Realizzato negli anni '20, la centrale è immersa per tre quarti
Situato al confine fra Toscana ed Emilia-Romagna, il
lago di Suviana dove nel pomeriggio si è verificata l'esplosione, è un bacino
artificiale costruito negli anni Venti per lo sfruttamento dell'energia
elettrica, diventato poi anche un luogo di attrazione turistica che, vista la
relativa vicinanza alle aree metropolitane di Bologna e Firenze, richiama
spesso chi vuole sfuggire per una giornata alla calura estiva.
Sul lago si affacciano due centrali idroelettriche:
Suviana e Bargi. È quest'ultima quella coinvolta nell'esplosione e incendio.
Viene alimentata anche dalle acque del bacino del Brasimone attraverso
condotte.
Quello di Bargi è un impianto di generazione/pompaggio
composto da due gruppi di produzione da 165 MW ciascuno per una potenza
installata di 330 MW. È il più grande a livello di potenza installata nella
regione emiliano-romagnola e ha una funzione rilevante di regolazione,
esercizio e gestione della rete elettrica nazionale. La centrale è per tre
quarti sommersa.
Il lago è nato dalla costruzione della diga, ultimata
nel 1932, ed è alimentato dal torrente Limentra. Si trova sull'Appennino
Bolognese, fra i Comuni di Camugnano e Castel di Casio. Si tratta di un
impianto fortemente legato alla storia recente dell'Appennino, tanto che la sua
costruzione venne inizialmente realizzata per alimentare la linea ferroviaria
Bologna-Firenze di recente costruzione. La centrale di Bargi risale agli anni
'70. La zona nei dintorni dei due laghi forma un parco regionale ed è
considerata esempio di come ambiente ed energia pulita rinnovabile possano
convivere.
Il bacino di Suviana-Brasimone conta anche altri
impianti idroelettrici, minori rispetto a Bargi: Suviana da 27 MW, Le Piane da
10 MW, Santa Maria da 6 MW, Le Pioppe da 0,3 MW e Pavana da 0,11 MW per una
potenza complessiva di circa 373 MW.
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