mercoledì 1 marzo 2023

Commercio, in 10 anni in Italia sono spariti 100mila negozi

 Ci sono sempre meno negozi di beni tradizionali: libri e giocattoli -31,5%; mobili e ferramenta -30,5%; abbigliamento -21,8%. E ci sono sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,6%; computer e telefonia +10,8%), attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%). E' quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio “Demografia d’impresa nelle città italiane”


Dubbio segnala

 

In 10 anni, tra il 2012 e il 2022, in Italia sono spariti oltre 100mila negozi. Ci sono sempre meno negozi di beni tradizionali: libri e giocattoli -31,5%; mobili e ferramenta -30,5%; abbigliamento -21,8%. E ci sono sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,6%; computer e telefonia +10,8%), attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%). E' quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio “Demografia d’impresa nelle città italiane”. In particolare, si legge nel rapporto, sono sparite oltre 99mila attività di commercio al dettaglio e 16mila imprese di commercio ambulante. In crescita alberghi, bar e ristoranti (+10.275). È cresciuta anche la presenza straniera nel commercio, sia come numero di imprese (+44mila) sia come occupati (+107mila), e si sono ridotte le attività e gli occupati italiani (-138mila e -148mila)

E' quanto emerge da uno studio di Confcommercio sulla demografia di impresa nelle città italiane dal 2012. Cambia anche il tessuto commerciale all'interno dei centri storici "con sempre meno negozi di beni tradizionali" (libri e giocattoli -31,5%, mobili e ferramenta -30,5%, abbigliamento -21,8%) e "sempre più servizi e tecnologia" (farmacie +12,6%, computer e telefonia +10,8%), attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%). "La desertificazione commerciale non riguarda solo le imprese, ma la società nel suo complesso perché significa meno servizi, vivibilità e sicurezza. Occorre accelerare la riqualificazione urbana con un utilizzo più ampio e selettivo dei fondi europei del Pnrr e il coinvolgimento delle parti sociali", commenta il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.

Nel rapporto si parla anche del rischio di desertificazione commerciale delle nostre città, alimentato dalla modificazione e riduzione dei livelli di servizio offerto dai negozi in sede fissa: negli ultimi 10 anni, nei comuni la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti (un calo di quasi il 20%). “Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno – dice Confcommercio –, per il commercio di prossimità non c’è altra strada che puntare su efficienza e produttività anche attraverso una maggiore innovazione e una ridefinizione dell’offerta”

“La crescita delle attività di alloggio e ristorazione non compensa le riduzioni del commercio, ma modifica in misura rilevante le caratteristiche dell’offerta nelle città e nell’economia in generale. Complessivamente, la doppia crisi pandemica ed energetica sembra avere enfatizzato i trend di riduzione della densità commerciale già presenti prima di tali shock. L’entità del fenomeno non può che destare preoccupazione”, dice Confcommercio. 

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