Parte
in Emilia-Romagna uno studio su due categorie considerate
particolarmente a rischio per il nuovo coronavirus: gli operatori
sanitari e i pazienti oncologici. Il protocollo di ricerca ha più
obiettivi: valutare gli strumenti di diagnosi (tampone e test
sierologico), prevenzione e controllo della malattia, definire
l'eventuale immunità acquisita dei contagiati, capire le relazioni
genetiche tra virus e persona infetta.
Lo studio, denominato 'Corsa', è stato avviato dall'Istituto Tumori della Romagna Irst Irccs insieme ad altre realtà di ricerca e cura regionali. Vi collabora, tra gli altri, il professor Pierluigi Viale, primario delle Malattie infettive del Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna. Obiettivo principale: l'indagine epidemiologica della diffusione dell'infezione nella popolazione asintomatica delle due categorie a rischio indicate. Coinvolgerà circa 500 persone tra operatori sanitari Irst senza alcun sintomo da Sars CoV-2 e 50 pazienti oncologici in trattamento nell'Istituto.
Verranno loro effettuati tamponi e analisi del sangue all'inizio e dopo sei mesi. In questo arco di tempo le persone saranno costantemente monitorate per sintomi, eventuale positività e decorso clinico.
I ricercatori andranno, nel tempo, anche oltre l'indagine epidemiologica.Tutto il materiale raccolto potrà infatti servire per identificare eventuali fattori genetici correlati all'infezione.
Lo studio, denominato 'Corsa', è stato avviato dall'Istituto Tumori della Romagna Irst Irccs insieme ad altre realtà di ricerca e cura regionali. Vi collabora, tra gli altri, il professor Pierluigi Viale, primario delle Malattie infettive del Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna. Obiettivo principale: l'indagine epidemiologica della diffusione dell'infezione nella popolazione asintomatica delle due categorie a rischio indicate. Coinvolgerà circa 500 persone tra operatori sanitari Irst senza alcun sintomo da Sars CoV-2 e 50 pazienti oncologici in trattamento nell'Istituto.
Verranno loro effettuati tamponi e analisi del sangue all'inizio e dopo sei mesi. In questo arco di tempo le persone saranno costantemente monitorate per sintomi, eventuale positività e decorso clinico.
I ricercatori andranno, nel tempo, anche oltre l'indagine epidemiologica.Tutto il materiale raccolto potrà infatti servire per identificare eventuali fattori genetici correlati all'infezione.
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