venerdì 28 ottobre 2022

Cent’anni fa la marcia su Roma.

Un portale web e un volume raccontano in maniera critica ragioni, tempi e forme dello squadrismo fascista in Emilia-Romagna


di Gianni Boselli

Ha preso  forma un originale progetto scientifico di ricerca storica curato da 11 Istituti Storici della Resistenza e dell’età contemporanea emiliano-romagnoli. Un meticoloso studio degli Istituti, che hanno su questi temi lavorato congiuntamente negli ultimi anni, dal quale nascono un portale web dedicato e un volume, ‘Le origini del fascismo in Emilia-Romagna (1919-1922)’.

Prendendo in esame un periodo storico in cui il fascismo non aveva ancora un forte seguito politico e una solida base popolare, l’Emilia-Romagna rappresentò, pur in modo non uniforme, un interessante laboratorio di biografie e strategie destinate ad orientare il nuovo corso della storia, dove le cronache dei primi anni Venti risulteranno decisive per la lettura della più generale vicenda nazionale. 
Le iniziative legate al progetto sono state sostenute dalla Regione attraverso un finanziamento previsto dalla legge regionale sulla Memoria e la storia del Novecento in Emilia-Romagna.

E’ stato presentato a Bologna il portale e il volume  con l’assessore regionale alla Cultura e Paesaggio, Mauro Felicori, i rappresentanti degli Istituti Storici della Resistenza e dell’età contemporanea emiliano-romagnoli, il curatore del volume, il professor Andrea Baravelli dell’Università di Ferrara, l’editore di Pendragon, Antonio Bagnoli.

Immagine dell'incontro di presentazione

L’obiettivo del portale (www.originifascismoer.it) è quello di offrire nuovo materiale al dibattito pubblico, frutto di un accurato lavoro di analisi delle fonti e di riorganizzazione grafica delle stesse. Online attraverso sezioni (corredate di tabelle, grafici e riassunti) dedicate ai contesti locali, ai risultati elettorali a documenti ufficiali e biografie, si ricostruiscono gli eventi degli anni Venti del secolo scorso, quando il fascismo s’impose in Emilia-Romagna mostrando il proprio volto più violento. Con i cosiddetti ‘squadristi’ che non esitarono a ricorrere ai metodi più brutali e ad uccidere in più occasioni chi non condivideva i loro principi violenti e totalitari, di negazione della democrazia.
Sul sito, al di là del racconto del fenomeno squadrista, che pure costituisce una fonte importante per descrivere l’universo mentale dei carnefici, si trova un focus sulla violenza che rappresentò l’elemento cruciale dell’affermazione fascista.
Il fascismo si impose con la violenza nel frammentato campo delle forze patriottiche e strinse saldi legami che quei soggetti – dalle forze dell’ordine alla magistratura, dal mondo militare ai prefetti – che in teoria avrebbero dovuto tutelare lo Stato. Grazie alla violenza, lo squadrismo ridisegnò infine la geografia politica della regione, cancellando i risultati elettorali e imponendo, con le dimissioni forzate delle Giunte comunali, una gravissima alterazione del concetto stesso di rappresentanza.

Parallelo al Portale web, è il volume (465 pagine, edizioni Pendragon ottobre 2022) “Le origini del fascismo in Emilia-Romagna (1919-1922)” curato da Andrea Baravelli, professore associato dell’Università di Ferrara.
Il fascismo nacque milanese, ma crebbe in Emilia-Romagna. Fu infatti in questa regione, vero e proprio laboratorio della politica novecentesca, che il movimento fondato da Mussolini s’irrobustì. Fino ad avere la forza per traghettarsi da vincitore a Roma. Naturale raccordo di ambienti distanti, luogo di passaggio obbligato per chiunque voglia attraversare la penisola, l’Emilia-Romagna ebbe un ruolo fondamentale nelle vicende della crisi dello Stato liberale. Fu infatti il suo controllo, affermato attraverso il dispiegamento di una violenza cieca e fin lì inedita, a consentire al fascismo di ergersi a fenomeno nazionale.

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