lunedì 13 dicembre 2021

Sgominata dai Carabinieri una banda di truffatori di anziani. Uno dei colpi anche a Marzabotto

64 "colpi" in tutta Italia


Una vera e propria organizzazione della truffa che ha messo a segno ai danni di anziani almeno una sessantina colpi in tutta Italia, di cui nove a Bologna e provincia. Proprio da uno di questi, operato a Marzabotto  ai danni di 95enne,  è partita tutta l’indagine che scoperchiato un vaso di Pandora. L’anziana donna è stata  derubata di 3.880 euro nel gennaio scorso.

I Carabinieri, ricevuta la segnalazione, hanno avviato le ricerche e hanno scovato tre batterie di truffatori di anziani.

L’operazione ha portato a dieci misure cautelari e 16 indagati, tra i quali due donne, tra i 20 e i 46 anni che dovranno rispondere di associazione a delinquere, ricettazione, truffa, auto riciclaggio e anche, in un caso, di traffico di stupefacenti. 4 misure sono state già eseguite, mentre altri sei soggetti sono ricercati. 

I reati, hanno riferito i Carabinieri, potrebbero essere molti di più per una acclarata reticenza delle vittime a denunciare. "Le vittime spesso non raccontano i fatti per vergogna - ha detto ai cronisti il maggiore Giuseppe Nardò, capo del nucleo investigativo - spesso siamo noi a chiamarle per convincerle a sporgere denuncia. Ascoltare una persona anziana derubata degli ori di famiglia, tocca profondamente, senza contare che il valore dell'oro è spesso più alto della cifra richiesta". 

Quasi tutte le regioni italiane sono state prese di mira: 17 colpi in Emilia-Romagna, 9 a Bologna e provincia, 3 a Modena, 2 a Ferrara, 2 a Parma e 1 a Ravenna. E poi 6 in Toscana, 11 in Lombardia, 2 in Umbria, 2 in Basilicata, 1 in Campania, 5 in Piemonte, 1 in Sardegna, 9 in Veneto, 5 in Abruzzo, 3 nelle Marche e 1 in Friuli Venezia Giulia. 

La banda disponeva di un vero e proprio ‘call center’ dal quale partivano le segnalazioni  di richieste di ‘cauzioni’ per un parente in difficoltà, quando invece, come ribadiscono i militari, questo tipo di procedura in Italia non è previsto. La telefonata  sulla linea fissa alla vittima da parte di un sedicente avvocato  comunicava che un parente era stato arrestato e quindi la richiesta di una somma in contanti o in oro di 3-4 mila euro  per poterlo rimettere in libertà. "Per verificare può chiamare il 112", dicevano ai malcapitati. Non interrompendo la comunicazione, infatti, alla chiamata rispondeva l'ennesimo truffatore che si fingeva maresciallo. Quando le vittime non riuscivano a reperire i contanti, i malviventi si "accontentavano" anche di ori e preziosi che chiedevano di pesare per due motivi, fa notare l'Arma, per raggiungere la somma richiesta, ma anche perché i capi dell'organizzazione non venissero, a loro volta, ingannati dall'emissario. "In una mattinata, prendendo i numeri telefonici delle utenze fisse da internet, facevano oltre 100 telefonate", ha sottolineato il maggiore Nardò.

 “Un risultato possibile grazie a due elementi: la capillarità dell'Arma e la tempestività dell'autorità giudiziaria bolognese che ha accolto le nostre richieste", ha sottolineato in conferenza stampa il tenente colonnello Giovanni Russo, che guida il nucleo operativo bolognese, anche se in fase di giudizio la competenza sarà demandata al tribunale di Napoli, città di origine di indagati e arrestati. 

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