di Claudio Cappelletti
A Riola presso la Sala
Convegni del Centro multifunzionale della Fondazione Cassa di Risparmio in
Bologna è stato presentato il libro di Mario Facci Il Conte Cesare Mattei: un’opera monumentale, 880 pagine frutto di
una ricerca iniziata nel 1996, in occasione del primo centenario della morte
del Conte (1809-1896), inventore dell’elettromeopatia e creatore della celebre
Rocchetta di Riola. Quel primo lavoro diede la spinta al Dottor Facci, primario
dell’Ospedale di Porretta Terme fino al 1993 e autore di numerosi studi non
solo sull’area della media e alta valle del Reno, collaboratore dei Gruppi di
Studio Nuèter e Gene di Gaggio, a proseguire un’indagine da medico oltre che storico
sulla figura del Mattei, arrivando nel 2002 a pubblicare con la Provincia di
Bologna e i Gruppi di Studio Savena Setta Sambro e Nuèter Il Conte Cesare Mattei. Vita ed opere di un singolare “guaritore”
dell’Ottocento, inventore dell’Elettomeopatia, costruttore della Rocchetta Mattei. Quello che allora poteva
sembrare un punto di arrivo si è rivelata una tappa intermedia e oggi, dopo ben
sedici anni dall’inizio di queste ricerche si è giunti alla pubblicazione di questo
lavoro, che con umiltà l’autore non considera definitivo, sebbene sia arrivato
a ritrovare le famose formule con le quali Mattei si prefiggeva di sconfiggere
il cancro e che dopo la sua morte vennero considerate perdute. Ma andiamo con
ordine seguendo il programma della giornata.
Introdotto da Orlando Masini, il Presidente dell’Associazione Riola di più – Amici per
lo sviluppo del paese, il geometra Ottorino Gentilini, ha avuto il compito
di aprire i lavori in qualità di editore dell’opera, opera fortemente voluta e
sostenuta grazie alla generosità della famiglia dell’imprenditore riolese
Luciano Righi. Con il consueto garbo Gentilini ha ringraziato la Fondazione
della Cassa di Risparmio per tutto quello che ha fatto a partire dall’acquisto
della Rocchetta, soffermandosi poi sui ricordi tramandatigli dalla madre che
nel 1936 aveva visitato il castello rimanendone affascinata.
L’assessore alla promozione turistica di
Grizzana Morandi Franco Rubini ha interpretato il forte attaccamento della
comunità riolese, per quello che è considerato “il nostro castello”, mentre Adelfo Cecchelli del Gruppo di studi
Gente di Gaggio, presente a tutte le iniziative culturali del Geometra
Gentilini, ha sottolineato i grandi meriti di Mario Facci per aver perseverato
fino a riscoprire le formule originarie.
È stato poi il momento della consegna della
targa in memoria del Cav. Luciano Righi alla vedova Ida Masotti, che come
detto, assieme ai figli Anna e Fulvio, ha reso possibile la pubblicazione di un
lavoro raffinato anche per veste grafica, due volumi in cofanetto ideali anche
come strenna natalizia.
L’onorevole Virginangelo Marabini, membro del
Consiglio di Amministrazione della Fondazione, dopo un caloroso ricordo
dell’imprenditore riolese Mario Tamburini, dal momento che l’evento si teneva nel
centro da lui edificato e che ha contributo a rendere famosa Riola con la
costruzione della Chiesa di Alvar Aalto, e il saluto rivolto ad altri amici di
Riola come Renzo Contini e Beppe Coliva, ha detto che il conte è presente,
vive, nei libri di Facci, e l’appoggio incondizionato all’acquisto della
Rocchetta Mattei in un’area a torto considerata marginale è stato un atto
doveroso.
