Che in tanti si erano impegnati a risolvere, ma era la solita manfrina. L’economia agricola della montagna e della collina è mortificata. Le razzie dei cinghiali sono protette, le produzioni agricole costrette all’abbandono
“Sono ormai decenni che il nostro territorio vede aumentare in misura eccessiva ed esponenziale l’espansione dei cinghiali. Il costo di questa ormai straripante presenza si traduce da troppo tempo in enormi danni arrecati all'agricoltura, in incidenti stradali troppo spesso mortali e che coinvolgono cittadini ignari, e nel rischio di diffusione della peste suina africana,” denuncia il consigliere regionale di Rete Civica, Marco Mastacchi (nella foto), in un’interrogazione.
“Con
Delibere di Giunta e di Consiglio emanate dal 1994 al 1999, la provincia di
Bologna aveva assunto impegni precisi per risolvere il problema. Impegni rimasti
vuote parole sulla carta e a farne le spese è l’agricoltura dell'Appennino che continua ad essere tenuta sotto scacco dagli ungulati e a
subirne, impotente, i danni.
Si
è assistito nel tempo a diversi ed encomiabili tentativi da parte di alcuni
imprenditori di creare opportunità di lavoro e di reddito nelle nostre zone: parliamo
di coltivazione di grani antichi, o della mela 'rosa romana', prodotti
biologici e coltivazioni di nicchia. Questi imprenditori vanno sostenuti e
premiati. Chi è disposto ad investire nel nostro Appennino, deve trovare disponibilità
e collaborazione e non deve essere mortificato e demotivato dalla burocrazia.
Va tenuto in considerazione che la caccia, la pesca, i prodotti del sottobosco
debbono essere 'parte rilevante dell’economia delle zone montane', così come
stabilisce l’art.8 della legge 97 del 1994, che dopo quasi 30 anni rimane
disatteso, mentre i proprietari dei terreni sono sovrani dei loro beni solo
quando si tratta di pagare le tasse. Si dovrebbe cercare di evitare l’esodo
della gente della montagna e dare la possibilità agli agricoltori di fare
reddito con i propri terreni: solo con la loro insostituibile esperienza si può
evitare il degrado del nostro Appennino.
Già
da tempo la cittadinanza si è attivata con la raccolta di circa 10.000 firme
per chiedere, a nome di agricoltori, proprietari dei terreni e semplici
cittadini, di intervenire con provvedimenti volti a risolvere i diversi
problemi ancora in essere. Non più tardi di questa estate le richieste sono
state nuovamente presentate alla Regione Emilia-Romagna dal Comitato per la
Montagna nella persona del suo Presidente, senza però ottenere alcuna risposta.
Per risolvere il problema è necessaria la piena consapevolezza di tutti, occorre
creare una collaborazione istituzionale a tutti i livelli, un impegno comune
per valorizzare il nostro territorio".
Mastacchi interroga la
Giunta sulle azioni che intende intraprendere nel breve periodo per risolvere il
problema dell’eccessiva presenza di cinghiali nel nostro Appennino,
considerando che non è solo un problema degli agricoltori, ma, a causa di una
densità di fauna che spinge i selvatici a valle, di tutti i cittadini che si
trovano nelle aree montane e non, oltre ad interessare la viabilità nei
territori di pianura. Chiede inoltre se si preveda e in che modo, il coinvolgimento
delle realtà territoriali del nostro Appennino come le associazioni agricole, i
cacciatori e i sindaci dei territori coinvolti, per operare sinergicamente
nella risoluzione del problema, considerate anche le difficoltà create dalla
pandemia e dalla situazione economica, che ha portato alle stelle i costi delle
materie prime mentre i prezzi dei prodotti agricoli sono rimasti irrisori.
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