“Meglio abbandonare la montagna, andiamo tutti a
Bologna che hanno un sacco di posto. Basta fango, basta acqua, chiudiamo i
Comuni, licenziamo i dipendenti pubblici inutili, lasciamo i monti agli orsi,
ai lupi, ai cinghiali, ci arrendiamo. La Regione ha vinto, andiamo via, abbiamo
perso”. Il commento disperato e disilluso di un residente dell’Appennino è
stato postato come commento a uno dei tanti pezzi che riportavano una delle
tante promesse tradite a favore del recupero delle aree montane.
E i gridi d’allarme sono ormai diversi a iniziare da
quello dell’approvazione del CTU, la
nuova pianificazione territoriale della Città metropolitana che prevede
l’immobilismo in Appennino con regolamenti soffocanti e possibilità solamente
in città e in pianura, fino agli innumerevoli trasferimenti dei servizi in barba
alle promesse degli amministratori centrali, e infine alla recente denuncia del
consigliere regionale Marco Mastacchi in un confronto amministrativo sulla
viabilità: “C’è una corrente di pensiero che vede nell’abbandono dell’Appennino
un processo utile e si opera in tale direzione,” come che il progetto
amministrativo in atto fosse quello di
rendere difficile la vita ai residenti, negando una viabilità
sufficiente, per mandare un chiaro
invito all’abbandono.
A questi gridi dall’allarme si aggiunge quello di ieri
del Comitato per la Ferrovia Porrettana
che, di fronte all’ennesimo disservizio con la soppressione di una
corsa, quella degli studenti che si recavano a Bologna per l’esame di maturità,
con rischio di dover saltare la prima prova scritta, ha fatto l’ennesimo elenco
dei disservizi nella funzionalità della strada ferrata, quasi fosse ormai la
normalità. “Qui il disservizio è di casa ed è ormai da accettare come fatto normale e inevitabile”.
E anche in questo caso, se la certezza dei servizi è negata, e forse
volutamente determinata, l’abbandono diventa un’opzione valutata e forse
applicata e certamente un elemento scoraggiante per gli attesi, sbandierati e
persino finanziati ( così si dice) nuovi recuperi residenziali in Appennino.
Veniamo comunque al bollettino dei disservizi del
Comitato Ferrovia Porrettana:
Sabato 27 maggio ritardi di circa 20
minuti su alcuni treni pendolari del mattino causa guasto Boa RFI. Giovedì 1°
giugno ritardi di circa 31 minuti al treno 17743 delle 9:04 da Bologna causa
guasto Boa RFI. Venerdì 9 giugno ritardi di circa 30 minuti su alcuni treni per
guasto al passaggio a livello RFI di Vergato. Lunedì 12 giugno nel primo
mattino cancellati da Riola a Porretta i treni pendolari 17731 delle 5:52 da Bo
e 17740 delle 7:18 da Porretta causa guasto passaggio livello RFI di Riola. In
tarda mattinata ulteriori ritardi di oltre 30 minuti su alcuni treni per guasto
impianti RFI a Marzabotto.
Lunedì 19 giugno disastroso: tutti i
treni del pomeriggio, carichi di pendolari stanchi dopo una giornata di lavoro,
hanno viaggiato con ritardi da 20 a 40 minuti a causa di un guasto degli
impianti RFI a Santa Viola sovraffollati a causa della cancellazione di alcuni
treni di punta. Pendolari nel caos più totale a bordo di treni che non
partivano o rimanevano lunghi minuti fermi sulla linea senza spiegazioni fino
alla tarda serata. Martedì 20 giugno cancellato il treno 17787 delle 19:37 per
un problema al personale viaggiante.
Mercoledì 21 giugno cancellato il treno
11734 delle 06:08 da Porretta che, oltre ai consueti lavoratori pendolari,
doveva trasportare gli studenti alla prima prova per la maturità. Il treno
successivo si è rivelato stipato all'inverosimile mentre gli utenti si
chiedevano inferociti perché fosse un piccolo Etr 350 anziché un più opportuno
e capiente Rock.
Come facciamo a rispondere alle più che
giustificate lamentele dei viaggiatori
che, oltre a non ricevere alcun risarcimento, dovranno continuare a
subire gli stessi disservizi visto che non sono previsti miglioramenti
infrastrutturali sulla nostra linea, tranne la promessa del raddoppio del
binario fino a Sasso Marconi? Un’operazione che non sappiamo ancora quando sarà
effettuata e che, purtroppo, apporterà limitati benefici per il tratto
monobinario da Sasso Marconi a Porretta Terme dove si stanno concentrando la
gran parte dei guasti alle infrastrutture.
Nell’ultima riunione del 12 maggio è
apparso chiaro che alla Regione e alla Città Metropolitana interessa,
prioritariamente, dotare la cintura bolognese di un treno ogni 10 minuti; salvo radicali
cambiamenti il nostro destino appare segnato: a Bologna i treni passanti, a noi
l’automobile grazie alla strategia illuminata del SFM.
Beh, non voler capire che si mira all’abbandono
dell’Appennino è da cocciuti o da stupidi.
Un’ ultima annotazione: il sindaco metropolitano è
eletto dai bolognesi e il peso numerico elettorale metropolitano è in pianura,
perché gli amministratori che contano ovviamente in una rielezione dovrebbero
preoccuparsi tanto dei residenti nelle cintura appenninica di Bologna?
Meglio curare gli altri cittadini metropolitani.
Infatti istituire la città metropolitana è stata come diceva fantozzi unac...pazzesca.
RispondiEliminaPoi il sindaco di Bologna sembra un piccolo Stalin voglio comando e posso.
Branco di fannulloni incompetenti