martedì 18 aprile 2023

Cimo-Fesmed: è vero allarme per la sanità regionale


Da Luca Spinardi  

Segretario Regionale Federazione CIMO-FESMED e Segretario aziendale AUSL Bologna. 

 

La Federazione CIMO-FESMED si associa alle dichiarazioni di allarme di ANAAO sulla sostenibilità del sistema sanitario regionale e delle cure per i cittadini Emiliano Romagnoli.

Stiamo probabilmente arrivando al punto di rottura, di cui le dimissioni numerose in particolare nei servizi di urgenza-emergenza o la difficoltà allo smaltimento delle liste di attesa sono gli indicatori oggettivi di più semplice comprensione.

Lo scenario attuale è la naturale conseguenza di anni di disinvestimento nella sanità pubblica: meno posti letto, meno posti di terapia intensiva, riduzione drammatica della qualità della vita dei medici (di cui l interaziendalita' è un esempio perfetto: medici pendolari tra presidi lontani tra loro alienati dal contatto continuativo con i pazienti e con i colleghi di altre discipline con cui condividere scelte e responsabilità), la riduzione dei salari (un giovane chirurgo guadagna 2.500 euro al mese dopo anni di lacrime e sangue per la formazione, con una vita infernale: non stupisce che non lo voglia fare più nessuno).

I medici spesso oramai sonsigliano ai figli di fare la loro professione perché vogliono per loro una vita migliore.  

Le organizzazioni sindacali devono però dissociarsi dal gioco del rimpallo delle responsabilità politiche: siamo arrivati a questo punto dopo decenni di scientifico disinvestimento sulla sanità pubblica, e gli appelli di quei politici e dirigenti che in altri tempi hanno contribuito a questa drammatica situazione non sono nell'interesse dei malati.

Ognuno nel suo ruolo ha il dovere di trovare soluzioni emergenziali, è una emergenza e si deve evitare il peggio: sia a livello regionale che nazionale.  

Il miglioramento delle condizioni di lavoro e delle retribuzioni dei medici, la revisione della rete ospedaliera eliminando gli sprechi dei presidi utili solo ai fini elettorali, e una forte spending review orientata più al consolidamento delle cure che agli investimenti in edilizia o a incrementare il numero di apparecchiature moderne poi non utilizzate per carenza di personale, sono il primo intervento da fare.  

Che ognuno si prenda le sue responsabilità, i medici ed i sanitari lo hanno sempre fatto ma sono stanchi di essere gli unici. 

1 commento:

  1. Sinceramente non capisco il nesso!... Se non vi e' sostenibilità del sistema con tutte le cose che elenca il segretario (medici sottopagati, chiusura di presidi, non smaltimento delle liste di attesa) non so' proprio come se ne possa venire fuori, forse con un aumento degli investimenti?... ma si sa' quelli vengono dalle tasse, che a quanto sembra non le vuole più pagare nessuno, mi viene da pensare che si voglia arrivare a una sanita' privata dove ti devi fare un assicurazione per avere un servizio, e si sa' che in questa maniera per i meno ricchi puo' essere un problema, non sono mai stato per un abbassamento delle tasse, perché poi creano questi effetti, ma avrei sempre preteso un maggiore controllo sia delle spese che dei contribuenti, ma evidentemente sbagliavo perché gli anni mi insegnano che appena prima di una elezione basta promettere un abbassamento della pressione fiscale che si riescono ad avere tante crocette.

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