martedì 13 dicembre 2022

Le grotte e le cascate di Labante stanno morendo di sete

Un convegno, quello del 25 Novembre scorsoalla ricerca della terapia per la conservazione di un gioiello ambientale di grandissimo valore. 

di Alessandro Gherla

per il Comitato Spontaneo di Tutela delle Grotte di Labante


La domanda a cui abbiamo cercato di rispondere in quella serata, assieme a validi relatori che ringraziamo, era finalizzata alla ricerca di una soluzione per evitare la morte biologica del Sito SIC denominato Grotte e Cascate Pietrificate di Labante. Come per una malattia, il primo passo era rendersi conto e accettare consapevolmente che il Sito fosse in uno stato di forte malessere, diagnosticare la patologia e le cause che l’hanno determinato e trovare le possibili soluzioni. Uno studio realizzato dall’allora Provincia di Bologna nel 2013, che è stato l’Ente Gestore del Sito fino alla trasformazione in Città Metropolitana, ha prodotto il Piano di Gestione, fatto proprio dalla Regione Emilia Romagna nel 2018, a cui oggi compete la gestione del Sito, dove già allora era evidente che il Sito stesse morendo di sete. La natura degli habitat che formano il gioiello dell’Appennino Bolognese, è stato definito dagli scienziati della Regione molto fragile, sensibile ad ogni cambiamento avvenisse per effetti naturali o per mano dell’uomo. La natura, col Climate Change ha accelerato il degrado del Sito, che fondamentalmente vive di acqua che sgorga dalla sorgente di San Cristoforo, quella che nei millenni ha generato questo enorme sperone di tufo (sponga in dialetto), dove vivono habitat protetti dalla Comunità Europea. Inoltre, l’uomo ha ulteriormente accelerato il degrado captando, in certi periodi di siccità, quasi totalmente l’acqua della sorgente. Altri agenti esterni sono la concausa del malessere del Sito, ma abbiamo ritenuto di dare priorità a questioni vitali. Di questa situazione le popolazioni che vivono abitualmente il Sito se ne erano già accorte da anni, avevano anche tentato di farlo presente alle autorità ed agli Enti Gestori in particolare ad Hera spa, ma sempre senza successo, sentendosi spesso dire che era una nostra impressione, che erano state realizzate opere idrauliche finalizzate al rilascio di 1,9 l/secondo di acqua (peccato che il rilascio minimo vitale per il Sito sia stato stimato scientificamente in 5 l/secondo, vedi P.G. 2018 e che spesso non sgorgava nulla), che non vi erano evidenze scientifiche che provassero quanto contestato, fino a sentirsi dire che si doveva scegliere tra il servizio all’utenza (l’acqua che sgorga dai rubinetti di casa/azienda) e la salvaguardia del Sito. Questa risposta non l’abbiamo mai digerita, mancavano però le evidenze scientifiche e i denari per commissionare una ricerca che suffragasse le nostre impressioni. Il Piano di Gestione 2018, scaricato dal sito della Regione Emilia Romagna (per caso!), ha fornito le prove che le nostre sensazioni erano evidenze già risalenti a molti anni fa. A questo punto nessuno avrebbe potuto obbiettare nulla e così abbiamo pensato, assieme al CAI Bologna ed al Comune di Castel d’Aiano, che nell’aprile 2022 ha scritto agli Enti Gestori senza però ricevere alcuna risposta, di parlarne pubblicamente, invitando all’assemblea pubblica Regione, Hera spa (che non ha partecipato), Consorzio della Bonifica Renana ed altri attori del territorio. Il CAI Bologna con la Commissione TAM (tutela ambiente montano), che ringraziamo nella persona della Biologa Giovanna Barbieri, ci ha fornito il supporto istituzionale e scientifico per l’organizzazione della serata, che si è tenuta a Castel d’Aiano all’interno della Sala Civica messa a disposizione gratuitamente dall’Amministrazione Comunale.

Il FAI (fondo Ambiente Italiano) col Gruppo dell’Appennino Bolognese rappresentato da Eugenio Salamone, ha, col proprio intervento, evidenziato l’importanza del Sito in termini di attrattività turistica, fondamentale per le attività ricettive dell’Appennino Bolognese e Modenese.

Possiamo dire di essere usciti dall’assemblea abbastanza soddisfatti, infatti il neo Assessore alla Montagna Igor Taruffi, che ringraziamo, in modo esplicito si è fatto carico del problema, garantendo un tavolo di confronto con Hera spa, mentre la parte tecnica della Regione Emilia-Romagna rappresentata dal Dr. Francesco Besio si è posta come interlocutore scientifico per analizzare le possibili soluzioni, così come il Consorzio della Bonifica Renana, rappresentata dal Geom. Andrea Gherardini. La soluzione definitiva al problema delle Grotte di Labante, già individuata nel Piano di Gestione del 2013- 2018, consiste nella realizzazione del collegamento dell’acquedotto di Castel d’Aiano e Vergato (in parte), a quello principale del Setta (a Vedegheto), lasciando libera la poca acqua rimasta alle Sorgenti di San Cristoforo. Questo investimento, oltre a garantire la vita al Sito delle Grotte di Labante, permetterebbe di interrompere i viaggi dell’acqua potabile su gomme, trasportata da cisterne che ormai tutto l’anno (anche d’inverno), riforniscono i serbatoi di Santa Lucia, San Cristoforo e Tolè, fornendo acqua anche alla Valsamoggia. Nell’era della Transizione Ecologica e della Sostenibilità, ormai associata a qualsiasi cosa, interrompere questi viaggi su gomma crediamo sia buona pratica ma servono investimenti, che per un territorio come quello della montagna, che a parole le Istituzioni ne decantano l’importanza anche per la salvaguardia della pianura ma nei fatti è lasciato ad un lento/veloce degrado, sono considerati investimenti improduttivi di dividendi. Un po’ di amarezza rimane per aver perso così tanto tempo, per aver soggiaciuto a piccoli interessi personali di chi voleva far finta di niente, di chi faceva finti progetti di ripopolamento della montagna, erogando anche denari per comprare casa, senza pensare alla totale assenza dei servizi essenziali (vedi la Sanità con la chiusura del punto prelievi di Castel d’Aiano) ed alla salvaguardia di ecosistemi, come quello di Labante, che a livello turistico assumono una importanza molto importante per tutto l’Appennino. Guardando avanti, attendiamo lo sviluppo del tavolo di lavoro promosso dall’Assessore Taruffi, che riteniamo urgentissimo, consapevoli che l’estate presto arriverà e le temperature eccezionali renderanno nuovamente arso il Sito se resterà privo dell’acqua che serve, avvicinando sempre più ad una situazione senza ritorno. Come per una malattia la diagnosi certa, individualmente accettata e la consapevolezza dell’ammalato, resta il primo passo per trovare la cura e guarigione. Ora sta alle istituzioni, Regione Emilia-Romagna ed Hera spa, che si è resa disponibile a qualsiasi investimento fosse necessario e deciso dalla prima, a fare tutto il possibile per recuperare il tempo perso. Ringraziare le oltre 120 persone presenti alla serata è per noi un obbligo, senza di loro l’incontro non avrebbe sortito i risultati che ora attendono conferme.

Per chi fosse interessato a leggere il Piano di Gestione 2018: https://ambiente.regione.emiliaromagna.it/it/parchi-natura2000/rete-natura-2000/strumenti-di-gestione/misure-specifiche-diconservazione-piani-di-gestione/piani-di-gestione/pg528.pdf/@@download/file/PG528.pdf


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