Marco Mastacchi ha presentato
un’interrogazione sull’opportunità di
modifica degli i indirizzi
e linee guida relative alla gestione delle aree sottese ai bacini idrici che
alimentano i sistemi di prelievo delle acque superficiali e sotterranee nel
territorio montano e delle aree di salvaguardia.
Letizia Rostagno
Insistono nella nostra Regione aree dove i residenti lamentano la mancanza del collegamento alla rete idrica delle proprie abitazioni, nonostante i ripetuti solleciti alle rispettive amministrazioni comunali per realizzare il collegamento alle risorse essenziali e garantire i livelli qualitativi di vita minimi. Accade, ad esempio, nella zona delle “case sparse” del forese ravennate, nei comuni di Pianoro, Monzuno e Grizzana. La presenza di nuclei abitativi nelle zone di case sparse contribuisca al presidio del territorio, anche in termini di salvaguardia delle risorse agricole, urbanistiche, di presenza e sicurezza.
L’acqua per l’agricoltura è un fattore di produzione imprescindibile e in questa campagna la siccità ha messo a dura prova diverse aziende agricole e zootecniche.
Rispondendo a un
precedente Question Time di Mastacchi ( nella foto), il sottosegretario alla Presidenza
Baruffi ha elencato le indicazioni ricevute dai ministeri competenti per
l’allocazione di tutti i 4,38 miliardi di euro stanziati attraverso il PNRR, da
cui non risultava l’inserimento di interventi, segnalati da ATERSIR e dai
gestori del servizio, diretti a finanziare l’estensione della rete
acquedottistica rispetto alle zone che ne sono prive. I fondi sono destinati a
interventi diretti alla riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione
dell’acqua, a investimenti nella resilienza dell’agro sistema irriguo per
migliorare la gestione delle risorse idriche e a investimenti in fognatura e
depurazione.
Atersir
inoltre, con nota numero 7040 del 2015, alla richiesta di estensioni dirette della
rete acquedottistica alle case sparse esistenti e all'acquisizione di
acquedotti privati rispondeva che il servizio idrico integrato non può farsi
carico del costo delle opere di estensione di rete acquedottistica a meno che
queste opere non determinano un beneficio all'intero sistema e che
Possono
essere previste nella programmazione degli interventi solo a fronte di adeguati
contributi (indicativamente almeno pari alla metà del costo dell'intervento a
cui poi verrebbero sommati gli oneri di allacciamento a carico dei privati), dando
analoghe indicazioni anche per la richiesta di acquisizione, al servizio idrico
integrato, degli acquedotti rurali privati.
La
Regione con la DGR 933/2012 determina le modalità di riconoscimento, nella
tariffa del servizio idrico integrato, dei costi di gestione delle aree sottese
ai bacini idrici, che alimentano i sistemi di prelievo delle acque superficiali
e sotterranee nel territorio montano e delle aree di salvaguardia, allo scopo
di individuare le risorse per favorire la riproducibilità della risorsa idrica
nel tempo e di migliorarne il livello di qualità.
Chiede
Mastacchi alla Regione se, per coprire i costi per l’estensione della rete
acquedottistica alle zone delle case sparse esistenti sul nostro territorio
regionale, non ritenga opportuno modificare la DGR 933/2012 relativa agli
“INDIRIZZI E LINEE GUIDA RELATIVE ALLA GESTIONE DELLE AREE SOTTESE AI BACINI
IDRICI CHE ALIMENTANO I SISTEMI DI PRELIEVO DELLE ACQUE SUPERFICIALI E
SOTTERRANEE NEL TERRITORIO MONTANO E DELLE AREE DI SALVAGUARDIA”, inserendo
come obiettivo la necessità di allacciare le utenze sparse alla rete
acquedottistica anche per preservare le sorgive delle zone montane, che sempre
più in questi periodi a causa della siccità rimangono asciutte e inserendo come
costo per Atersir la voce “costi
ambientali e della risorsa”, mettendo la parole fine all'annosa e
pluridecennale problematica relativa alla mancanza degli allacciamenti
dell'acqua.
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