giovedì 16 marzo 2023

Il direttore di ufficio postale simula una rapina.

 Inesperti e piuttosto distratti, i tre rapinatori sono stati  smascherati dai Carabinieri


Aveva bisogno di soldi e così, insieme a due complici, ha deciso di fingere una rapina ai danni dell’ufficio postale dove lavorava.

L’inganno è stato però scoperto dai Carabinieri della Compagnia di San Giovanni in Persiceto che, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno denunciato 3 persone, due 50enni e un 46enne, tutti italiani e residenti in provincia, ora accusati di simulazione di reato e peculato, in concorso. 

I fatti risalgono al 3 marzo del 2020, quando i Carabinieri ricevettero la telefonata del direttore dell’ufficio postale con cui denunciava di essere stato, all’interno della sua filiale, minacciato con un coltello, derubato e rinchiuso in bagno da due malviventi. 

Liberato, il direttore, 50enne italiano, apparentemente spaventato, ma in buone condizioni, confermò ai militari di essere stato costretto da due rapinatori ad aprire la cassaforte e a consegnare la somma di circa  20.000 euro in contanti. Precisava inoltre che al momento dell’irruzione dei malviventi non vi erano clienti o altri dipendenti presenti.

Lo stabile, tra l’altro, non era protetto da sistema di videosorveglianza.

I Carabinieri sono stati insospettiti da alcuni particolari: il direttore era stato chiuso in bagno con il suo telefonino, grazie al quale aveva dato l’allarme sebbene in ritardo e uno dei rapinatori aveva dimenticato il coltello utilizzato per la rapina sopra un tavolo degli uffici.

È strato proprio quest’ultimo, sequestrato e inviato ai Carabinieri del RIS di Parma, a dare prova sul fondamento dei sospetti,  grazie alle tracce di materiale biologico presenti sul manico.

A ulteriore prova del raggiro è stato accertato che con uno degli indiziati il direttore avera avuto stranamente contatti al telefono nei giorni precedenti la rapina, negli interrogatori era  caduto spesso in contraddizione e sul suo conto corrente, dopo la rapina,  erano stati effettuati  alcuni movimenti bancari in ingresso che non aveva saputo giustificare. I Carabinieri hanno così continuato ad approfondire la vicenda e hanno accertato che il direttore aveva problemi di tossicodipendenza e aveva  maturato debiti anche importanti. Inoltre  aveva da poco acquistato un’auto e ristrutturato casa.

I Carabinieri hanno ipotizzato così che per permettersi l’acquisto dello stupefacente e racimolare anche qualcosa per le altre spese, il direttore potesse aver deciso di simulare la rapina, di concerto con altre due persone, una delle quali è stato accertato gravitare nell’ambiente dello spaccio di stupefacenti.

La conferma ai loro sospetti iniziali i Carabinieri li hanno avuti anche da una persona vicina agli indagati, che, ascoltata come persona informata sui fatti, ha dimostrato di conoscere particolari sulla rapina che non erano mai stati divulgati, accusando il direttore e gli altri complici della sua simulazione per potersi impossessare del contenuto della cassaforte.

I tre, cui è stato da poco notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari della Procura della Repubblica di Bologna, ora rischiano il processo.

Il direttore infedele nel frattempo, prima della conclusione delle indagini, è stato trasferito per altra causa ad altra sede dalla propria amministrazione. 

Dal Comando Provinciale Carabinieri Bologna

Nessun commento:

Posta un commento