da Coldiretti Quest’anno produrre
grano costa agli agricoltori italiani 400 euro ad ettaro a causa
dell’impennata dei costi energetici che si riflette a cascata dalle sementi
al gasolio fino ai fertilizzanti. L’analisi è della Coldiretti che evidenzia
la necessità di interventi per aiutare le imprese rispetto a rincari ormai
insostenibili, a partire dal settore cerealicolo che rappresenta uno dei
simboli della situazione di difficoltà in cui versa l’agricoltura nazionale. Le sementi di grano
duro registrano un balzo di almeno il 35%, mentre i chicchi di grano tenero
hanno subito un incremento del 15% secondo stime Coldiretti su dati di
Consorzi Agrari d’Italia. Ma se si prendono in considerazione i carburanti si
arriva a rincari di circa il 50%, con un aumento dei costi ad ettaro delle
operazioni agromeccaniche che oggi viene stimato in circa 10-15%. L’impennata del costo
del gas, dovuta ai problemi riscontrati con i Paesi esportatori, fa schizzare
poi i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a
tonnellata (+143%), il fosfato biammonico Dap raddoppiato (+100%) da 350 a
700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato
minerale registrano +65%. A questo occorre
aggiungere l’aumento del costo dei fitosanitari, ora indicativamente del
10-15% che, in primavera, potrebbero un ulteriore sussulto, con un atro +15%
secondo Coldiretti. Il risultato è che le quotazioni attuali del grano,
salite a oltre 50 euro a quintale, non andranno paradossalmente a coprire i
costi di produzione. E se negli altri paesi produttori, Canada in testa, si
dovesse verificare un aumento dei raccolti e, conseguentemente, una
diminuzione delle quotazioni, la situazione potrebbe addirittura peggiorare. In difficoltà anche i
produttori di olio extravergine d’oliva sui quali si abbatte la scure dei
rincari con un aumento complessivo del 12% dei costi medi di produzione,
secondo Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano. Ad incidere sono il prezzo
del carburante, praticamente raddoppiato nel giro di pochi mesi, il costo
dell’energia e i rincari di vetro (+15%) e carta (+70%) necessari per
imbottigliamento e confezionamento. E non c’è pace neppure
per il pomodoro, Sulla produzione di polpe, passate e sughi di pomodoro
pesano, invece, i ritardi nella definizione di un accordo quadro per il 2022
fra produttori e industriali che è fondamentale considerato proprio l’aumento
senza eguali dei costi di produzione per le imprese agricole costrette ad
affrontare esborsi vertiginosi per tutte le operazioni colturali. In mancanza
dell’intesa sui prezzi le imprese agricole non possono permettersi di
programmare alla cieca l’avvio delle operazioni colturali. Ma l’impennata dei
prezzi energetici riguarda anche l’alimentazione del bestiame e il
riscaldamento delle serre per ortaggi e fiori e non risparmia neppure i costi
di produzione dell’intera filiera agroalimentare come quello per gli
imballaggi, dalla plastica alla banda stagnata che incidono su diverse
filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per il vino, succhi e
conserve, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. “Serve responsabilità
da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura,
industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore
per salvare aziende agricole e stalle anche combattendo le pratiche sleali
nel rispetto della legge che vieta di acquistare il cibo sotto i costi di
produzione” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel
sottolineare “la necessità di risorse per sostenere il settore in un
momento in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di,
accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a
difendere la propria sovranità alimentare”. |
Nessun commento:
Posta un commento