venerdì 16 novembre 2018

Il futuro del castagneto appare roseo: la lotta al 'bacato' dà ottimi risultati

A Castiglione dei Pepoli un convegno sugli esiti della sperimentazione. La lotta alle cidie, farfalle che minacciano il raccolto delle castagne, presenta nuove prospettive: dopo due anni di sperimentazione è disponibile un prodotto biologico che permette di recuperare fino al 25% della produzione

Riceviamo

Si terrà domani, sabato 17 novembre, alle 15, nella sala consiliare di Castiglione dei Pepoli, il convegno dal titolo “La lotta al bacato del castagno”. Saranno presentati la metodologia e i risultati di due anni di sperimentazione effettuata dal Consorzio Castanicoltori dell’Appennino bolognese contro la cidia (o tortice), un insetto le cui larve provocano la nascita di frutti cosiddetti “bacati”.
Si tratta di piccole farfalle che d’estate depongono le uova sui ricci. Le larve penetrano nei frutti poi estendersi all’interno, provocando danni che possono raggiungere il 50% e oltre del raccolto.
Il controllo delle cidie con il contenimento fisico-meccanico o i trattamenti insetticidi spesso si rivela poco efficace o eccessivamente oneroso. Negli ultimi anni però la ricerca universitaria ha condotto alla realizzazione di un nuovo prodotto ecosostenibile: un filo bio-degradabile impregnato di feromoni specifici che, rilasciati nell’ambiente per un paio di mesi, impediscono l’accoppiamento degli insetti adulti e diminuiscono la quantità di larve.

Relatori del convegno saranno il presidente del Consorzio Castanicoltori Renzo Panzacchi, Benedetto Accinelli della ISAGRO Spa, l'azienda che produce il prodotto biologico impiegato contro le cidie e Massimo Bariselli del Servizio Fitosanitario della Regione Emilia-Romagna.

«Abbiamo avviato da un paio d’anni la sperimentazione contro le cidie nel territorio di Loiano e i risultati sono più che positivi. I dati di cui disponiamo al momento parlano di un calo delle castagne “bacate” dal valori compresi tra il 35-45% del raccolto al 18-20%» spiega Renzo Panzacchi. «Si tratta di un recupero di quasi il 25% della produzione che ha delle ricadute economiche notevoli. Il tutto senza l’uso di prodotti chimici o pesticidi, con un sistema biologico. Il prodotto ormai è disponibile anche nell’area dei comuni dell’Unione dell’Appenino bolognese per cui contiamo di incontrare i castanicoltori per spiegarne le potenzialità».


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