Danni
incalcolabili all’agricoltura bolognese, solo la barbabietola da
zucchero conta in provincia 7.500 ettari
coltivati. Sotto attacco i big dell’agroalimentare
espressione della città. Si colpisce proprio chi ha imboccato da
tempo la via della sostenibilità, a zero impatto ambientale
«Chiediamo
al Governo – recita il presidente di Confagricoltura Bologna,
Guglielmo Garagnani - di rivedere tali misure. Sono
incalcolabili i danni al tessuto produttivo e sociale bolognese, ai
big dell’agroalimentare espressione della città come il gruppo
lattiero-caseario Granarolo e lo zuccherificio Coprob - quest’ultimo
è l’unico su scala nazionale a produrre ancora zucchero 100%
italiano -, col rischio poi di vedere scomparire produzioni agricole
storiche quali la barbabietola da zucchero che solo in provincia
conta una superficie coltivata di 7.500
ettari. Peraltro, essere “contro”
la plastic tax e la sugar tax non vuole dire scarsa attenzione
all’ambiente e alla sicurezza alimentare. Tutt’altro. Invece si
colpisce proprio chi ha imboccato da tempo la via della
sostenibilità, a zero impatto ambientale, senza vincoli e balzelli
imposti per legge».
Sotto attacco è l’agricoltura dell’intera regione, con le sue filiere di qualità: si stima un danno complessivo pari a 50 milioni di euro per l’agrifood dell’Emilia-Romagna oltre a inevitabili ricadute sull’occupazione. «Ma l’effetto delle due imposte potrebbe aprire scenari drammatici soprattutto per l’economia bolognese – avverte Garagnani. Per Granarolo, il malus di costi si aggira intorno 17,5 milioni di euro; per la Coprob - con due stabilimenti attivi a Minerbio (Bo) e Pontelongo (Pd), 7.000 aziende agricole conferenti e 30.000 ettari coltivati a bietole, di cui 20.000 in Emilia-Romagna e la restante parte in Veneto - il futuro potrebbe essere incerto, con il timore di dover dire addio all’unica fortezza dello zucchero italiano. Nel contesto di un mercato saccarifero in drastico calo, sarebbe più opportuno premiare le aziende italiane che utilizzano zucchero nostrano e favorire contratti di filiera basati su una maggiore equità e sostenibilità sociale».
Sotto attacco è l’agricoltura dell’intera regione, con le sue filiere di qualità: si stima un danno complessivo pari a 50 milioni di euro per l’agrifood dell’Emilia-Romagna oltre a inevitabili ricadute sull’occupazione. «Ma l’effetto delle due imposte potrebbe aprire scenari drammatici soprattutto per l’economia bolognese – avverte Garagnani. Per Granarolo, il malus di costi si aggira intorno 17,5 milioni di euro; per la Coprob - con due stabilimenti attivi a Minerbio (Bo) e Pontelongo (Pd), 7.000 aziende agricole conferenti e 30.000 ettari coltivati a bietole, di cui 20.000 in Emilia-Romagna e la restante parte in Veneto - il futuro potrebbe essere incerto, con il timore di dover dire addio all’unica fortezza dello zucchero italiano. Nel contesto di un mercato saccarifero in drastico calo, sarebbe più opportuno premiare le aziende italiane che utilizzano zucchero nostrano e favorire contratti di filiera basati su una maggiore equità e sostenibilità sociale».
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