Calo
delle giornate lavorative di oltre il 15% nel comprensorio
d’eccellenza delle albicocche, susine, pesche e nettarine,
riduzione di manodopera nel post-raccolta: confezionamento, logistica
e distribuzione. Il leggero rialzo dei prezzi all’agricoltore non
compensa la perdita di produzione causata dalle gelate
di
Barbara
Bertuzzi
L’annata
più nera per il comparto della frutta romagnola segna una flessione
senza precedenti anche delle ore di lavoro nei campi. «Nel
comprensorio d’eccellenza delle albicocche, susine, pesche e
nettarine - rileva Nicola Servadei,
vicepresidente dei frutticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna –
si registra, infatti, mediamente un calo delle giornate lavorative
agricole di oltre il 15% rispetto al 2019 – relativo ai soli mesi
di aprile, maggio e giugno -, senza contare la riduzione di
manodopera nel post-raccolta: confezionamento, logistica e
distribuzione. Va tuttavia sottolineato l’impegno dei capi
d’azienda a mantenere attivo l’organico dei dipendenti
specializzati e qualificati, addirittura con mansioni extra quali la
potatura verde e quella fatta nella fase di post-raccolta».
L’organizzazione
degli imprenditori agricoli rimarca le ricadute socio/economiche
dell’esiguo raccolto di frutta dovuto alle gelate di marzo e agli
eventi atmosferici successivi, che hanno ridotto al minimo storico le
produzioni top delle terre di Romagna fino a calcolare
complessivamente un crollo produttivo del 80% per nettarine e susine
e del 80-90% per pesche e albicocche.
«È
irrilevante, e non compensa la perdita di produzione causata dalle
gelate, il leggero rialzo dei prezzi riconosciuti in media
all’agricoltore: 40-50 centesimi al chilo per le susine e 1.2 euro
al chilo per le albicocche; queste – chiarisce Servadei –
dovrebbero essere le quotazioni di un anno cosiddetto ‘normale’
invece è stato disastroso. Idem per le pesche che si fermano a 60-65
centesimi al chilo, numeri accettabili solo in annate di piena
produzione. Infine le nettarine che hanno strappato prezzi in caduta
libera a partire dalla metà di giugno in poi, da 1 euro a 65 cent al
chilo. Il 2020 sarà ricordato per la scarsa produzione di drupacee,
il calo dei consumi, i prezzi risicati e lo spazio di mercato
lasciato ai nostri competitor. Molte aziende agricole saranno
disincentivate a programmare la campagna 2021, pertanto ci attendiamo
un ulteriore contrazione delle superfici e degli investimenti».
Conclude
il presidente dei frutticoltori della Confagricoltura regionale,
Albano Bergami: «L’esigenza di un piano strategico
nazionale per il frutticolo oltre che l’adeguamento del sistema
assicurativo e del fondo di solidarietà nazionale per le aziende
colpite da calamità naturali, rimangono una priorità improrogabile.
Alla perdita di circa 14.000 ettari di drupacee in Emilia Romagna,
negli ultimi 15 anni, corrispondono migliaia di addetti in meno nei
campi e nell’intero indotto generato dal comparto. Le gelate
primaverili sono state devastanti e potrebbero dare il colpo di
grazia finale ad una eccellenza della nostra regione. I problemi
commerciali mai risolti che vedono la Distribuzione organizzata (DO)
e la Grande distribuzione organizzata (GDO) riversare le criticità
imposte dai mercati globalizzati sui fornitori e quindi sulla
produzione - quest’ultima non sempre adeguatamente organizzata e
governata -, si sommano agli impatti imprevedibili e violenti del
cambiamento climatico sull’agricoltura».
Andiamo avanti così a tutto gas verso il DISASTRO, bisogna mandare al diavolo tutti i servi di Mario Monti, e Giorgio Napolitano, rassegnarsi al fatto che il movimento 5 stelle sia una delle liste civetta del PD, insieme alle sardine e che il vostro futura sarà di povertà e schiavitù!
RispondiEliminaTu invece, niente schiavitù', eh.
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