Giulia
Gibertoni ha scritto alla presidente dell’Assemblea Legislativa per
chiedere che il pdl, depositato a marzo del 2017, venga
calendarizzato nella prima seduta utile dell’aula. “Maggioranza
non vuole affrontare il problema”.
Riceviamo:
“È
molto grave che a distanza di due anni dalla sua presentazione il mio
progetto di legge contro il nepotismo negli ospedali non sia ancora
stato discusso né in Commissione né in aula. Per questo ho chiesto
che il testo venga calendarizzato già nella prossima seduta utile
dell’Assemblea Legislativa senza ulteriori ritardi”. Giulia
Gibertoni ha scritto una lettera alla presidente dell’Assemblea
Legislativa, Simonetta Saliera, per chiedere che il suo progetto di
legge sul contrasto al nepotismo in sanità, a un due anni dalla sua
presentazione e a oltre 180 giorni dalla nomina del relatore, venga
finalmente discusso. Possibilità prevista, tra l’altro, dall’art.
32, comma 3, del Regolamento interno dell’Assemblea Legislativa.
“Questo incredibile ritardo si spiega solo con la chiara volontà
da parte della maggioranza di non voler affrontare un tema molto
importante che riguarda la nostra sanità regionale – aggiunge
Gibertoni - Ogni giorno continuano ad arrivarci segnalazioni di
situazioni che si verificano all’interno dei nostri ospedali e in
altre strutture sanitarie che legittimano l’esistenza del sospetto
di favoritismi legati all’esistenza di un rapporto di parentela
quando si tratta di assunzioni o incarichi da assegnare. Una
situazione che il mio progetto di legge ha l’obiettivo di evitare”.
Nella proposta depositata a marzo del 2017 si prevede la
riformulazione dei criteri per l’assegnazione
del personale nelle strutture sanitarie per evitare che
dipendenti legati da vincoli di parentela (o di affinità
sino al terzo grado) prestino servizio in rapporto di subordinazione
gerarchica nella stessa struttura organizzativa. “Quello che
ho sempre sostenuto è che l’obiettivo di questo pdl non è quello
di escludere dalle assunzioni personale valido o meritevole ma di
evitare che, all’interno della stessa unità operativa o nello
stesso dipartimento, operino genitori e figli, sorelle e fratelli, o
persone legate tra di loro da un rapporto di parentela molto stretto
– aggiunge Giulia Gibertoni – Se è certamente lecito
che un figlio segua le orme del padre o della madre, e che abbia la
possibilità di ottenere l’incarico nella stessa struttura dove
opera il genitore, attraverso un concorso pubblico è altrettanto
lecito però che l’organizzazione delle strutture sanitarie sia
articolata in modo che, senza arrecare un danno professionale a
nessuno, eviti che il rapporto di parentela possa creare dubbi
su imparzialità ed efficienza che dovrebbero essere i principi
cardine di chi lavora in una pubblica amministrazione e, in special
modo, in sanità. Ecco perché chiedo che questo pdl venga discusso
al più presto senza ulteriori ritardi” conclude Gibertoni.
Molto giusto.
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