Convegno
a Vergato per parlare di questo fungo, fare il punto della situazione
e valutare le strategie per contrastare vecchi e nuovi nemici dei
castagneti come il cinipide e bacato e minacce più recenti come
quelle del fungo che fa marcire le castagne
Lunedì
prossimo, 16 dicembre alle 10, si terrà a Vergato, presso la sede
dell’Unione dell’Appennino bolognese, il convegno “Le
problematiche fitosanitarie del Castagno”.
Si
affronterà principalmente la nuova emergenza fitosanitaria, quella
della "Gnomoniopsis castaneae", grazie alle relazioni
del funzionari del servizio fitosanitario della Regione
Emilia-Romagna.
La
Gnomoniopsis castaneae è un fungo ascomicete che provoca una
malattia delle castagne chiamata marciume gessoso (o marciume
bruno). La malattia non è nuova in Italia e tanto meno in
Emilia-Romagna. Le prime segnalazioni risalgono infatti al 2005 in
Piemonte. Successivamente è stata rinvenuta in Campania, Lazio,
Emilia-Romagna e in altre aree castanicole italiane. La malattia è
nota anche in Francia, Svizzera, Grecia, Spagna, Slovenia e Regno
Unito. Negli ultimi anni però ha avuto una recrudescenza con
conseguenti gravi perdite alle produzioni. I danni si possono avere
al momento della raccolta così come successivamente, durante la
conservazione.
Esternamente
le castagne colpite non mostrano alcuna anomalia ma appaiono morbide
al tatto; possono essere infatti contaminate internamente dal fungo
già al momento della raccolta. I sintomi del marciume gessoso sono
rilevabili solo all’interno dei frutti raccolti: il colore vira al
bruno e la polpa infetta risulta molle e spugnosa. Con il progredire
dei sintomi il frutto diventa duro, bianco e gessoso fino a dare alle
castagne un aspetto mummificato, oltre che un sapore sgradevole per
cui non sono più commercializzabili. Sono in corso studi sulla
biologia del fungo, visto che purtroppo i trattamenti fungicidi non
sono applicabili perché la colonizzazione dei tessuti avviene
dall’interno, con vento, insetti e piogge che favoriscono la
diffusione del patogeno. Però ci sono delle strategie da adottare:
la rimozione dei vecchi ricci da terra, visto che possono ospitare il
fungo per una stagione intera e da qui permettergli di diffondersi;
la raccolta tempestiva del prodotto, specie in periodi umidi e
piovosi che favoriscono la diffusione del fungo; il congelamento dei
frutti raccolti per inibire la crescita del fungo. Di questo e di
molto altro ancora si parlerà nel corso del convegno.
Dopo
l’introduzione di Emilio Pedone, responsabile dell’area
tecnica dell’Unione dell’Appennino bolognese, il tema sarà
affrontato alle 10,15 da Carla Montuschi. Sarà inoltre
proposto un strumento utile alla conoscenza della malattia, un
questionario su Gnomognopsis a cura di Giovanni Benedettini e
Federica Migliorini.
Alle
11,15 Massimo Bariselli affronterà il problema piuttosto
ancora attuale di cinipide e bacato. La mattinata di studi sarà
conclusa alle 11,45 da Giorgio Maresi del Centro trasferimento
tecnologico, Fondazione Edmund Mach, che parlerà dell’ecosistema
castagneto in un mondo che cambia.
Lo
stesso incontro sarà tenuto anche nell’Appennino modenese martedì
10 dicembre alle 10 nella sala consiliare del Comune di Zocca.
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