La presidente del Comitato illustra la proposta ‘ Borgo dei Nonni’
di Liliana Morotti
Martedì sera,
all’interno dell’area archeologica di Marzabotto, si è tenuto l’incontro di
presentazione del progetto di riqualificazione dell’ex-cartiera di Lama di
Reno.
Di fronte ad un nutrito
numero di cittadini, tutti i vari rappresentanti amministrativi e tecnici hanno
illustrato cosa si intende realizzare nell’area ex Burgo.
Alla fine di tutti gli
interventi, un membro del Consiglio di Frazione di Lama di Reno (rappresentante
dei cittadini) ed io in qualità di Presidente del Comitato Cittadino per la Riqualificazione
Urbana dell’ex-Cartiera, abbiamo chiesto la possibilità di formulare alcune
domande, possibilità che è stata negata in quanto, è stato detto, quella non
era la sede appropriata, negando così un sacrosanto diritto dei rappresentanti
dei cittadini.
In ogni caso questo è
solo l’ultimo esempio di quanto la popolazione di Lama di Reno e il Comitato
non vengano assolutamente tenuti in debita considerazione dall’Amministrazione,
visto che quello che la popolazione della frazione ha espresso in un sondaggio,
organizzato dal Consiglio di Frazione di Lama di Reno e che ha coinvolto quasi
mille persone, non è stato considerato nel progetto che è stato illustrato ieri
sera.
Tantomeno il progetto non
rappresenta l’esito della serie di incontri del Tavolo Tematico chiesto dal Comitato
e, finalmente dopo lunghi mesi di attesa, organizzato dall’Amministrazione.
In pratica ci hanno
detto ieri sera che nell’area verrà realizzato un centro congressi/conferenze,
un hub che ospiterà delle start-up, un
albergo/ostello per ospitare studenti, lavoratori e turisti che frequenteranno
la ciclovia del sole, un emporio e, lungo il fiume, spazi verdi, mentre lo
spazio antistante la cartiera dietro l’attuale cancello diventerà la piazza.
Non si capisce l’utilità
di un centro congressi a Lama di Reno quando i servizi alla popolazione previsti
per una frazione completamente svuotata da ogni attività commerciale e di
servizi si limitano a una piazza e un emporio. Il Comitato considerando i
desiderata della popolazione e visto che le finalità del fondo del PNRR al
quale si è avuto accesso “ … sono destinate alla realizzazione di progetti
volti a favorire una maggiore inclusione sociale riducendo l’emarginazione e le
situazioni di vulnerabilità …” si aspettava che nel progetto di
riqualificazione si tenesse fortemente in considerazione la realizzazione di
quello che abbiamo presentato all’amministrazione chiamandolo “Il Borgo dei
Nonni” (All.1).
Inoltre è triste sapere che una società formata da una cordata di imprenditori si era proposta all’Amministrazione offrendo di creare una società partecipata con il Comune di Marzabotto e rendendosi disponibile ad investire cifre molto importanti, molto maggiori dell’importo che verrà assegnato a Marzabotto dai fondi del PNRR, per realizzare un progetto complessivo molto ambizioso che avrebbe interessato tutta l’area e non solo la parte della ex-Burgo, proprio il progetto del Borgo dei Nonni, già presentato all’Amministrazione, che questa società aveva sposato pienamente. Un progetto che avrebbe portato lavoro, molteplici servizi e dato nuova vita alla frazione. Purtroppo al Comune tale proposta non è piaciuta e quindi è caduta nel nulla.
All. 1 Il Borgo dei Nonni
Lama di Reno è una frazione del Comune di Marzabotto, al centro dell'Appennino Tosco-Emiliano in provincia di Bologna, situata ai piedi del Parco Storico di Monte Sole in un contesto paesaggistico di rilevante bellezza e conta circa 1.800 abitanti.
All'interno del paese esiste un’area industriale dismessa da circa 20 anni di 86.000 mq. L’area si trova al centro dell’abitato ed è collocata fra il fiume Reno e quella che possiamo definire una metropolitana di superficie che ogni mezz'ora collega la frazione con la Stazione Centrale di Bologna in circa 25 minuti di viaggio.
In questa idea di progetto poniamo come obiettivo primario la riqualifica sostenibile e un utilizzo di quella superficie per il bene e la crescita della comunità.
Oggi, nel 2020, tentare di utilizzare quell’area per scopi industriali/produttivi è completamente anacronistico, sia dal punto di vista del rispetto ambientale che per lo sviluppo economico-sociale che la frazione ha avuto nel corso del tempo.
Date le sue dimensioni e la sua posizione si può immaginare la riconversione dell’area attraverso un progetto virtuoso, lungimirante, che guardi al futuro e alle esigenze emergenti della nostra società.
Sappiamo che la popolazione in tutto il mondo occidentale, ed in modo particolare in Italia, sta invecchiando. Le nascite non coprono i decessi con un Tasso di Fecondità Totale di 1,29 (ogni coppia genera in media1,29 figli) mentre l’aspettativa di vita si sta allungando ben oltre gli 80 anni e questo trend è in continua crescita.
