La presidente del Gruppo di Studi 10 Righe, Marilena Fabbri, introduce l'incontro. |
La giornata dedicata alla ‘festa internazionale della storia’, Sasso Marconi l’ha affidata al racconto di due protagonisti, loro malgrado, dei fatti di Monte Sole, Ferruccio Laffi e Mario Marchi, ultimi testimoni viventi della tragedia di Marzabotto.
Sono stati prigionieri nel ‘44 a Colle Ameno di Sasso Marconi, centro di raccolta dei rastrellati italiani, che poi venivano indirizzati al lavoro forzato in Germania o di supporto all’esercito tedesco sulla Linea Gotica. Vicini di casa, le loro famiglie furono mutilate dal passaggio dei tedeschi il 29 settembre del ’44 a Monte Sole. A questo primo grande dolore, seguì per loro un lungo calvario che li vide costantemente alla mercé di una sorte mutevole da un attimo all’altro e generosa nel risparmiarli per piccoli e prodigiosi avvenimenti.
Così Laffi ha raccontato di essersi trovato davanti al plotone di esecuzione, perché due del gruppo di prigionieri portati a Colle Ameno erano fuggiti e nessuno era in grado o non voleva dare indicazioni di loro. Laffi ha raccontato di essersi sentito alla fine e di aver pensato ‘meglio così, la faccio finita e raggiungo i miei famigliari’. Un attimo prima del tragico comando di fuoco, uno dei suoi compagni di sventura disse ‘io uno lo conosco’. L’esecuzione fu sospesa, non fu riproposta e le indicazioni date ai tedeschi non sortirono effetti negativi per il fuggitivo.
Marchi invece ha
elencato le diverse volte che era stato fatto prigioniero e costretto a lavorare
per i tedeschi e della volta che con il fratello e il padre stavano
raccogliendo castagne per sfamarsi, quando i tedeschi li intravidero. Lui, il più lontano, fu schermato alla vista dei soldati dalla vegetazione ma dopo poco sentì la raffica che gli portò via il
padre. Ha raccontato inoltre di don Fornasini, il parroco di
Sperticato ucciso dai tedeschi a Monte Sole: un soldato tedesco disse, riferendosi a lui, ‘il
pastore kaput’ . Con grande dolore dovette infatti constatare che il pastore ucciso era proprio don
Fornasini, amato da tutti per la sua costante azione per salvare la vita di
coloro che erano nel mirino dei tedeschi. “Sono tutti innocenti, prendete me”, ripeteva in ogni occasione in cui si apprestava un plotone di esecuzione. “Con
la sua compagna costante, la bicicletta, si portava sempre dove la sua presenza era
utile”, ha raccontato Marchi.
Al centro, Ferruccio Laffi e Mario Marchi
La storia ricorda battaglie, re, imperatori, generali, grandi eserciti, ma mai i veri protagonisti : coloro che la storia la subiscono e la soffrono , impotenti ramoscelli in un mare in tempesta che, a seconda del capriccio del tempo, sono spinti a riva o in alto mare.
Laffi e
Marchi sono stati loro malgrado fra i protagonisti del quel tragico periodo e
la storia è loro debitrice.
Nessun commento:
Posta un commento