Coinvolte le equipe di Rianimazione e Terapia Intensiva del Maggiore e del S. Orsola, assieme a quella dell’Ospedale Bufalini di Cesena, e l’equipe chirurgica del S.Orsola.
Comunicato Congiunto Ausl Bologna - Policlinico di S.Orsola
Prima
volta all’Ospedale Maggiore di prelievo multiorgano a cuore fermo,
ieri 27 gennaio. Una pro-cedura clinico chirurgica complessa condotta
con assoluta tempestività da 4 diverse equipe, ese-guita quando il
cuore del donatore non batteva più, che ha condotto alla donazione
di fegato e reni.
Coinvolte
4 equipe
4 le
equipe coinvolte nell’intervento. Per la prima volta a Bologna, le
equipe di Rianimazione e Te-rapia Intensiva dell’Ospedale Maggiore
e del Policlinico S. Orsola, hanno partecipato insieme alle manovre
di impianto di ossigenazione extracorporea a membrana (ECMO) che, in
meno di 5 minuti dalla fine dell'accertamento di morte cardiaca,
hanno consentito la perfusione degli organi da prele-vare,
mantenendoli così in piena efficienza. Queste manovre sono state
coordinate dall’equipe di Rianimazione e Terapia Intensiva
dell’Ospedale Bufalini di Cesena, che per protocollo regionale ha
il compito di tutorare gli ospedali della Regione nelle fasi di avvio
di questa complessa procedura.
Questa prima fase è durata circa 3
ore e ha coinvolto, una ventina di professionisti tra rianimatori,
radiologi, chirurghi vascolari, infermieri, OSS, palliativisti, una
psicologa, coinvolgendo anche il ser-vizio trasfusionale e il
laboratorio analisi, oltre al personale medico e infermieristico dei
Coordina-menti Locali alle donazioni delle Aziende Sanitarie
coinvolte.
Successivamente, l’equipe chirurgica del Centro
Trapianti del Policlinico S. Orsola ha condotto il prelievo di fegato
e reni, i cui trapianti sono stati effettuati nella notte. I due
pazienti, una donna di 61 anni e un uomo di 64 stanno bene e adesso
iniziano il loro percorso di guarigione con i nuovi organi.
La
donazione a cuore fermo
La
donazione è scaturita dalla generosità di una famiglia, e in
particolare di una paziente, che aveva espresso in vita la volontà
di donare i suoi organi dopo la morte.
La particolarità di
questo tipo di donazione sta nel fatto che non viene effettuata dopo
la morte en-cefalica, come nella maggior parte dei casi, ma dopo
l'arresto cardiocircolatorio, quando, a fronte di una prognosi
sicuramente infausta per le gravissime compromissioni delle funzioni
vitali, in partico-lare neurologiche, si procede ad una limitazione
delle cure intensive.
In questi casi, infatti, come sancito anche
recentemente dalla legge 219/2017 (che richiama le posi-zioni più
recenti del comitato Nazionale per la Bioetica, nonché lo stesso
codice di deontologia me-dica), l'equipe curante è tenuta, sia sotto
il profilo clinico che etico, a rispettare le volontà del pazien-te,
in merito alla non prosecuzione delle cure, se queste sono
sproporzionate rispetto alla possibilità di restituirgli una qualità
vita che lui riteneva accettabile.
Per preservare la funzione
degli organi, una volta accertata la morte per arresto
cardiocircolatorio, occorre nel minor tempo possibile iniziare la
perfusione degli organi con una macchina per la circo-lazione
extracorporea (ECMO). Tale tecnica consente di attendere che la
funzionalità degli organi, inizialmente ridotta dall’arresto
cardiaco riprenda dei valori ottimali che ne consentono il trapianto.
La donazione di organi e tessuti a cuore fermo rappresenta,
pertanto, una opportunità concreta di aumentare il numero di organi
e tessuti trapiantabili, estendendo la platea di potenziali donatori
e accelerando quindi i tempi di attesa delle persone in lista
trapianto.
Soddisfazione
e riconoscenza da parte di Paolo Bordon, Chiara Gibertoni, Raffaele
Donini
Paolo
Bordon, direttore generale dell’Azienda Usl di Bologna. “Quanto
avvenuto ieri all’Ospedale Maggiore è il primo atto di un percorso
che, proprio in queste ore, abbiamo costruito con l’IRCCS Azienda
Ospedaliero Universitaria di Bologna. Una crescita complessiva del
sistema ospedaliero metropolitano che sempre più ci vede integrati
ed in grado di contribuire, concretamente, alla do-manda di salute
dei cittadini. Con il lavoro sinergico delle equipe di Rianimazione e
Terapia Intensi-va dei due ospedali, abbiamo inaugurato, già ieri,
una nuova possibilità per le persone in attesa di trapianto, creando
le condizioni cliniche e chirurgiche per ampliare il numero di
potenziali donazioni. Tutto questo, tuttavia, non conterebbe nulla
senza la solidarietà e la generosità delle persone che scelgono,
con responsabilità ammirevole, di donare i propri organi per salvare
delle vite. A loro, alla donatrice e alla sua famiglia, il
ringraziamento più sentito da parte dell’Azienda”.
“Oggi
due persone, una donna di 61 anni e un uomo di 64 possono di nuovo
guardare al futuro. Di-chiara Chiara Gibertoni direttore dell’IRCCS
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna - Un ri-sultato
importante per cui ogni giorno lavoriamo e dovuto da una parte alla
grande generosità della famiglia del donatore senza la quale nessun
ragionamento è possibile, e dall’altra dalla presenza di una rete
solida di collaborazione tra gli ospedali di Bologna e di tutta la
Regione che consente di po-ter contare sui migliori professionisti
per eseguire tecniche innovative tanto nel prelievo quanto nel
trapianto di organi.”
“Mi commuovo
sempre - ha commentato Raffaele Donini Assessore alle politiche per
la salute della Regione Emilia-Romagna di fronte a gesti di
generosità estrema come quello della donna deceduta che, donando gli
organi, ha donato la vita ad altre persone.
La donazione degli
organi apre infatti nuove speranze di vita a persone profondamente
provate dal-la malattia. Voglio dunque esprimere, oltre a sincere
condoglianze, la mia gratitudine a lei ed ai suoi congiunti. Non
ultimo un plauso alla professionalità delle equipe che hanno reso
possibile e quindi eseguito il prelievo, sia per la complessità
delle tecniche utilizzate, che per la collaborazione tra le diverse
strutture e discipline medico scientifiche. Un ulteriore
dimostrazione che evidenzia, una vol-ta in più, quanto sia forte lo
spirito di rete tra i servizi sanitari della nostra regione”.
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