Da qui l’intervento di restauro su questo
monumento che ha incantato tante persone (e tanti ragazzi), letto oggi come
completamento vicino della fantasia creativa del conte, Dominus che si era ritirato nel suo palazzo, del quale Marabini sottolinea l’umanesimo cristiano che
lo portava a vedere nel prossimo una persona da aiutare, così come non per caso
nel 1837 era stato tra i cento fondatori della Cassa di Risparmio di Bologna,
nata tra l’altro proprio con lo scopo di
combattere lo strozzinaggio.
Mario Fanti, già responsabile dell’Archivio
Storico Arcivescovile di Bologna e autore di numerosissime pubblicazioni
storiche su Bologna e provincia, fa subito una considerazione sul libro che
presenta non come una seconda edizione
ma un nuovo libro, che fissa un punto d’arrivo su una ricerca che ha
appassionato molti studiosi. Insiste poi sul fatto che l’autore è prima medico
e poi storico, combinazione ideale per affrontare la complessa figura di Cesare
Mattei. Merito di Facci, dice Fanti, aver recuperato e visionato una mole enorme
di materiale, a partire dalla vita familiare al contesto sociale e alle vicende
politiche risorgimentali che hanno visto protagonista Mattei, fino all’attività
che lo ha reso famoso, si badi bene non di guaritore, che sarebbe un’offesa; Mattei
ha cavalcato dei bisogni profondi del suo tempo e lo ha fatto da un punto di
vista filantropico. Signore neo feudale in un secolo che vede nascere il
progresso con i treni e quella parola magica per quei tempi, l’elettricità,
parola che dava a sistemi antichi di cura (popolari e forse anche frutto di superstizione)
una patina di modernità. E oggi la scoperta eccezionale di Facci, le
composizioni dei rimedi Mattei, ingredienti in realtà componenti della
farmacopea tradizionale antica usata in determinate quantità che avevano un
effetto placebo, effetto oggi come allora ricerca costante dell’animo umano.
Mattei aveva capito queste cose ma le usò con eleganza e buona fede. Con la
Rocchetta crea il monumento alle sue teorie e, altra grande scoperta di Facci,
il vero architetto è stato lui, il Conte. Il sogno pietrificato della Rocchetta
dove convivono romanico, gotico, moresco, è funzionale alla sua ideologia e il
visitatore-paziente trae già in partenza psicologicamente un effetto benefico solo
a girare al suo interno.
Infine Fanti dice che il lavoro di Facci ce lo
presenta come straordinario personaggio che ha vissuto un momento di grande
trasformazione la cui invenzione ha funzionato mentre lui era in vita.
È stata poi la volta dell’autore che nel
salutare i presenti ha voluto ringraziare in particolare l’architetto Gresleri
che lo indirizzò nel 1996 alle fonti da
cui partire per la sua relazione nel 1996. Con umiltà dice che all’epoca non
conosceva nulla del Conte e presentando se stesso si definisce né storico né
letterato né architetto, ma un medico con specializzazione nella medicina
interna, quindi con relativa conoscenza delle medicine alternative, che negli
anni del pensionamento si è avvicinato alla storia minore, locale, e da qui la
decisione di dedicarsi in primo luogo alla Rocchetta e in secondo luogo
all’omeopatia per arrivare a una ridefinizione della figura del Conte, storicamente
distorta nella sua dimensione umana, sociale, professionale.
Perché ha scelto Riola Facci per presentare il
suo libro?
Per due motivi ha detto: il primo è che a Riola
è iniziato tutto e a Riola con questo lavoro dopo sedici anni questo lavoro termina,
e in definitiva perché se Riola oggi esiste come la conosciamo è perché nel
1850 fu il Conte Mattei a sceglierla come sede ideale della sua Rocca.
Cosa trovò Mattei in questo luogo disabitato,
con i resti del castello matildico e il ponte malandato? In qualche modo trovò
quello che anni dopo ha visto Alvar Aaalto: la presenza dell’antico castello,
strategico sulla valle sottostante, la confluenza di Reno e Limentra quindi su
due valli, con un ponte antichissimo, ma soprattutto lo sfondo di Montovolo, Vigo
e Vigese. Siate orgogliosi riolesi, esorta a ragione Facci.
