Per la prima volta in Italia gli
oneri urbanistici andranno anche alla Città metropolitana. Tesoretto
di 10 milioni all'anno per riqualificare il territorio. Merola:
"Scelta importantissima che farà discutere"
Dubbio
segnala:
Con
l’assunzione della proposta di Piano Territoriale Metropolitano,
firmata dal sindaco metropolitano Virginio Merola, la Città
metropolitana si appresta a completare il percorso di formazione del
nuovo strumento di pianificazione metropolitana, una delle più
significative innovazioni della nuova legge urbanistica regionale,
che sostituirà il vecchio piano provinciale (PTCP).
Fino
al 20 ottobre
verranno
raccolte
osservazioni
e
considerazioni di enti territoriali, portatori di interesse,
cittadini e associazioni, relative alla proposta di Piano (che verrà
anche presentato in un’iniziativa pubblica).
Il
Piano adottato, modificato a seguito delle osservazioni, proposte e
contributi, verrà poi trasmesso il prossimo febbraio al Comitato
Urbanistico Regionale (CUR) per l’espressione del parere di
competenza per arrivare poi all’approvazione definitiva a marzo
2021.
Nella
proposta di Piano sono contenuti elementi che rappresentano una
svolta importante. Per la prima
volta a livello nazionale
infatti gli oneri di urbanizzazione non rimarranno solo alle
amministrazioni comunali: il 50% degli oneri urbanistici di tutti i
Comuni, e in particolare dei Comuni dove saranno permesse le nuove
urbanizzazioni (sia per insediamenti di imprese che residenziali),
andranno nel nuovo fondo
perequativo metropolitano. Un
“tesoretto”, stimato in almeno 10
milioni di euro all’anno,
con il quale si finanzieranno interventi di rigenerazione urbana e
ambientale, di sviluppo turistico e economico, di infrastrutture per
la mobilità sostenibile. Tutto a sostegno dei Comuni più fragili
sotto il profilo demografico e dei servizi e meno “attrattivi”
per le imprese, cioè quelli di montagna e della pianura più
periferica.
“Il
PTM – è il commento del sindaco metropolitano Virginio
Merola
– apre una nuova stagione nella quale per la prima volta in Italia
le risorse che derivano dall’urbanistica andranno anche verso i
territori più deboli. Si tratta di una scelta importantissima che
farà discutere, ma noi siamo un organismo federato di Comuni e
quindi confido che sarà condivisa. Perché un Comune da solo non ha
nessuna possibilità e un sindaco capace è quello che sa uscire dai
confini del proprio comune. Quella assunta oggi è una scelta, equa e
sostenibile, con la quale affermiamo che il capoluogo senza la sua
area metropolitana non sarebbe un’isola felice, che l’Appennino e
i territori più periferici non sono le “cenerentole” ma il
serbatoio di aria, acqua, suolo e ambiente per il resto della città
metropolitana e che per questo devono essere ricompensati in termini
di accessibilità, servizi, investimenti, lotta al dissesto,
opportunità di lavoro.
Ancora
una volta – continua Merola - la Città metropolitana di Bologna fa
da apripista a livello nazionale creando uno strumento del tutto
innovativo grazie al quale si potranno realizzare importanti
interventi non più legati a fondi nazionali erogati una tantum. Una
nuova stagione orientata a garantire che ogni trasformazione edilizia
e urbanistica sia sostenibile sotto il profilo economico, sociale e
ambientale. Ora si apre la fase delle osservazioni che, come per
tutti i cambiamenti importanti, sono convinto sarà ricca ed
interessante.”
“Da
oggi – aggiunge il Consigliere metropolitano con delega alla
Pianificazione Marco
Monesi
- si avvia una fase di discussione aperta a tutti per dare un
ulteriore contributo al Piano in vista della sua adozione definitiva.
Il
PTM è un altro tassello fondamentale, dopo il Piano strategico
metropolitano, la Carta di Bologna e il PUMS, che in questi anni
hanno dato alla Città metropolitana un ruolo sempre più
significativo. Piani che stanno disegnando il futuro del nostro
territorio ma che sono stati affiancati da investimenti molto
importanti che hanno visto come protagonista sempre la Città
metropolitana: penso ai 40 milioni del Bando Periferie ai 110 milioni
del Patto per Bologna metropolitana e in ultimo ai fondi che ci sono
stati assegnati per la Bicipolitana.
