domenica 17 marzo 2019

Non solo Tav e siccità. C’è un illustre dimenticato in tema di grandi opere: il Po.

 
Ai timori per la secca anticipata deve seguire ora una riflessione costruttiva sugli interventi da fare lungo quei 652 chilometri… Ma nessuno ne parla. Andare verso un sistema di barriere mobili per regimare i livelli del fiume 
 
 Da Confagricoltura Emilia Romagna:

Bene l’attenzione profusa nei confronti delle grandi opere (in stallo da qualche decennio, non solo da qualche mese). «Eppure c’è un illustre dimenticato: il fiume Po. Ai timori per la secca anticipata e la grave siccità estesa ad affluenti, laghi e invasi montani, causata da un mix nefasto di eventi atmosferici - carenza di neve quindi di riserve idriche e penuria di piogge in pianura -, deve seguire ora una riflessione costruttiva sugli interventi da fare lungo quei 652 chilometri… Ma nessuno ne parla. Bisogna mettere mano ai progetti, già presentati, per la regimazione del fiume attraverso la costruzione, ad esempio, di traverse che possano garantire sia la captazione che la navigabilità delle acque oltre all’apertura di nuovi impianti idroelettrici. E allora, perché non intervenire sulla principale arteria d’Italia?». Si chiede la presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Eugenia Bergamaschi, lanciando un monito-provocazione alla politica nella giornata mondiale per il clima.
 
«La traversa (diga) di Isola Serafini, nel comune di Monticelli d’Ongina (Piacenza), inaugurata un anno fa e costata pressappoco 47 miliardi di euro, è nata con l’obiettivo di ripristinare la navigazione del Po da e per Piacenza nel quadro delle strategie di sviluppo del sistema idroviario. Però - prosegue la presidente – serve a poco se non si costruiscono le altre 5 barriere previste dal progetto. Così adesso la grande opera vede transitare, sì e no, una barca al giorno».
 
Confagricoltura Emilia Romagna guarda a un progetto “multifunzionale”. Lo spiega il dirigente Franco Dalle Vacche, presidente del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara: «Un sistema di “barriere mobili”, quindi apribili a settori durante le fasi di piena significativa, che consenta nel contempo di regimare i livelli del fiume, conservandone quote stabili analogamente a quanto avviene in diversi grandi fiumi europei. Si creerebbe un ampio invaso, la navigabilità commerciale e turistica 365 giorni all’anno - che oggi non esiste -, produzioni di energia idroelettrica, irrigazione certa e meno onerosa grazie al minor utilizzo degli impianti idrovori, ma soprattutto un reale beneficio per ogni comparto produttivo».
 

Va nella stessa direzione il progetto piacentino per la realizzazione di una nuova traversa all’interno dell’alveo del Trebbia, in località Sant’Agata, comune di Rivergaro (Piacenza), per innalzare il livello idrico di magra a quote compatibili con la presa esistente del Rivo Villano, che include anche la costruzione di un canale per convogliare le acque dell’affluente del Po dalla traversa all’opera di presa già esistente.

 


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