Il conte non si spaventò della situazione
viaria, fece pressioni affinché la fermata della costruenda linea ferroviaria Porrettana
che avrebbe portato a Firenze, venisse collocata a Riola e non alla Castellina,
come previsto in un primo momento, comprendendo l’importanza per il futuro
avrebbe comportato sul territorio la nuova viabilità.
Finora le ricerche hanno privilegiato la parte
architettonica perché oggettivamente la Rocca è meravigliosa e Mattei è stato, oltre
che abile terapeuta, architetto.
Basandosi sui documenti oggi noti, su chi
elaborò il progetto non ci sono identità di vedute; il 1850-59 è il periodo più
importante, lo si desume anche sulla base dei dipinti di Ottavio Campedelli ma
leggendo tra le carte del pittore bolognese Giulio Cesare Ferrari (1818-1890) sarebbe stata costruita da più di quaranta
operai e sei caporali, dei quali Sabbatone Mazzini di Labante fu il capomastro.
Mattei seguiva quotidianamente lo svolgimento; l’architetto sono io!, sosteneva, e
Facci non ne dubita, supportato da documenti rinvenuti, come quello dove Giovanni Battista Comelli, il famoso autore
di Bargi e la val di Limentra scrive:
“Egli (cioè il Mattei) fu l’architetto di se stesso”.
Poi i vari simbolismi: le letture di simbologie
massoniche che emergerebbero vengono ridimensionate da Facci. Mattei scelse Pio
IX e fu per tutta la vita legato al Papato e alla Chiesa; cita ad esempio l’altare
in Rocchetta dove veniva officiata Messa ogni domenica, e il fatto che il
Cardinale Opizzoni lo nominò Camerlengo di Montovolo mentre il Cardinale Milesi
lo nominò amministratore di parecchi comuni della montagna bolognese; quindi, si chiede Facci, incarichi
così importanti a un massone? Non lo esclude ma gli pare inverosimile.
Gentilini consegna la targa a Ida Masotti |
La Rocchetta ha oggetti ornamentali che hanno
chiaro significato simbolico, ancora oggi da decifrare totalmente e l’autore si
è soffermato su quelli in particolare che mescolano simboli cristiani e
musulmani
Arrivando all’Elettromeopatia, medicina unica
nel suo genere, che nasce e muore con il Conte, ha annunciato che oggi ne
abbiamo conferma grazie a Giovanna Zara in Comini, che ha messo a disposizione
la documentazione ereditata dalla madre Maria Bonaiuti, oggi 97nne, che è la custode
fedele degli ingredienti ricevuti dalla madre, Maria Agrippina Bonaiuti.
Quest’ultima nasce nel 1889 e nel 1894 il conte dichiara di essere il padre. Una
lunga contesa dopo la morte di Cesare Mattei vide contrapposti il figlio
adottivo del conte, Mario Venturoli
Mattei e Agrippina che pubblicò, il famoso opuscolo Elettomeopatia del Conte Cesare Mattei. A chi restò il segreto?
pubblicato a Bologna l’anno 1900.
Vergate direttamente dal conte e facenti parte
di un rogito redatto il 10.09.1904 davanti al Notaio Giuseppe Marani sono oggi così arrivate a noi: 33 esemplari di sostanze
vegetali che in varia preparazione formavano i rimedi.
Il ritrovamento conferma che si trattava di
medicina fitoterapica, già diversa da quella che produrrà il figlio adottivo Mario
Venturoli Mattei e da quella che si pratica oggi in India, Germania o altre
parti del mondo.
