L’Amministrazione
comunale di Casalecchio di Reno aderisce alla Giornata organizzata
dalla Rete RE.A.DY
di
Laura Lelli
L’Amministrazione
comunale di Casalecchio di Reno aderisce alle iniziative di RE.A.DY,
la Rete nazionale delle Regioni e degli Enti Locali impegnata nel
prevenire, contrastare e superare le discriminazioni per orientamento
sessuale e identità di genere per il 17 maggio, Giornata
internazionale contro l’omolesbobitransfobia.
Quest’anno,
nel rispetto delle disposizioni di legge dovute alla gestione
dell’emergenza Covid19, le iniziative di RE.A.DY si spostano online
e si arricchiscono della collaborazione con il Lovers Film
Festival, diretto da Vladimir Luxuria e con il Museo Nazionale
del Cinema di Torino.
Dalle
9 fino alle 24 di domani, domenica 17 maggio,
sarà possibile guardare gratuitamente sul sito
del festival (loversff.com)
e tramite i suoi canali
social,
film a
tematica LGBT e video-contributi inediti
di molti personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e
dell’attivismo che celebreranno l’amore in tutte le sue forme.
Nella
stessa giornata, infine, è previsto il lancio del nuovo
sito della RE.A.DY
(www.reteready.org):
uno strumento pensato per diffondere buone pratiche sviluppate dalle
oltre 160 amministrazioni locali che fanno parte della rete e per
informare chi volesse aderirvi.
Al
suo debutto anche il nuovo logo della rete, realizzato dalla
Regione Toscana.
#ready17maggio2020
Occhio che con un parolone così vi cadono i denti !
RispondiEliminaLa epidemia ha svelato una non-tanto-nascosta verità, che tutta la faccenda del “matrimonio gay” non ha niente a che fare coi “diritti” conculcati o con la discriminazione ma è uno dei tasselli della riduzione dell’individuo a monade isolata, senza riferimenti e senza morale e nello stesso momento dell’essere umano a cosa, quindi merce che si fabbrica e si compravende. C’è chi i “diritti” li compra e c’è chi i “diritti” li vende.
RispondiEliminaBioTexCom – center for human reproduction.
Ucraina, 46 figli di madri surrogate ammassati in un hotel.
Alla fabbricazione e commercializzazione dei bambini per l’intrallazzo dei clienti danarosi, aggiungiamo un’altra non-tanto-nascosta verità, cioè che chi paga ha il “diritto” di fare selezione, cioè di scegliere il “materiale umano”. Sono abbastanza sicuro che il “gaio” italiano, che sia fascioleghista o compagnuccio, preferisce una ragazza bionda e di sana a robusta costituzione come madre del suo “pseudo-figlio”. Sono tutti abbastanza “ariani” i bambini di quell’allevamento.
Agli elementi evidenti di questa aberrazione da fantascienza distopica, ne aggiungo uno filosofico. La fabbricazione di bambini aggira il problema connaturato alle adozioni degli orfani. Infatti questi sono per legge sotto la tutela dello Stato, mentre i bambini prodotti dall’allevamento vengono semplicemente ignorati da autorità compiacenti (perché complici delle Elite Apolidi) fino al momento in cui lo “pseudo-genitore”, pagando, se li intesta come propri. In termini concreti, lo Stato cosi crea una ennesima discriminazione. Da una parte i bambini di cui deve assicurarsi il benessere o di cui deve tutelare i “diritti” e dall’altra i bambini che trova più conveniente considerare merce fino a che il cliente pagante li faccia comparire come “persone”. Ovviamente per considerare i bambini merce bisogna anche ignorare le “madri surrogate” e i “donatori”, che poi sono i veri genitori e il ruolo di chi si occupa dell’allevamento e della commercializzazione.
Alla base di tutto poi c’è la necessità di considerare embrioni e feti umani come “cose” e ancora prima, i gameti e altre parti del corpo umano come “cose”. Il cliente danaroso che oggi si toglie lo sfizio di avere uno “pseudo-figlio”, domani potrebbe volere un trapianto o anche solo un trattamento estetico, quindi si smonteranno altre persone per montare a lui le parti che ha pagato.
Come ve lo hanno venduto tutto questo? Come “libertà” o “liberazione”. Liberazione dai vincoli dei legami, dei riferimenti, delle regole, della morale. L’epidemia ha compresso le “libertà” e cosi ci mostra tante cose che si confondevano nello scorrere del paesaggio fuori dal finestrino delle nostre vite.
Ulteriore approfondimento circa le bellezze della Società Aperta: Bambini non ancora registrati all’anagrafe, senza cittadinanza, nome, tutore legale. Paradossalmente, se li buttassero in un fiume dentro un sacco, gli unici a lamentarsi sarebbero i clienti che hanno pagato.
https://johnconnorbear.vivaldi.net/2020/05/16/svelare-parte-seconda/
Una società nella quale abomini cose come questi vengono considerati "progresso" è una società marcia.
RispondiEliminaQueste persone hanno la possibilità di esprimere come preferiscono i loro sentimenti e le loro relazioni mantenendo la loro diversità per la quale ci sono state molte conquiste civili.
Fine.
I bambini hanno il diritto ad un padre e ad una madre.
A meno che si voglia percorrere la barbarie di questi esperimenti di alienazione e di degradazione umana rivestiti di pseudo diritti arcobaleghi fatti da danarosi/e sulla pelle dei più indifesi, delle più povere.
Donne reificate a schiave subumane macchine produttrici di infanti commercializzati, infanti in deprivazione anaclitica. Sarebbe progresso questo!?!?!?
Ecco ancora una volta una pseudo sinistra del cazzo.
René Spitz studiò gli effetti della deprivazione materna: tutto dimenticato?
Coppie lesbo: ci balocchiamo gli effetti sulla deprivazione paterna, come se non fossero noti gli effetti, in psicopatologia, in psichiatria, della mancanza della figura del padre.
Come se poi ci volessero chissà quali studi per capire cosa succede, ad esempio, ad una piantina di quercia in vaso se tu l'annaffiassi con acqua di mare oppure la mettessi in cantina. Siamo arrivati a tali punti di oscurantismo, di regressione per cui bisogna pure citare gli studi di Margareth Von Bullabà sul fatto che l'acqua è bagnata.
I comuni, gli elettori, i politici e le regioni che sono complici di questa barbarie pseudoprogressista del cazzo sono responsabili moralmente di questo abominio.
Lasciate stare i bambini!