Dubbio, che ha inviato la comunicazione, si chiede: “Anche per questa materia, oltre a quella sanitaria e viaria, l'Appennino continuerà ad essere Cenerentola?”
Secondo Open Fiber sarebbero necessari 20mila km di
infrastrutturazione aggiuntiva per mettere a segno gli obiettivi che si traduce
in un anno di lavoro extra. Si andrebbe dunque oltre la deadline del 2026. Il dossier
sul tavolo del Dipartimento della Trasformazione digitale e Infratel per
trovare una soluzione.
A che punto è il piano banda ultralarga per le aree bianche? E come sta procedendo quello sulle aree grigie? E, ancora, la questione del take up, ossia quella che riguarda il forte gap fra la disponibilità di reti e l’accensione delle stesse, è risolvibile nel breve periodo? E come?
Partiamo da numeri e dal piano aree grigie, quello finanziato con fondi Pnrr di cui Open Fiber si è aggiudicata un’ampia disponibilità di lotti nell’ambito del bando Italia a 1 Giga. La wholesale company, in occasione dell’incontro dei giorni scorsi con il Dipartimento per la Trasformazione Digitale guidato dal Sottosegretario Butti e con Infratel, ha lanciato l’allarme sulla timeline, ossia sulla deadline 2026 dirimente per ottenere i fondi legati al piano di recovery dell’Europa e nel caso specifico 1,8 miliardi.
Secondo Open Fiber ci sarebbe una forte incongruenza
fra la ricognizione su “carta” e quella sul campo e per raggiungere tutti gli
edifici sarebbe necessario almeno un anno in più poiché per raggiungere gli
obiettivi sarebbero necessari 20mila km di rete aggiuntiva rispetto ai 60mila
messi nero su bianco nel bando. Per uscire dall’impasse bisognerà dunque
trovare una soluzione. E la carenza di forza lavoro impiegabile nei cantieri si
aggiunge come un macigno sull’andamento della roadmap.
La questione dell’infrastrutturazione fa il paio con quella del take up che è stata già dirimente nell’ambito del piano aree bianche – un piano è bene ricordare che ha fatto acqua da tutte le parti: al posto di prevedere la posa della fibra in reale modalità Ftth si è optato per una distanza dai siti che comporta il successivo completamento dell’infrastruttura sulla base della domanda, quindi ulteriori opere da effettuare. La valutazione di profittabilità dell’intervento infrastrutturale mancante da parte dell’operatore retail necessita di un certo volume di clienti potenziali per decidere di affrontare il rischio di investimento. E dunque spesso e volentieri le reti restano spente, paradossalmente anche a fronte della domanda.
In occasione di Telco per l’Italia l’Ad di Open Fiber Giuseppe Gola, nel ricordare che solo il 20% delle linee attivenel nostro Paese è in fibra- a fronte del 66% in Francia e dell’88% in Spagna, ha auspicato l’avvio di un piano con un orizzonte di lungo periodo, di spegnimento della vecchia rete in rame, a partire dalle aree in cui c’è maggiore concentrazione di fibra ottica, dove è già possibile attivare il servizio.
Per motivi di lavoro sono stato in Romania, Finlandia e Lettonia.
RispondiEliminaFibra anche nei paesini più piccoli. Non dico altro!