A questo punto Facci si pone l’ultima domanda:
quella del Mattei era medicina miracolosa o era un ciarlatano? Secondo lui l’elettromeopatia
era uno dei tanti aspetti dell’epoca e non bisogna confrontarla con la medicina
di oggi. Fa poi una considerazione: tutto ciò che è segreto dà maggior fiducia,
e la vita appartata del Conte e lo stile eclettico del suo castello davano a
quei prodotti una carica miracolistica.
Tra i pazienti illustri che utilizzarono i suoi
rimedi Gioacchino Rossini, la corte dello zar di Russia, Padre Finardi in
Argentina, Padre Muller in India, la Mattei’s home a Londra e addirittura il
poeta Rimbaud a Marsiglia; quindi Mattei rientra a pieno diritto nella storia
della medicina come autodidatta di genio, questo il suo vero segreto.
E chi fu il Conte? Forse burbero, scontroso,
delirante, paranoico, forse tutto questo, ma pochi lo hanno definito per quello
che era; uomo di grande intelligenza e umanità oltre che benefattore fu
imprenditore e al tempo stesso istituzione, quasi una Caritas ante litteram,
rivelato da una lettera inviata al Sindaco di Grizzana nel 1892 in risposta a
un censimento locale, dove dice che la sua famiglia è numerosissima, riferendosi
alle tante persone della valle che lavorano per lui, e molti di quelli che la compongono non
avrebbero altre risorse.
A questo punto l’autore ritiene che l’acquisto
del Castello da parte della Fondazione della Cassa di Risparmio in Bologna
coincida oltre che con le proprie finalità statutarie di utilità sociale e
sviluppo economico, con quelle umanitarie che il Conte si prefiggeva (del resto, come detto, ne fu tra i
fondatori, ed era il più giovane); Facci spera che questi aspetti vengano
ricordati e perseverati.
Infine con ammirevole generosità ha annunciato
il dono del suo lavoro alla Fondazione affinché altri possano portare ulteriori
contributi sulla vita e sulle opere di Mattei, perché c’è ancora tanto
materiale. Sapere che il suo lavoro continuerà è motivo di grande soddisfazione
per lui, perché il Mattei, al quale ha dedicato ricerche per sedici anni della
sua vita, merita di essere rivalutato. Insomma un’opera aperta, che siamo certi
verrà ampliata. Nel frattempo dedichiamoci alla lettura di questi due tomi per
saperne di più sui segreti del Conte.
Per approfondimenti consiglio di visitare l'Archivio Museo Cesare Mattei Onlus, che da sempre di occupa del Conte Cesare Mattei, della Rocchetta e della medicina Elettromeopatica. Visitate il sito:
RispondiEliminawww.cesaremattei.com
Il lavoro del Dott. Facci è davvero encomiabile, almeno per quanto concerne il recupero del materiale, l'analisi e le relative pubblicazioni. Poteva, però, astenersi dal presumere parlando di effetto placebo dei rimedi Mattei. Presto si parlerà di nuovo dei rimedi Mattei, quelli veri, che fino ad oggi non sono mai stati realizzati, perchè non è mai esistito alcun segreto lasciato in eredità dal Conte, ed il Dott. Facci avrà modo di provarli su qualche acciacchetto che, come tutti, sicuramente ha.
RispondiEliminaAuguriamoci che siano prodotti e diffusi in Italia, eventualmente proprio nella loro sede naturale: La Rocchetta, anche se l'ostacolo delle multinazionali è ben consolidato e quasi insormontabile.
PLEASE BE NOTED THAT THE GREY MATTER OF MATTEI WAS MUCH AHEAD OF HIS TIME, I HAVE PERSONALLY INVESTIGATED THE INGREDIENTS AND FOUND ALL ARE FULL OF MEDICINAL PROPERTIES
RispondiEliminaDR DEBASISH KUNDU
AUTHOR OF 18 BOOKS ON SYSTEM MATTEI
INCL. PHARMACODYNAMICS IN SPAGYRIC MEDICINE
PUBLISHED BY KRUGER BRENTT PUBLISHERS, U.K.