martedì 10 dicembre 2019

I castagneti hanno una nuova minaccia: 'Gnomoniopsis'

Convegno a Vergato per parlare di questo fungo, fare il punto della situazione e valutare le strategie per contrastare vecchi e nuovi nemici dei castagneti come il cinipide e bacato e minacce più recenti come quelle del fungo che fa marcire le castagne

Lunedì prossimo, 16 dicembre alle 10, si terrà a Vergato, presso la sede dell’Unione dell’Appennino bolognese, il convegno “Le problematiche fitosanitarie del Castagno”.

Si affronterà principalmente la nuova emergenza fitosanitaria, quella della "Gnomoniopsis castaneae", grazie alle relazioni del funzionari del servizio fitosanitario della Regione Emilia-Romagna.

La Gnomoniopsis castaneae è un fungo ascomicete che provoca una malattia delle castagne chiamata marciume gessoso (o marciume bruno). La malattia non è nuova in Italia e tanto meno in Emilia-Romagna. Le prime segnalazioni risalgono infatti al 2005 in Piemonte. Successivamente è stata rinvenuta in Campania, Lazio, Emilia-Romagna e in altre aree castanicole italiane. La malattia è nota anche in Francia, Svizzera, Grecia, Spagna, Slovenia e Regno Unito. Negli ultimi anni però ha avuto una recrudescenza con conseguenti gravi perdite alle produzioni. I danni si possono avere al momento della raccolta così come successivamente, durante la conservazione.
Esternamente le castagne colpite non mostrano alcuna anomalia ma appaiono morbide al tatto; possono essere infatti contaminate internamente dal fungo già al momento della raccolta. I sintomi del marciume gessoso sono rilevabili solo all’interno dei frutti raccolti: il colore vira al bruno e la polpa infetta risulta molle e spugnosa. Con il progredire dei sintomi il frutto diventa duro, bianco e gessoso fino a dare alle castagne un aspetto mummificato, oltre che un sapore sgradevole per cui non sono più commercializzabili. Sono in corso studi sulla biologia del fungo, visto che purtroppo i trattamenti fungicidi non sono applicabili perché la colonizzazione dei tessuti avviene dall’interno, con vento, insetti e piogge che favoriscono la diffusione del patogeno. Però ci sono delle strategie da adottare: la rimozione dei vecchi ricci da terra, visto che possono ospitare il fungo per una stagione intera e da qui permettergli di diffondersi; la raccolta tempestiva del prodotto, specie in periodi umidi e piovosi che favoriscono la diffusione del fungo; il congelamento dei frutti raccolti per inibire la crescita del fungo. Di questo e di molto altro ancora si parlerà nel corso del convegno.

Dopo l’introduzione di Emilio Pedone, responsabile dell’area tecnica dell’Unione dell’Appennino bolognese, il tema sarà affrontato alle 10,15 da Carla Montuschi. Sarà inoltre proposto un strumento utile alla conoscenza della malattia, un questionario su Gnomognopsis a cura di Giovanni Benedettini e Federica Migliorini.
Alle 11,15 Massimo Bariselli affronterà il problema piuttosto ancora attuale di cinipide e bacato. La mattinata di studi sarà conclusa alle 11,45 da Giorgio Maresi del Centro trasferimento tecnologico, Fondazione Edmund Mach, che parlerà dell’ecosistema castagneto in un mondo che cambia.
Lo stesso incontro sarà tenuto anche nell’Appennino modenese martedì 10 dicembre alle 10 nella sala consiliare del Comune di Zocca.


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