venerdì 19 agosto 2022

Dallo zucchero 100% italiano 10 impianti di biometano pronti in 3 anni e 70 milioni di euro di investimenti

Sarà la prima filiera industriale del Paese interamente agro-energetica, il biometano prodotto coprirà la metà dei consumi di metano fossile degli zuccherifici. Pronti in 3 anni e 70 milioni di euro di investimenti


CGBI e COPROB-ITALIA ZUCCHERI comunicano: 

Lo zucchero italiano diviene “cibo circolare” e dà il via alla prima filiera industriale del Paese interamente agro-energetica, nel territorio di confine tra Emilia-Romagna e Veneto dove si produce l’unico zucchero 100% made in Italy grazie al lavoro di 4.500 aziende bieticole associate, su un bacino di conferimento di oltre 30.000 ettari, e due stabilimenti di trasformazione a Minerbio (BO) e Pontelongo (PD).


Il piano - voluto dalla CGBI–Confederazione dei bieticoltori, gruppo al vertice del comparto italiano dell’energia rinnovabile, con 23 impianti biogas realizzati e oltre 200 gestiti in service, e da COPROB-Italia Zuccheri, cooperativa che si caratterizza per la gestione completa dell’unica filiera dello zucchero italiano dal campo alla tavola -, prevede la costruzione, in tre anni, di 10 impianti per la produzione di biometano agricolo, ottenuto esclusivamente da sottoprodotti della barbabietola da zucchero e della sua lavorazione (polpe, foglie e colletti), effluenti zootecnici degli allevamenti vicini e colture dedicate da biomassa. In numeri: 70 milioni di euro di investimenti e una capacità produttiva annua di 20 milioni di metri cubi di biometano. I primi a entrare in funzione sono gli impianti esistenti di COPROB-Italia Zuccheri, che già producono biogas a Minerbio, Pontelongo e Finale Emilia (MO), che verranno convertiti a biometano.

La visione progettuale fonda le sue basi sulla

costituzione di società consortili partecipate che vedono coinvolti più attori: le cooperative del gruppo CGBI, COPROB-Italia Zuccheri e le aziende zootecniche circostanti, asset strategico dell’agricoltura veneta ed emiliano-romagnola. 

«Il biometano prodotto coprirà circa la metà dei consumi di metano fossile dell’industria saccarifera italiana, all’interno dei due zuccherifici di Minerbio e Pontelongo, pari a oltre 40 milioni di metri cubi all’anno, contribuendo così a ridurre le emissioni di CO2 - dichiarano Gabriele Lanfredi e Claudio Gallerani, rispettivamente presidenti di CGBI e COPROB-Italia Zuccheri -. È un progetto di ampio respiro che proietta ulteriormente la filiera bieticolo-saccarifera verso la green economy e l’economia circolare, in linea con i provvedimenti del PNRR, creando al tempo stesso - proseguono i vertici di CGBI e COPROB-Italia Zuccheri – valore economico, sociale e ambientale, al fine di rendere sempre più sostenibile la produzione di zucchero, rilanciare la redditività e consolidare pratiche colturali avanzate, imprimere una svolta nella lotta ai gas serra e diminuire la dipendenza dalle importazioni di energia».

In questo modo le aziende aderenti tracciano la strada della transizione agroecologica, trovando per altro una valida alternativa contro il caro-fertilizzanti attraverso l’impiego del digestato derivante dagli impianti di biometano nella concimazione dei terreni: soluzione strategica che ha il duplice obiettivo di apportare al suolo una sostanza organica nobile, ad elevato potere fertilizzante, e di limitare l’impatto sull’ambiente e l’uso dei concimi chimici, ma che diventa ancora più preziosa se applicata in agricoltura biologica.

Gli allevatori potranno invece risolvere le annose problematiche inerenti alla gestione degli effluenti zootecnici (direttiva nitrati), risparmiando sullo smaltimento e sui costi delle coperture per le vasche di stoccaggio che risultano infatti a carico del progetto.

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