Segnalato
Storica
inversione di tendenza con l’aumento di oltre il 5% della spesa delle famiglie
italiane per la carne nel 2018, il valore più alto degli ultimi sei anni che
avevano fatto registrare un brusco calo dei consumi. E’ quanto emerge da una
analisi della Coldiretti su dati Ismea relativi al primo trimestre del 2018
divulgata in occasione della Giornata nazionale della bistecca #bisteccaday con
l’apertura al pubblico dei Giardini Reali per il Villaggio della Coldiretti di
Torino in Piemonte con maxi grigliata da record, bracerie, forni, spiedi con
migliaia di allevatori e consumatori ma anche cuochi e gourmet alla presenza, tra gli altri, del
Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, di quello dell’Ambiente
Sergio Costa e della sindaca di Torino Chiara Appendino, assieme al presidente
della Coldiretti Roberto Moncalvo e al segretario generale Vincenzo Gesmundo.
L’aumento
dei consumi riguarda tutte le diverse tipologie di carne da quella di pollame
(+4%) a quella di maiale (+4%) fino a quella bovina (+5%) che fa registrare il
maggior incremento nel primo trimestre rispetto all’anno precedente, in un
quadro di sostanziale stagnazione della spesa alimentare (+1,4%).
Il
consumo medio annuo in Italia di carne (pollo, suino, bovino, ovino) è sceso ai
livelli di 79 chilogrammi pro-capite, tra i più bassi in Europa dove i danesi
sono a 109,8 chilogrammi, i portoghesi a 101 chilogrammi, gli spagnoli a 99,5
chilogrammi, i francesi e i tedeschi a 85,8 e 86 chilogrammi. E la situazione
non cambia se il confronto viene fatto a livello internazionale visto che,
secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, nel 2018 il
consumatore medio americano mangerà 222,2 chili tra carne rossa e pollame.
Nel
Belpase si assiste ad una decisa svolta verso la qualità con il 45% degli
italiani che privilegia quella proveniente da allevamenti italiani, il 29%
sceglie carni locali e il 20% quella con marchio Dop, Igp o con altre
certificazioni di origine secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Vola, infatti, il
consumo di bistecca “Doc” con un balzo del 20% nel numero di animali di razze
storiche italiane allevati negli ultimi 20 anni sulla base delle iscrizioni al
libro genealogico. La domanda di qualità e di garanzia dell’origine ha portato
ad un vero boom nell’allevamento delle razze storiche italiane da carne che,
dopo aver rischiato l’estinzione, sono tornate a ripopolare le campagne dagli
Appennini alle Alpi. La razza piemontese con lo storico riconoscimento
comunitario dei “Vitelloni Piemontesi della Coscia” a Indicazione Geografica
Protetta (Igp) è la più diffusa e può contare su oltre 315mila capi mentre sono
più di 52mila quelli di razza marchigiana, quasi 46mila di chianina, 12mila di
romagnola, 11mila di maremmana e più di 35mila di podolica per un totale di
oltre 472mila animali allevati.
Un
patrimonio consolidato anche grazie - precisa la Coldiretti - a iniziative di
valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l’adozione di forme di
alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di
rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta della carne da parte
degli allevatori attraverso le fattorie e i mercati di Campagna Amica. Le carni
nazionali sono più sane, perché magre, non trattate con ormoni (a differenza di
quelle americane) e ottenute spesso nel rispetto di rigidi disciplinari di
produzione che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli
animali.
Il
risultato è una vera rivoluzione nell’offerta di carne in Italia che si estende
dalle macellerie ai supermercati, dallo street food alle hamburgherie, fino
all’arrivo della carta delle carni nei menu proposti dai ristoranti più
prestigiosi. La conoscenza delle caratteristiche specifiche dei diversi tipi di
carne è diventato un valore aggiunto che arricchisce l’offerta enogastronomica
nella ristorazione.
“Una
domanda di trasparenza che va soddisfatta estendendo l’obbligo di indicare la
provenienza sulle tavole della diverse forme della ristorazione fuori casa dove
ormai si concentra oltre 1/3 dei consumi alimentari” conclude il presidente
della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “l’obbligo
dell’etichetta di origine per la carne vige al momento solo per il commercio al
dettaglio.”
Era ora.
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