Si passa da circa 23 mila metri quadrati di edificato a circa 91 mila.
Riceviamo:
Legambiente esprime forti perplessità riguardo al
recente avvio, dato dal Comune di Valsamoggia, al progetto che vedrà la
realizzazione di un nuovo Polo logistico nell’area di proprietà Beghelli.
Si tratta di un intervento che pur dichiarandosi,
nelle premesse, in linea con la sostenibilità ambientale e coerente con il
Patto per il Lavoro ed il Clima, nella sostanza va nella direzione esattamente
opposta. Una direzione pericolosa da diversi punti di vista. In primo luogo ambientale: si passa da circa
23 mila metri quadrati di edificato a circa 91 mila, quasi il quadruplo e a
scapito di terreno agricolo. “Ci chiediamo cosa accadrebbe un domani molto
prossimo se la nuova area dovesse essere dismessa, visto che già ora si deve
affrontare il grosso problema di un’area dismessa considerevole. Di certo non
se preoccuperebbe il privato, come successo fino ad ora. Accade sempre così, i
privati edificano aree industriali (ex agricole) promettendo posti di lavoro,
poi se il lavoro da altre parti costa meno si chiudono le fabbriche ed il
pubblico si deve preoccupare delle aree dismesse. Anche questo sarebbe un
paradigma sul quale cominciare a ragionare e da sovvertire, se il privato
delocalizza si deve fare carico di tutti i costi per dismettere l’area.” -
dichiara Legambiente. Si possono fare tutte gli sforzi che si vogliono ma non
si riuscirà mai a dimostrare che quadruplicare un’area industriale sia coerente
con una linea politica che ambisce al consumo di suolo zero con il Patto per il
Clima. Questo nuovo polo logistico aumenterà la cementificazione (e
corrispondentemente un’area agricola verrà ridotta), il trasporto su gomma
nell’area di Valsamoggia subirà un notevole incremento con conseguenze
sull’inquinamento e ripercussioni negative nei confronti dei suoi abitanti. La
risposta alla crescente esigenza dello smistamento delle merci, pensando ad un
polo logistico basato sul trasporto su gomma, è anacronistica, perdente e
pericolosa, perché si limita a risolvere il problema contingente senza pensare
al domani. Significa reiterare soluzioni che hanno portato all’attuale
emergenza climatica e incrementare le ormai insostenibili emissioni di gas
serra nell’atmosfera. Anacronistico e perdente perché in un’ottica di medio e
lungo termine i trasporti delle merci dovranno essere prevalentemente attuati
utilizzando la ferrovia e abbandonando, rapidamente e progressivamente, il
trasporto su gomma. I poli logistici, di conseguenza, dovranno fin da subito
essere progettati e realizzati in prossimità delle linee ferroviarie più
importanti. Al riguardo, occorre che la loro progettazione e l’individuazione
dei siti più appropriati risponda alle esigenze dell’intera area metropolitana
di Bologna. La programmazione e la decisione sulle strategie devono essere
quindi necessariamente prese a livello regionale e di Città Metropolitana. Più
che rispondere a questa esigenza di ampia portata, il progetto del Polo
logistico di Valsamoggia pare fornire una via d’uscita per un privato
(Beghelli) che ha dismesso anni fa un’area industriale, ritenendo più vantaggioso
per sé andare a produrre altrove. Una concessione che gli permetterebbe di
attuare un’operazione immobiliare vantaggiosa e sostenuta dal “pubblico”, che
investirebbe considerevolmente nelle infrastrutture necessarie alla sua
realizzazione. Infine, riteniamo inaccettabile la mistificazione del tema
dell’aumento dell’occupazione. È utile precisare che, intanto, la precedente
dismissione ha comportato una perdita di posti di lavoro. Si parte quindi da un
valore negativo e a questo si deve fare riferimento nel valutare le cifre
sbandierate di 300 nuove assunzioni, comunque da verificare. Quanto al tipo di
lavoro, è consolidato che, dopo i primi tempi in cui si vuol fare credere il
contrario, si tratti di lavoro sottopagato, precario (part time prorogati
contro legge) e subappaltato a cooperative e/o, se va bene, ad agenzie
interinali. Si veda il recente caso di un polo logistico di Roma che riassume
questi aspetti (a questo link). Una triste storia che si ripete costantemente
nei poli logistici di ogni parte d’Italia. La politica deve passare dalle
dichiarazioni di principio alle decisioni concrete in linea con esse per una
vera inversione di rotta. Da subito e non da domani! Legambiente chiede quindi
che si apra un confronto serio a livello di Città Metropolitana e di Regione
Emilia-Romagna riguardo al tema dei poli logistici in programmazione nell’area
di Bologna, all’interno del quale venga inserita anche l’ipotesi di
realizzazione del progetto di Polo Logistico di Valsamoggia.
Quindi cosa si dovrebbe fare?... tornare alla pastorizia?.. come negli anni 30?..certamente sarebbe una soluzione più Green.
RispondiEliminaIl polo logistico equivale alla "SCHIAVITU'", chi ha lavorato nella logistica inserito dalle agenzie interinali (di cui potrei fare i nomi..ma poi vengo censurato) sa che si muovono nel terreno della malavita organizzata in particolare quella loggia calabrese, tanto per essere più chiaro, di questo sono TUTTI informati, chi non lo sa o mente o vive su un altro pianeta, i trasporti devono tornare nelle mani di chi soffre sui camion non come adesso che chi gestisce i trasporti non ha mai visto una cabina di camion e non ne possiede neanche uno.
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