili e strazianti grida di dolore delle vittime”.
Le vittime di Faggiolo sono state recentemente ricordate in un incontro alla presenza del neo sindaco Romano Franchi, figlio di Medardo.

1 commento:

  1. Con riferimento alle notizie di stampa riportate dalla cronaca bolognese del quotidiano Il Resto del Carlino il 29 luglio u.s. sotto il titolo “Un paese cassintegrato”, a firma Francesco Fabbriani, la CAT Corsini srl di Pontecchio Marconi desidera precisare quanto segue.

    La citazione di CAT Corsini in un contesto generale che sottolinea le gravi difficoltà del comparto industriale di Sasso Marconi, senza fornire riferimenti circostanziati e puntuali alle singole realtà, ingenera una lettura assolutamente fuorviante della reale situazione della nostra azienda.

    Va innanzi tutto premesso che la cassa integrazione è il normale strumento che le aziende utilizzano, in momenti di crisi quale quello che stiamo vivendo, per salvaguardare il rapporto con i loro collaboratori, che sono la risorsa più preziosa, quella davvero in grado di consentire alle imprese di riagganciare la ripresa , quando arriverà.

    Proprio per essere pronta a cogliere la ripresa, CAT Corsini sta investendo massicciamente in un piano di innovazione tecnologica, che la vede attualmente impegnata su 5 progetti per complessivi 5 milioni di euro nei prossimi 4 anni.
    A questa strategia si affianca anche una significativa attività di capitalizzazione pari a 1.261.000 euro (5,14% sul fatturato) dal 2005 al 2008.

    Ci rammarica pertanto che un giudizio di carattere generale sulle difficoltà legate anche alla mancanza di innovazione e di investimenti delle imprese, attribuito come virgolettato a un dipendente di CAT Corsini, possa essere improvvidamente letto come un riferimento alla nostra realtà aziendale.

    Occorre inoltre precisare che i lavoratori di CAT Corsini interessati da cassa integrazione parziale sono in questo momento 25.

    Lo stato di sofferenza riguarda peraltro solo il settore conto/terzi elettrico di CAT e non anche quello delle automazioni meccaniche, che invece registra nel 2009 sul 2008 un seppur lieve aumento del fatturato, frutto del lavoro e delle scelte operate nell'immediato passato. Tale andamento ci fa ben sperare per il 2010, con un budget che prudenzialmente indica un ulteriore sensibile aumento del fatturato relativo a questa divisione rispetto al 2009.

    Pontecchio Marconi, 30 luglio 2009
    CAT Corsini Srl

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