Le regioni hanno ricevuto fondi dal 1999 ad oggi, ma oltre 9 mila non sono stati portati a compimento. Opere di cui non si sa nulla, se siano in attesa di avvio o in fase di progettazione, se i relativi lavori siano stati aggiudicati o ultimati, o piuttosto modificati o revocati
di Francesco Cerisano
Spariti nel nulla. Circa 9.500 interventi
anti-dissesto idrogeologico, per i quali le regioni hanno ricevuto fondi dal
1999 ad oggi, non sono stati portati a compimento. Opere di cui non si sa
nulla; se siano in attesa di avvio o in fase di progettazione, se i relativi
lavori siano stati aggiudicati o ultimati, o piuttosto modificati o revocati. I
dati dell'Anac sullo stato di attuazione delle opere anti-dissesto
idrogeologico, aggiornati a novembre 2023 ed elaborati incrociando i numeri
dell'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)
attraverso la Banca dati Rendis (Repertorio Nazionale degli interventi per la
Difesa del Suolo) e dalla Corte conti, fanno riflettere e aprono possibili
scenari di danno erariale perché a sparire nel nulla non sono solo interventi
che magari avrebbero potuto scongiurare situazioni di calamità naturale e
salvare vite umane, ma anche tanti soldi pubblici trasferiti negli anni alle
regioni: oltre 17 miliardi in totale che avrebbero dovuto finanziare 25.101
interventi di cui, come detto, 9.483 sono spariti dai radar dell'Anac.
E per questo l'Autorità anticorruzione presieduta da
Giuseppe Busìa ha deciso di vederci chiaro, avviando un'indagine conoscitiva
regione per regione che si concluderà entro fine anno per capire se i ritardi
siano stati causati da intoppi burocratici oppure da altre motivazioni.
Alcune regioni hanno già risposto, comunicando
all'Authority gli importi complessivi dei lavori che risultano ad oggi dotati
di Codici identificativi gara (Cig). Si tratta della Basilicata (6,8 milioni)
della Campania (249,5 milioni tra finanziamenti nazionali e regionali),
dell'Emilia-Romagna (81,4 milioni), del Friuli Venezia Giulia (71,2 mln), della
Liguria (177,9 mln) e della Toscana (48,6 mln). Le altre dovranno dare
spiegazioni al più presto perché altrimenti il rischio che le procure della magistratura
contabile possano attivarsi è reale.
I dati dell'Anac
I numeri dell'Anac hanno fotografato 24 anni di
finanziamenti statali alle regioni. Un periodo in cui gli interventi finanziati
hanno registrato oscillazioni numeriche piuttosto importanti, passando da un
minimo di 2 nel 2012 a un massimo di 8.179 (per uno stanziamento di 4,2 mld)
nel 2021. Incrociando i dati è emerso che le regioni che hanno messo in campo
più interventi sono la Lombardia (2.558), il Piemonte (2.240), la Calabria
(2.142) e il Veneto (1.870). In testa nella classifica della regione che si è
portata a casa più soldi c'è però la Campania con 1,5 miliardi. Lombardia e
Sicilia con 1,468 miliardi a testa si piazzano al secondo posto. Seguono il
Veneto (1,382 miliardi), la Calabria (1,329 mld) e il Piemonte (1,093 mld). In
totale, come detto, lo stanziamento complessivo è stato di oltre 17 miliardi
per finanziare 25.101 opere contro il dissesto idrogeologico.
Peccato che, in 24 anni, solo un'opera su tre sia
stata portata a compimento (8.073 su 25.101) mentre risultano ancora in corso
di progettazione 4.348 opere e in esecuzione 2.649 interventi. Ma si contano
pure, come evidenziato dall'Anac, 33 opere in attesa di avvio, 208 opere
revocate o nulle, 16 in via di modifica, 114 lavori aggiudicati e 109 di cui è
stata ultimata la progettazione. Il dato più preoccupante, in ogni caso,
risiede in quei 9.483 progetti di cui non si sa più nulla.
L'indagine conoscitiva
L'Anac non vuole puntare il dito contro nessuno e ha
spiegato che intende portare avanti a livello nazionale quel ruolo di vigilanza
collaborativa che sta positivamente sperimentando in Emilia-Romagna al fianco
del commissario per l'emergenza, Generale Francesco Paolo Figliuolo e a Ischia
con il commissario Giovanni Legnini. Mentre hanno espresso interesse ad una
collaborazione più fattiva le regioni Campania, Toscana, Piemonte, Friuli
Venezia Giulia, Umbria e Basilicata. “Anac si muove in via proattiva per
sollecitare le pubbliche amministrazioni alla tempestiva realizzazione di opere
fondamentali, quali quelle necessarie per evitare emergenze e ridurre i rischi
idrogeologici”, ha spiegato il presidente Giuseppe Busía. “Vogliamo evitare che
i fondi stanziati vengano spesi in ritardo o sprecati. L'indagine conoscitiva
aperta vuole individuare i possibili rallentamenti ed affiancare le
amministrazioni così da risolvere in tempi rapidi gli intoppi. Una sorta di
vigilanza collaborativa preventiva”. “Vogliamo fare di più e muoverci in via
preventiva, perché tali disastri non si ripetano, e i rischi siano ridotti”, ha
proseguito Busía. “Purtroppo rileviamo una diffusa inefficacia delle misure
finora adottate, con scarsa capacità di spesa e di realizzazione dei progetti,
con interventi di natura prevalentemente emergenziale e non preventiva”.
(Segnalato da Dubbio)
Certamente c'è un problema del pubblico in cui troppe persone tendono a fare meno possibile (che tu faccia o non faccia lo stipendio è graniticamente garantito, meglio non fare).
RispondiEliminaC'è anche un problema culturale di dispersione, l'iniziare mille cose e finire, completare duecento.
Necessario responsabilizzare: erogazione fondi solo in avanzamento progettazione e lavori, collaudi rigorosi.
Chiedetelo a Bonaccini come presidente della regione e alla Elly, che era responsabile della messa in sicurezza del territorio e che non hanno fatto nulla, per poi gnolare continuamente che è colpa del governo.
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