mercoledì 8 settembre 2021

Caro assessore Andrea Corsini, non ci siamo, così non va bene.

 Lettera aperta di denuncia sullo stato disastrato del servizio ferroviario metropolitano inviata da Sergio Salsedo, all’assessore Regionale Corsini e per conoscenza,  al presidente della Regione Emilia-Romagna , Bonaccini, alla vicepresidente della Regione Emilia-Romagna. Schlein e all’ing. Ferrecchi DG del servizio cura del territorio e ambiente:

 


Egregio Assessore,

sono Sergio Salsedo, assessore alla mobilità di un Comune dell’Appennino Bolognese.  Ci siamo conosciuti alcuni mesi fa, quando in un incontro dedicato alle problematiche delle linee ferroviarie nel nostro territorio nel quale sostenni con forza le lamentele e le proposte di miglioramento provenienti dal comitato degli utenti, che da anni segnala il deterioramento della qualità e della affidabilità del servizio a dispetto dei consistenti investimenti pubblici e delle roboanti dichiarazioni di principio sulla centralità del trasporto pubblico e in particolare di quello ferroviario.

L’incapacità dei gestori del servizio e della linea, che si trincerano dietro statistiche aggregate che poco significano relativamente alla realtà quotidiana degli utenti per i quali una corsa annullata o gravemente in ritardo costituisce un danno concreto e immediato, combinata con la scarsa incisività dell’operato del suo assessorato, che appare svolgere un mero ruolo notarile e subordinato nei confronti di quelle aziende,  ha progressivamente minato la fiducia nel servizio pubblico che dovrebbe costituire l’ossatura portante di una mobilità sostenibile per l’intero territorio della città metropolitana.


Le scrivo oggi raccontandole, come comune cittadino lavoratore, cosa significhino concretamente l’inaffidabilità e l’insicurezza che caratterizzano l’esperienza quotidiana di chi si affida (o vorrebbe affidarsi) al treno per i propri spostamenti, nella speranza che grazie ad un esempio concreto possa capire meglio la situazione e l’esasperazione degli utenti.

Dovendomi recare a Roma per motivi di lavoro, ho naturalmente optato per il treno. Ho selezionato una corsa della linea Porrettana che mi portasse alla coincidenza con congruo anticipo, ben consapevole del concreto rischio di un ritardo in arrivo a Bologna. E ho acquistato preventivamente il biglietto per la tratta locale.

Questa mattina, ammaestrato da precedenti disavventure, ho monitorato più volte sul sito di Trenitalia l’andamento delle corse da Porretta verso Bologna, che è sembrato fino alle 7:15 straordinariamente regolare. A quel punto, scopro che il treno 17740 è cancellato. Secondo quanto riportato dal Comitato, la motivazione data da RFI è stata “Guasto temporaneo”.

A questo punto ho dovuto ricorrere alla fortunata disponibilità di un familiare che mi ha potuto accompagnare in auto a Bologna: 80 km andata e ritorno con mezzo proprio, a nostre spese naturalmente, e nella consapevolezza che Trenitalia sicuramente si rifiuterà persino di rimborsare il costo del biglietto acquistato e non utilizzato. Abbiamo gravato inutilmente sulla viabilità verso e nel capoluogo, e contribuito nostro malgrado ad emissioni inquinanti che avremmo voluto e potuto evitare.

Sarebbe potuta andar peggio, se non avessi avuto la possibilità di utilizzare mezzi propri avrei perso il treno per Roma e subito rilevanti danni nella mia attività lavorativa.

Disservizi simili sono frequentissimi. Non la tedio riportandole altri esempi come regolarmente fa, purtroppo con pochi risultati, il Comitato degli utenti.

La triste realtà, è che il servizio ferroviario metropolitano semplicemente NON È PIÙ UNA SOLUZIONE AFFIDABILE PER CHI DEVE MUOVERSI TRA APPENNINO E CAPOLUOGO PER MOTIVI DI STUDIO, LAVORO, TURISMO.

Milioni e milioni di euro investiti in materiali e infrastrutture, e altri pagati regolarmente per l’esercizio del servizio, non sono riusciti a garantire ai cittadini – e contribuenti – di questi monti e queste valli un servizio regolare, affidabile, e con una qualità degna di un paese europeo.

Sempre più persone sono forzate loro malgrado a optare per il mezzo privato; quelli che sono costretti a continuare ad utilizzare il servizio pubblico, si devono adattare con sacrificio personale, spesso utilizzando corse anticipate in modo da avere margini per assorbire il ritardo o la cancellazione sempre in agguato.

Sarebbe opportuno a questo proposito verificare qual è l’andamento dell’effettivo utilizzo dell’SFM negli ultimi anni, e valutare quale sarà l’impatto sulle previsioni trasportistiche contenute nei vigenti piani a livello regionale e di Città Metropolitana.

Ho poca speranza di ricevere un riscontro, se non nella forma più volte vista in passato di una “velina” ricevuta da RFI o Trenitalia, e pedissequamente inoltrata, nella quale mi si spiegherà che la cancellazione è avvenuta per una causa imprevedibile, indipendente dalla volontà dei gestori, e che comunque ricade nei pochi punti percentuali di statistiche sempre più inverosimili e inadeguate a misurare la realtà delle cose.

                                        Distinti saluti

Commento di un compagno di disavventure dell’assessore Salsedo :                               

Possibile che una denuncia oramai storica di colpevole  inefficacia nella gestione del servizio ferroviario sulla linea Porrettana  ( c’è un riferimento societario e umano) non abbia smosso nulla, anzi pare aver generato un ulteriore peggioramento del servizio? Tutto ciò impone e genera diversi interrogativi che portano a deduzioni poco edificanti. Possibile che gli eredi di coloro che si sono battuti perché fossero tutelati e soddisfatti i diritti del cittadino, dell’utente, del lavoratore, del contribuente ecc.. rimangano insensibili e inefficaci di fronte a tutto ciò? 

Ma forse è vero, si punta alla morte residenziale e occupazionale  dell’Appennino. Ormai è difficile non pensarlo.

3 commenti:

  1. Nel pubblico la peste della mancata assunzione di responsabilità è endemica. Fai, non fai, bravo o cialtrone, meticoloso o lavativo, lo stipendio e il posto di lavoro sono graniticamente assicurati e ugualizzati.
    I risultati sono questi.

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  2. Le responsabilita' stanno nei vertici e a volte nei quadri intermedi.

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  3. I controllori che stanno seduti a spippolare il telefono sono ai vertici? Gli insegnanti come questo valoroso prenditore di stipendio scolastico sono ai vertici? I medici che certificavano false malattie con questo prenditore di stipendio sono ai vertici?
    Eccetera eccetera.

    La demagogica visione grillesca per cui i problemi sarebbero sempre e solo ai vertici è sia ideologicamente deformata che assurdamente ottimistica. I problemi dovuti a questa nefasta, sistemica e sistematica irreponsabilità, attraversano tutti i livelli.

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