In Italia le previsioni per i prossimi 15 anni vedono gli over 65 avvicinarsi alla soglia dei 20 milioni con moltissime persone oltre 75 anni di età che vivono e vivranno da sole, in buone condizioni di autosufficienza (ad oggi addirittura il 32,70%) e che, di conseguenza, avranno particolari esigenze abitative e sociali. In quest’ottica risulta di fondamentale importanza trovare soluzioni per l’alloggio, la socializzazione e l’assistenza agli anziani.
Se prima le persone anziane erano considerate i “saggi della famiglia”, integrate in nuclei famigliari allargati e con un compito educativo importante, oggi non lo sono più. Con l’aumentare dei ritmi frenetici e l’avvento della società moderna l'anziano non occupa più una posizione permanente all'interno della famiglia e delle unità abitative dei figli ma generalmente rimane a vivere nella “casa di famiglia”.
La maggior parte delle case di residenza sono risalenti agli anni 60/70/80 e spesso troppo grandi per una o due persone, di difficile gestione, non sufficientemente attrezzate per persone di una certa età e spesso ricadenti in contesti nati e cresciuti ad uso e consumo di una popolazione giovane.
Spesso l'età avanzata comporta problematiche di autosufficienza per le quali la società moderna ha provato a porre parziale rimedio con la nascita di case di riposo che finora hanno costituito la principale alternativa nell'accudimento esterno.
Con i fenomeni migratori è poi cresciuto il numero di anziani che sceglie di essere accudito in casa propria da una o un badante straniero, situazione questa in forte aumento con una crescita nell'ultimo decennio del 54%.
Purtroppo però la sensazione di solitudine e di isolamento degli anziani spesso non viene mitigata da tali soluzioni.
Crediamo che in futuro sia necessario orientarsi verso soluzioni che possano garantire una vita socialmente dignitosa per la terza e la quarta età, stimolando e incentivando la capacità di rimanere autonomi e indipendenti e, al contempo, promuovendo la creazione di spazi comuni dove stare insieme per poter condividere una parte del tempo.
A Lama di Reno potrebbe nascere uno fra i primi villaggi per la terza e la quarta età in Italia. Il modello è costituito da un centro dove ogni abitante può avere la propria casa ma condivide gli spazi comuni in un modello residenziale fondato sulla vicinanza con i propri amici, vivendo in comunità, dove l'obiettivo è quello di unire la comodità dello spazio privato alla possibilità di fruire di servizi comuni e di socializzare.
L’idea è di creare piccole unità abitative a misura di anziani ma dotate di tutto quanto serve, in contesti di piena ed assoluta sostenibilità ambientale e vivibilità.
Al centro di questo “borgo” potrebbe esserci una piazza, un centro di ritrovo dove svolgere attività ricreative, un luogo dove pranzare o cenare in compagnia se non si ha voglia di cucinare, un bar, una palestra particolarmente attrezzata per attività fisiche rivolte agli anziani, un poliambulatorio presidiato da personale medico e paramedico a disposizione della comunità di questo particolare villaggio, un centro di riabilitazione, una lavanderia ed ogni altro servizio necessario.
Si potrebbe prevedere anche un team di animazione che si occupi di intrattenere gli anziani con attività culturali, artistiche e di intrattenimento, nonché organizzazione di visite guidate.
Nella convinzione che isolamento e solitudine si combattano con l'integrazione fra le diverse fasce d'età si può poi immaginare di integrare il progetto in base a questo concetto.
Vista la vocazione universitaria della città di Bologna e la sua veloce e facile raggiungibilità, si potrebbe prevedere una sede per aule ed uno studentato per l'accoglienza degli studenti che si troverebbero a vivere in un ambiente attrezzato ed accogliente, vicino alla natura e a soli 25 minuti di treno metropolitano dal centro di Bologna.
Per loro si potrebbero creare sale di
lettura e studio, una caffetteria comune, oltre che gli alloggi pensati a
dimensione di giovani studenti.
Si potrebbe pensare a una convenzione con l’Università, ma anche con grosse aziende del settore high-tech che ospitano dipendenti fuori sede.
La creazione di servizi comporterebbe un aumento di offerta lavorativa per diverse fasce d'età e un conseguente effetto virtuoso su tutta la comunità, creando occupazione ed immediata fruibilità anche da parte della restante popolazione della frazione.
Il risultato finale sarebbe: avere creato un luogo accogliente a misura d'uomo, anziano o giovane che sia, dove tutte le necessità delle persone vengono soddisfatte e dove l’aggregazione e la socialità vengono poste al centro pur nel rispetto dell’autonomia e della privacy dei singoli.
Un luogo dove le persone anziane si possano trovare a contatto con tanti giovani non sentendosi sole, un luogo che si integri bene nel tessuto urbano di una frazione che conta già 1.800 abitanti, quindi non isolato e fine a se stesso… un borgo “speciale” all’interno di un abitato.
L’intento è: sempre meno solitudine, sempre più amici, anche nella vecchiaia, con piccoli gesti quotidiani, piccole importanti attenzioni in un luogo a misura di anziano dove vivere.
Per chi non lo sapesse la lavanderia e il bar già ci sono
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