Piccinini ( nella foto):
“L'argine crollato era più basso di quello principale”. Depositato
il faldone, composto da quasi 200 pagine, sull’esondazione dello
scorso 2 febbraio a Passo Pioppe. Silvia Piccinini, capogruppo
regionale del MoVimento 5 Stelle: "Inaccettabili le
dichiarazioni delle sindache di Castel Maggiore e Argelato".
Riceviamo:
Oltre
50 allegati, tra cui due video, per un totale di quasi 200 pagine: è
l’esposto che il MoVimento 5 Stelle, con la capogruppo Silvia
Piccinini, ha presentato questa mattina in Procura a Bologna
sull’alluvione che lo scorso 2 febbraio ha colpito Castel Maggiore
e Argelato provocando danni che, al momento, sono stati stimati in
oltre 22 milioni di euro. Nel faldone, che ricostruisce nel dettaglio
gli interventi fatti negli ultimi anni soprattutto nella zona di
Passo Pioppe, si cerca di porre all’attenzione degli inquirenti le
caratteristiche dell’argine provvisorio, lungo 200 metri, che fu
ricostruito dopo la demolizione del deposito militare presente
proprio in quell’area. “Dalla ricostruzione che abbiamo fatto,
anche supportati da alcuni documenti video di cui siamo entrati in
possesso - spiega Silvia Piccinini - crediamo sia legittimo sostenere
che l’argine provvisorio realizzato fosse sì più alto rispetto a
quello presente fino a quel momento, come ha spiegato la Regione, ma
in ogni caso inferiore di almeno 50 centimetri rispetto a quello
principale che scorre lungo tutto il fiume in quella stessa zona. E
di certo non è un caso che l’esondazione sia avvenuta proprio in
quel punto mentre, sia più a valle che a monte, non risultano
esserci stati problemi visto che il livello dell’acqua è stato più
basso del livello dell’argine”. Un altro aspetto sul quale si
cerca di far luce all’interno dell’esposto presentato dal
MoVimento 5 Stelle riguarda le tempistiche dell’intervento
programmato a Passo Pioppe per il quale le risorse (220mila euro)
erano ampiamente disponibili ma che, nonostante ciò, si è
prolungato senza mai concludersi attraverso un arco temporale di ben
tre anni, dal 2015 al 2018. “Visto che si trattava di un intervento
prioritario, che riguardava appena 200 metri di argine, crediamo che
si dovesse utilizzare la procedura di somma urgenza e, in ogni caso,
facendo molta attenzione a tutti i dettagli possibili. D’altronde
lo stabiliva proprio il progetto approvato che la ricostruzione
dell’argine dovesse essere fatta in un periodo estivo per evitare
problemi dovuti al maltempo e con un intervento immediato, senza
passaggi intermedi come invece è stato fatto – aggiunge Silvia
Piccinini – Tutte mancanze che, a nostro avviso, sono direttamente
imputabili al commissario per il dissesto idrogeologico, ovvero il
presidente Bonaccini, che aveva il compito di vigilare
sull’attuazione di quell’intervento. Adesso il nostro auspicio è
che la magistratura possa fornire delle risposte, di certo più
esaustive, di quelle che fino ad oggi sono arrivate dalla Regione. I
cittadini che hanno subìto dei danni importanti meritano che venga
fatta assoluta chiarezza su questa vicenda. Anche per questo troviamo
inconcepibili e particolarmente gravi le dichiarazioni delle sindache
di Castel Maggiore e Argelato che auspicano che tutto venga
insabbiato aspettando una fantomatica relazione della Regione
che potrà far altro che assolvere se stessa” conclude la
capogruppo regionale del M5S.
E come al solito finirà a vino e tarallucci tra i compagni.
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