martedì 23 maggio 2023

Noterelle sull’ ALLUVIONE


Gian Paolo Frabboni, marzabottese,  ci ha inviato una sua lirica sul doloroso evento che ha ferito così profondamente l’Emilia Romagna.

La pubblichiamo volentieri per condividerla con i nostri lettori.  

 

“Emilia e Romagna” così vien chiamata,

 come fossero sorelle,

“Ma Regione unita  E’ ”

 per ordine Supremo,

ma non son parenti.

Una , severa,  si  estende sul piano  e i  monti,

l’altra, gioiosa,  ride e guarda il mare,

 che volge all’orizzonte.

 Il popolo è silente, ma altrove ha il suo pensiero,

tutti  hanno affanni  e il Supremo ........ pensa.

 Lassù tutto crolla e giù il mare piange

e  in Alto non s’avvedono (eppur sanno)

 in che stato è un ruscello

 e nessun provvede all’opre necessarie.

 Paesi  e borghi  affondano e l’acqua avanza.

 Così senza “equilibrio” persona partorisce

“onde di piena” nella Maggiore Piazza,

mentre via Saffi  s’innalza l’alluvione.

Il popolo si prostra con secchi e col badili.

 I Grandi prometton subito, doverosi  aiuti. 

E  prontamente in campo, mettono il Tributaio

 che in quella via ordina, senza ritegno alcuno,

l’immantinente ripristino, e non l’aiuto,

 a chi ha subito il danno,

per l’esplosione d’acqua dentro  i suoi  locali.

Ma a chi può rivolgersi il povero  cittadino?

Abbiamo un solo santo nella Val del Reno,

e allora affidiamoci  al “beato Fornasini”.

 

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