Don Paolo Russo |
“Usiamoli
dando loro il giusto posto. Non consentiamo loro di sedersi a tavola
con noi, di interporsi tra noi e le persone, tra noi e Dio,” è la
precisazione di don Paolo Russo alla decisione di introdurre nella
Messa domenicale di oggi, 22 aprile, la 'benedizione ai cellulari',
novità accolta dai fedeli con interesse e partecipazione. Al termine
dell'omelia il sacerdote ha dato fede all'annuncio percorrendo tutti
i corridoi della navata per l'aspersione
dell'acqua benedetta.
“Qualcuno
sarà rimasto sorpreso del fatto che oggi procediamo alla benedizione
dei cellulari, pc, tablet, “ ha precisato il parroco. “Se ci
pensiamo un attimo, sono gli strumenti che teniamo più a portata di
mano e con questa benedizione chiediamo al Signore di aiutarci a
farne buon uso”. Don Paolo ha inoltre aggiunto: “ E’ opportuno
ricordare cosa significa benedire: significa 'dire bene'. Dire cioè
bene di Dio e di tutto ciò che ha creato. Esiste un libro liturgico:
il Benedizionale.
Don Paolo mostra il Benedizioinale |
Questo libro di ben 1227 pagine, contiene le
formule per le benedizioni a persone, oggetti e luoghi. C’è
una sezione specifica per gli impianti e degli strumenti tecnologici.
Tra questi oggetti ci sono i mezzi di comunicazione. Ho pensato di
proporre questa benedizione perché tali strumenti sono sempre più
al centro della nostra quotidianità, per non dire i protagonisti
della nostra giornata. Sono strumenti molto validi, ci aiutano a fare
di tutto, con il rischio però di farci diventare dipendenti, fino a
sentirci soli, quasi monchi, senza di essi. Ha poi ammonito: “
Genitori siate di esempio e non abbiate timore a dare ai vostri figli
delle sane regole per non abusarne. Non permettiamo loro di
mantenerci connessi con il mondo e disconnessi con chi ci è accanto,
incapaci a volte di guardare negli occhi chi abbiamo vicino”.
“ Il
nuovo che avanza, e la telecomunicazione certamente lo è, è bene
che entri anche nella sfera di attenzione e considerazione della
Chiesa”, ha detto Maria Pia ( nella foto). “Bene quindi la benedizione che, è
bene ricordare, non è rivolta all'oggetto ma all'utilizzatore perchè
faccia buon uso di quell'oggetto.” E ha aggiunto che c'è anche
un'altra presenza fondamentale nella vita quotidiana non
sufficientemente attenzionata: “Proporrò di portare alla
benedizione anche i grembiuli di cucina perchè si dia l'attenzione
che merita a un altro cardine su cui ruota il quotidiano”.
Pienamente soddisfatta dell'iniziativa Gabriella ( nella foto) che esce per prima
dalla chiesa dopo la benedizione. “I tempi richiedono una
riflessione sull'uso dei 'social' e la benedizione porta certamente a
fare riflettere sull'uso che se ne fa e a valutare eventuali
distorsioni”.
Marco |
Non
mancano anche le perplessità. Marco ritiene la benedizione
inopportuna: “Ognuno di noi dovrebbe essere in grado di valutare il
giusto utilizzo dei social e non affidarsi al Soccorso Divino. Social
che sono e debbono essere semplici strumenti e quindi dominati, non
dominanti”.
Alberto |
Perplessità anche per Alberto: “Non ho preso con me
il cellulare, anche se, come tutti, ne faccio un ampio uso. Voglio
capire bene di che cosa si tratta, poi valuterò e deciderò”.
Pienamente
allineato con l'iniziativa Cosimo che mette in risalto che ogni
moneta ha due facce e ogni strumento due usi.
Cosimo |
Il coltello è un
attrezzo indispensabili per la vita quotidiana dell'uomo , ma può
diventare anche uno strumento di morte. “Tocca all'uomo decidere
quale uso farne. Così affiancare e affidare il proprio cellulare
alla Vigilanza Divina è importante e incoraggiante”.
le benedizioni sono Sacramentali importanti nella Chiesa Cattolica, e rappresentano un ausilio ed un arricchimento della Fede in Cristo, quando ben impiegati.
RispondiEliminatemo però che la voglia di apparire "esotico", o per lo meno innovativo se non stravagante (sollevando curiosità mediatica) colpisca facilmente più di quanto si possa pensare, anche alle nostre latitudini (nella totale indifferenza dei Vescovi).
non è certo infatti questo il primo caso in cui gli strumenti tecnologici diventano oggetto di improvvisate benedizioni, stravolgendo i riti per farne un utilizzo molto personale (distante dallo scopo per cui sono state istituite). nessuna innovazione quindi, nessuna evoluzione, nessuna straordinaria cura della pastorale della Chiesa del nuovo millennio. cosa ben più grave, però, è l'aver inserito tale abuso liturgico durante la S. Messa (per i curiosi, si veda il n.28 delle Premesse del Benedizionale).
tanti possiedono infatti l'edizione maggiore del Benedizionale, libro che (come ha ricordato il Sacerdote, cercando di collocare il rito in un quadro tradizionale) possiede più di mille pagine. forse però, come spesso accade, risulta significativa la differenza tra possedere un libro, averlo letto e magari averlo studiato mantenendo aperto lo sguardo.
non fa mai male ricordare, concordo, che le benedizioni riguardano le persone che la ricevono in primo luogo, e solo a don Camillo possiamo concedere, con il sorriso sulle labbra, di benedire il trattore sovietico per rimetterlo in moto. tutto il resto sfocia nella superstizione, rischiando di portare con sè numerose anime.
davide
Non giudicare e non sarai giudicato!
RispondiEliminaNon è questione di giudicare, amico anonimo delle 17.54. I moralismi facili ci hanno portato alla disastrosa situazione in cui fare bene o fare male è lo stesso. Talvolta, se non si ha niente da dire, meglio tacere per non finire con lo scimmiottare le guide del nostro tempo, tanto amate dal grande pubblico.
RispondiEliminadavide