Cosa
dice il PTM? Che abbiamo bisogno di crescere e svilupparci ma in modo
sostenibile e soprattutto introduce un concetto rivoluzionario: la
redistribuzione delle risorse che derivano dai nuovi insediamenti
andranno non solo ai comuni nei quali avvengono ma anche agli altri
che non hanno le stesse caratteristiche di attrattività ma che
ugualmente offrono un contributo importante al nostro sistema
metropolitano. Con il Ptm diamo sostanza al concetto di assetto
federale della Città metropolitana”.
Il
PTM si pone come uno strumento alleato della ripartenza per due
motivi.
- Fonda le basi del futuro metropolitano sulla salute delle persone attraverso la preservazione delle risorse ambientali principali: suolo, aria, acqua.
- Definisce strategie per l’attrazione di investimenti economici e produttivi, collocati in modo sostenibile sotto il profilo della mobilità e delle risorse ambientali.
La
proposta di Piano ribadisce e rafforza i contenuti già presenti nel
documento degli obiettivi strategici approvato dal Consiglio
metropolitano a febbraio 2020, ponendosi come uno strumento chiamato
a governare il territorio e a garantire la tutela dei servizi
ecosistemici, promuovere la rigenerazione urbana, contrarre il
consumo di suolo e ridistribuire le risorse su tutto il territorio
metropolitano, a salvaguardia delle specificità locali e a contrasto
delle fragilità.
La
consultazione e il percorso partecipativo
L’assunzione
della proposta del PTM sottoscritta dal sindaco metropolitano Merola
è stato preceduto da una fase di consultazione del territorio, in
collaborazione con la Fondazione Innovazione, con approfondite
interviste ai 55 sindaci e a quasi 250 Consiglieri comunali e con la
raccolta dei contributi degli Enti e soggetti competenti in materia
ambientale.
Temi
centrali emersi dal confronto sono: la richiesta di assicurare
maggiore sicurezza territoriale e sostenibilità ambientale, la
necessità di un Piano equo da costruire a partire dal riconoscimento
delle peculiarità dei singoli territori e tale da generare un
miglioramento della condizione complessiva della vita urbana e
metropolitana, agendo in particolare sulla rigenerazione e
riqualificazione del patrimonio metropolitano e delle aree rurali.
Le
cinque sfide multi-obiettivo
Grazie
al percorso di partecipazione è stato possibile affinare gli
obiettivi strategici della fase di avvio declinandoli in cinque sfide
multi-obiettivo:
- Tutelare il suolo: contrastare la dispersione urbana e il consumo di suolo, per difendere la produzione agricola e per salvaguardare gli ecosistemi naturali, il piano dice stop all’uso improprio di terreno fertile per usi che contrastano l’agricoltura.
- Garantire sicurezza: mettere in sicurezza il territorio e le persone contro gli effetti della crisi climatica. Esondazioni, terremoti e frane sono eventi da prevenire con una pianificazione attenta in modo da evitare le emergenze degli ultimi anni.
- Assicurare inclusione e vivibilità: contrastare le fragilità sociali, economiche e demografiche, innescando e orientando processi di rigenerazione del territorio urbanizzato, qualificando i servizi di welfare con particolare attenzione ai territori fragili. Per questo proposito il PTM assume la mobilità sostenibile e il ruolo dei centri abitati come criteri fondanti per l’ammissibilità dei nuovi insediamenti residenziali, dell’insediamento di funzioni ad alta attrattività, del potenziamento degli ambiti produttivi sovracomunali, della realizzazione di nuove dotazioni metropolitane.
- Attrarre investimenti sostenibili: promuovere l'attrattività e l’accessibilità, rafforzando e qualificando in chiave sostenibile reti e nodi metropolitani. Sono stati individuati 32 ambiti produttivi di rilievo sovracomunale (di cui 4 grandi HUB metropolitani: Martignone, Castel San Pietro, Altedo, Imola) nei quali concentrare politiche per l’attrazione di nuovi investimenti per il lavoro e l’impresa.
- Appennino, via Emilia e pianura: un solo territorio: qui c’è forse la vera nuova anima del PTM. Per la prima volta nel territorio nazionale, si è voluto costruire uno strumento finanziario che non lasci indietro nessun Comune e nessun cittadino. Se infatti è vero che per la sostenibilità ambientale e le regole del mercato globale non è più possibile costruire ovunque, deve essere altrettanto vero che le risorse che derivano dall’urbanistica devono andare anche verso i territori più deboli: la montagna e la pianura più periferica.
I
documenti integrali della proposta di Piano sono consultabili su
www.ptmbologna.it
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