Gli accertamenti del Nucleo di polizia economico-finanziaria, integrati con le informazioni reperite tramite fonti aperte e l’analisi dei conti correnti bancari, hanno consentito di individuare riscontrare svariate ipotesi di truffa di rilevanza internazionale.
Fra le vittime alcuni padovani, truffati per centinaia di migliaia di euro.
Le persone truffate lamentavano di aver ricevuto da numeri stranieri, tramite messaggistica istantanea, innumerevoli proposte di investimenti finanziari su asseriti prodotti remunerativi. In un secondo momento le vittime, persuase a sottoscrivere tali investimenti, disponevano bonifici verso conti bancari italiani ed esteri.
Trascorso un lasso temporale in cui i presunti malfattori mostravano ai malcapitati i profitti da loro fittiziamente maturati, questi ultimi ne richiedevano l’incasso. A questo punto, i truffatori eccepivano che la liquidazione dei profitti, in continua crescita, era subordinata al pagamento di asserite tasse che ne avrebbero consentito lo sblocco e il successivo accredito sul conto corrente degli investitori. In realtà, tali ulteriori richieste di denaro, quando avallate dalle vittime, si rivelavano poi le ennesime truffe da queste subìte.
Tale schema, tipico delle truffe online perpetrate mediante la proposta, sempre più insistente, di investimenti finanziari di fatto non veritieri, prende il nome di boiler room scam, ossia una frode che si basa su un forte condizionamento psicologico della persona offesa, a mezzo telefono o messaggistica istantanea.
Nella vicenda in esame, in circa tre mesi, il provento del reato è transitato sui conti correnti di un residente in provincia di Bologna, ed è risultato di 50 mila euro circa, ma le movimentazioni finanziarie disposte dalla platea delle persone truffate, anche verso l’estero, ammonta complessivamente ad almeno 450 mila euro.
Il bolognese, ricevute le somme sul proprio conto corrente, provvedeva repentinamente a inviarle, previa conversione in criptovaluta, verso wallet riconducibili ai presunti truffatori, agendo nel ruolo di money mule, ossia colui che mette a disposizione i propri rapporti finanziari per farvi transitare il denaro fraudolentemente carpito, per poi farlo rientrare nella disponibilità di questi ultimi. Per tale ragione, gli uffici giudiziari patavini interessavano gli omologhi felsinei, che iscrivevano nel registro degli indagati il soggetto italiano per l’ipotesi di reato di riciclaggio.
È opportuno richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla pericolosità sociale di simili condotte, sempre più frequenti e incentivate soprattutto dalla diffusione della tecnologia e dei social network. Pertanto, qualora si abbia il sospetto di essere incappati in uno di questi meccanismi truffaldini, si consiglia di contattare tempestivamente l’Autorità giudiziaria o le Forze dell’ordine.
Finché ci saranno sprovveduti, che nel 2024 e con tutta l'informazione che gira su queste truffe online continueranno a cascarci le truffe continueranno.
RispondiEliminaAnonimo delle 09.31, meriti di fare lo stesso periodo di carcerazione che ha fatto Vanna Marchi.
RispondiEliminaIn ceppi, ad acqua e pane.
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