martedì 2 luglio 2019

Prati di Mugnano: un percorso naturalistico da non perdere

di Raffaele Mazzanti
Architetto ed ex sindaco di Sasso Marconi

Foto dal web

Trentacinque anni fa, nel mese di luglio del 1974, si apriva al pubblico il Parco Agricolo Naturale “PRATI DI MUGNANO” realizzato su terreni di proprietà del Comune di Bologna nel territorio di Sasso Marconi.

Si trattava del più esteso degli interventi compiuti negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso volti alla conservazione, al ricupero ed alla valorizzazione della fascia collinare compresa fra Reno e Savena, la città storica e l’area di grande valore naturalistico del Contrafforte Pliocenico che si affaccia sul torrente Setta da cui, fin dal tempo dei romani, attinge acqua potabile la città di Bologna.

Villa Spada, Villa Ghigi (dov’è la sede della Fondazione omonima), Paderno, Cavaioni, Paleotto, Forte Jola, Forte Bandiera, il Monumento ai Caduti di Sabbiuno ormai a Pieve del Pino, i luoghi e i nomi dei più noti parchi collinari che dai bordi della città storica si spingono verso sud e dove ancora oggi ogni giorno tanti cittadini si recano per respirare aria buona, godere di bei panorami, camminare, correre o fare altre attività di esercizio fisico oppure trascorrere piacevoli momenti di riposo da soli o in compagnia.

Insieme al Parco Talon realizzato per iniziativa del Comune di Casalecchio attorno alla storica Chiusa del Reno da cui nasce il Canale che portava acqua alla città antica fornendo l’energia idraulica necessaria al funzionamento dell’industria legata alla filatura della seta che costituì –fra Medio Evo e Rinascimento- la prima fase di industrializzazione del bolognese, parlo di un complesso di molte centinaia di ettari del territorio urbano e suburbano che sono stati sottratti in quegli anni alle mire ed alle devastazioni della speculazione edilizia.

Chi oggi, in questi giorni di fine giugno 2019, cammina sui sentieri che salgono verso la parte alta dei “Prati di Mugnano”, nello splendore delle ginestre fiorite, per giungere al sito della Commenda, alle spalle della Rupe di Badolo, forse ignora del tutto la storia relativamente recente di quella fase delle politiche comunali che portarono alla realizzazione di questo come degli altri parchi cui ho accennato; certamente però si domanda il perché dello stato di deplorevole abbandono di tanti edifici che potrebbero ancora fornire -in termini aggiornati- nuove occasioni di ri-uso per finalità sociali, abitative, produttive o ricreative come fecero in passato in altri contesti economici e politici.

Così poi, tornando verso Bologna, si domanderà perché mai non ci si decida a completare la cintura di verde pubblico che unirebbe definitivamente città antica e collina sulle aree cosiddette della STAVECO, fra Porta d’Azeglio e Porta Castiglione spingendosi dai viali di circonvallazione verso via Putti, la collina di San Michele in Bosco e l’Istituto Rizzoli.



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