Dalle 14.30 alle 16.30 informazioni per prevenire la depressione post parto. In un anno più di 4.500 neomamme informate, 80 sono state prese in carico
Domani, giovedì 10 ottobre, dalle 14.30 alle 16.30, presso l’area ostetricia, al 2° piano della Maternità del Maggiore, una ginecologa, un’ostetrica ed uno psichiatra saranno a disposizione delle donne per fornire informazioni sul disagio psichico perinatale.
La gravidanza, e fino al primo anno di vita del bambino, sono infatti due tra i momenti emotivamente più importanti nella vita di una donna. In particolar modo, per le donne con disturbi psicologici o mentali, la maternità può essere particolarmente impegnativa e critica.
In letteratura internazionale è documentato l’impatto negativo dei disturbi mentali in gravidanza sul bebè. Cosi come la relazione tra depressione, rischio di parto pretermine e basso peso alla nascita. I disturbi mentali in gravidanza, inoltre, aumentano i disturbi psicologici e comportamentali nel bambino in età evolutiva e di depressione in adolescenza.
Offrire, nel percorso nascita, materiale informativo e di sensibilizzazione sull’importanza del disagio psichico, e individuare le donne a rischio di disagio psichico o psicosociale (abitazione inadeguata, difficoltà economiche, immigrazioni recente, assenza di partner, conflitto di coppia) in gravidanza e anche nei primi mesi dopo il parto, sono i principali obiettivi del progetto Ministeriale “intervento per il riconoscimento del disagio psichico perinatale” per prevenire gli effetti della depressione post parto che l’Azienda Usl di Bologna sta attivando in tutti i Consultori Familiari e nei punti nascita.
Il progetto, attivato in forma sperimentale a Bologna all’interno del Percorso Nascita dell’Azienda Usl ha già prodotto, da maggio 2018 a luglio 2019, i primi dati. Ostetriche, ginecologi, psicologi, psichiatri e assistenti sociali, presenti in 7 consultori familiari cittadini e nel Punto Nascita del Maggiore, hanno informato 4.500 donne in gravidanza sui rischi della depressione post parto. Delle 2.455 donne (il 54.5%) che hanno accettato di sottoporsi al test di Whooley e all’anamnesi per fattori di rischio psicosociale,171 (il 7%) sono risultate positive. Di queste, 80 donne sono state quindi prese in carico con percorsi di cura e di assistenza personalizzati.
Il test di Whooley
• Durante l’ultimo mese si è sentita spesso giù di morale, depressa o senza speranze?
• Ha provato spesso poco interesse o piacere nel fare le cose?
Sono le domande di Whooley, semplici e veloci, ma che permettono di individuare ipotetiche donne a rischio di depressione post parto.
Le domande di Whooley vengono ripetutamente proposte, dalle ostetriche e dai ginecologi dell’Azienda Usl, alle donne seguite dai consultori (al primo, quarto e nono mese di gravidanza), negli ambulatori della gravidanza a termine, nei punti nascita (quando le donne non sono state seguite dai consultori) e nelle visite di controllo a 15, 40 giorni e al quarto mese dal parto.
Nel caso di positività alle domande di Whooley, o in presenza di fattori di rischio psicosociale (abitazione inadeguata, difficoltà economiche, immigrazioni recente, assenza di partner, conflitto di coppia) l’ostetrica o il ginecologo propongono alla donna un colloquio clinico di approfondimento e, se necessario, vengono definiti una serie di interventi appropriati grazie alla collaborazione di un équipe multiprofessionale composta da psicologo, psichiatra, assistente sociale, Medico Medicina Generale, Pediatra di Libera Scelta.
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