L’Azienda Usl di Bologna presenta il Piano
all’assessore Donini: “Con questo studio di fattibilità chiederemo la deroga al
ministero della Salute per riaprire nella massima sicurezza e adeguatezza.
Seguiremo lo stesso iter anche per gli altri Punti nascita della montagna”. Già
consegnato al ministro Speranza
L’agenzia di informazione e comunicazione della Regione informa:
Un assetto in grado di garantire l’assistenza alla gravidanza e
al parto a basso rischio, in rete con le altre
strutture aziendali/metropolitane. Un assetto capace di assicurare continuità in tutte
le fasi del percorso: dalla presa in carico della donna alla gravidanza e
al puerperio, con valutazione dei fattori di rischio.
È questa, in estrema sintesi, l’idea alla base dell’analisi tecnico
organizzativa elaborata dall’Azienda Usl di Bologna per l’ipotesi
di riapertura del Punto nascita Alto Reno Terme,con una stima
complessiva dei costi (tra personale e interventi strutturali) che
sfiora i 4,5 milioni di euro.
Analisi presentata ufficialmente questa mattina, in Comune a Porretta
Terme, dal direttore generale dell’Azienda Usl di Bologna, Paolo Bordon,
all’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini,
alla presenza del sindaco, Giuseppe Nanni, e del direttore del
Distretto dell’Appennino Bolognese, Sandra Mondini.
“Ringrazio l’Azienda Usl di Bologna, che ha presentato questo studio di
fattibilità che ci consentirà di chiedere la deroga al ministero della Salute
per la riapertura, nella massima sicurezza e adeguatezza strutturale e
professionale, di questo Punto nascita- ha commentato Donini-.
Punto nascita che garantirà un’assistenza alla gravidanza qualificata, operando
in rete con le altre strutture dell’Azienda e della Città metropolitana. Lo stesso
iter lo seguiremo anche per gli altri Punti nascita montani che vogliamo
riaprire: Borgotaro, nel parmense, Castelnovo ne’ Monti,
nel reggiano, e Pavullo, nel modenese”. Lo studio per Alto Reno
Terme, ha spiegato Donini, è stato già consegnato lunedì al ministro Speranza
nel corso della sua visita all’hub vaccinale di Silla di Gaggio Montano; ora
verrà trasmesso alle strutture tecniche del ministero. “Attenderemo quindi le
loro valutazioni- ha concluso l’assessore-; da parte nostra abbiamo onorato l’impegno
assunto con questo territorio”.
L’ipotesi di attività del nuovo Punto nascita Alto Reno Terme
La proposta è di orientare l’offerta all’assistenza al travaglio a
basso rischio, ovvero a gravidanze fisiologiche con
insorgenza spontanea di travaglio dalla 37esima settimana alla 41esima più 4
giorni.
In quest’ottica, l’attività del nuovo Punto nascita Alto Reno Terme, così
come accade già per altri Punti nascita dell’Azienda Usl, prevederebbe un
ambulatorio di presa in carico della gravidanza a termine; l’assistenza
24 ore su 24 al travaglio-parto, con l’attivazione di un’ulteriore
reperibilità ostetrico-ginecologica per 18 ore (14-20/20-8), al fine di
garantire le necessarie competenze per affrontare le urgenze ostetriche (taglio
cesareo, emorragia post partum, lacerazioni complesse); l’assistenza al
puerperio.
L’attività di Alto Reno Terme verrebbe così funzionalmente collegata al
consultorio familiare per l’assistenza alla gravidanza e puerperio e
all’Ospedale Maggiore, per la presa in carico delle pazienti con gravidanze a
rischio e indicazione all’induzione del parto o al taglio cesareo elettivo. Il
modello organizzativo ripropone dunque quello già in essere presso il medesimo
ospedale nel febbraio 2014, in grado di garantire l’assistenza alla gravidanza
e al parto a basso rischio, in rete con le altre strutture
aziendali/metropolitane. Un assetto capace di assicurare continuità
dell’assistenza in tutte le fasi: dalla presa in carico alla gravidanza e al
puerperio, con una valutazione dinamica dei fattori di rischio prima e durante
il parto. Per garantire il mantenimento delle competenze dei professionisti
coinvolti si prevede, peraltro, l’adozione di un modello organizzativo tale
da consentire la rotazione di tutto il personale tra Ospedale
Maggiore (HUB) e Ospedale di Alto Reno Terme.
Interventi necessari e costi: personale e struttura
Per quanto riguarda il fabbisogno complessivo di risorse
professionali, si stima un investimento necessario di 2.417.000 euro
per garantire la presenza complessiva di 46 professionisti sanitari, tra figure
mediche e assistenziali.
A ciò si affianca la parte di intervento strutturale. Infatti,
per riattivare il Punto nascita - presso il terzo piano dell’Ospedale di Alto
Reno Terme - è necessario procedere alla riorganizzazione dell’intera
ala C del presidio, in modo da ottenere gli spazi e gli ambienti
previsti dalla normativa attuale in merito all’autorizzazione e
all’accreditamento. Il piano originariamente ospitava, per una porzione, un
reparto di ostetricia dismesso alcuni anni fa ma con ancora i locali attrezzati
con l’impiantistica originaria; attualmente il piano in questione è occupato da
una serie di servizi (trasfusionale, presidio ambulatoriale di medicina fisica
e riabilitazione, due locali annessi all’attività di diagnostica terapeutica)
che andranno trasferiti.
Articolazione del nuovo Punto nascita
Il nuovo Punto nascita dovrà avere un’area parto (con2
sale travaglio e parto, di cui una predisposta per il parto in acqua; 1 sala
operatoria di emergenza con locale di preparazione; 1 isola neonatale; più
locali di supporto) e un’area di degenza di
ostetricia (2 camere di degenza; locali/spazi di supporto, per
soggiorno, medicazione, lavoro medici/infermieri, allattamento). Gli spazi del
punto nascita saranno completati con le attrezzature sanitarie e gli arredi.
Complessivamente l’area dedicata al punto nascita sarà di circa 600
metri quadrati lordi.
Tra interventi di ristrutturazione (leggera, media e
pesante), arredi e apparecchiature sanitarie, si
prevede un costo di 2.082.000 euro.
La stima totale dei costi, dunque, tra personale e interventi, è di 4.499.000
euro.
La tempistica prevista per la riapertura, nell’ipotesi in cui il ministero
deroghi, è fra i 18 e i 24 mesi. /CV
Dal titolo del post sembra cosa già fatta. Ma poi si legge che viene avviata una analisi tecnico organizzativa elaborata dall’Azienda Usl di Bologna per l’ipotesi di riapertura.
RispondiEliminaIPOTESI...speriamo che non sia la solita fuffa.
Sono le solite BALLE ad uso e consumo dei fessi !
RispondiEliminaPerfettamente d'accordo con l'anonimo delle 17.28: alla fine c'e' scritto che la riapertura sarebbe (se sara') fra i 18 e i 24 mesi piu' avanti. C'e' il tempo per fare due figli, forse due figli e mezzo...
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