lunedì 17 luglio 2017

Spaccio, accattonaggio e una folla di disperati nella stazione di Bologna.

Chi dorme, chi gira nudo per lavarsi e il piazzale Ovest in mano ai pusher. La rabbia dei ferrovieri: «C’è paura»

Un lettore del Corriere di Bologna chiede la pubblicazione di questo articolo del Corriere di Bologna, appunto:




Ragazzi nudi che fanno la
doccia nel piazzale est
C’è chi, completamente nudo, si fa la doccia con l’acqua che serve a riempire i serbatoi dei treni. C’è chi sta fermo lì, tutto il giorno e tutta la notte, dormendo nei sottopassi e usando i bagni del personale di servizio. C’è chi assedia i turisti per portare loro i bagagli in cambio di qualche spicciolo. C’è chi usa i binari come gabinetti e chi come territorio di scambio della droga. Benvenuti nella stazione centrale di Bologna, il primo biglietto da visita di una città che sta giocando quasi tutte le sue carte sul turismo e sulla ricettività. Migliaia di persone passano da qui ogni giorno, figurarsi in estate, quando di turisti ne passano, anche solo per transitare altrove, a fiumi.

BRUTTA IMMAGINE - Eppure la stazione, considerata uno snodo fondamentale del traffico ferroviario del Belpaese, soprattutto in certi punti che gli addetti ai lavori conoscono ormai a memoria, più che un biglietto da visita è un invito a scappare a gambe levate o, quantomeno, a voltarsi dall’altra parte, sperando che il panorama, là fuori, restituisca un’immagine migliore del capoluogo emiliano. Sarà anche la city of food, sarà anche nella lista delle smart city, sarà senz’altro le sue torri e i suoi tortellini, ma Bologna, se vuole far parlare di sé in Italia e nel mondo, dovrebbe rivedere le «politiche» sulla sua stazione. Ci siamo fatti accompagnare in un «tour» dell’infrastruttura da un ferroviere che la stazione la conosce a memoria e tutti i giorni (moltissime notti comprese) vede cosa succede. Non senza rischi, ovviamente. Siamo stati con lui al piazzale est, all’ovest, nei sottopassi e sui binari del blocco centrale, non senza arrivare nella stazione Av, facendoci raccontare cosa succede quotidianamente in ogni area.

PIAZZALE EST - La situazione peggiore è senza dubbio quella del piazzale est, da dove partono molti treni che vanno a Firenze e in Toscana. Lì dal 2015 è aperto (tutti i pomeriggi dalle 14,30) l’Help Center che il sito del Comune, che aveva partecipato all’inaugurazione con il sindaco Virginio Merola, descrive così: «Un punto per gli adulti in condizione di grave emarginazione sociale, senza fissa dimora e con difficoltà economiche, sanitarie o relazionali». Questo è diventato a tutti gli effetti l’«albergo» a cielo aperto delle persone emarginate e, soprattutto nell’ultimo anno, il rifugio dei migranti che arrivano in città. «Ogni sera — racconta il nostro cicerone — qui arrivano circa cento persone che si mettono in fila per avere un pasto da Croce Rossa e Caritas, molti dei quali restano a dormire qui». Con le conseguenze inevitabili, soprattutto dal punto di vista igienico. Ormai la rampa di carico auto a fianco dei binari è diventata la «doccia» di molti: «Usano il tubo dell’acqua con cui si riempiono i serbatoi dei treni e si lavano». Qualche giorno fa c’era una donna completamente nuda che si lavava. Ma non è certo un caso isolato. Basta vedere i «resti» che ci sono in questo punto: spazzolini da denti, pettini, biancheria intima, indumenti abbandonati. «L’altro giorno — racconta il ferroviere — c’erano i panni stesi sulla balaustra, come fosse stato un balcone». Poi proprio l’altro giorno le Ferrovie hanno provato a tamponare la situazione mettendo delle inferriate per impedire l’accesso alla parte sotto la rampa, usata come riparo dalle intemperie e durante la notte. Ma non basta: migranti e senza tetto si mettono a dormire a ridosso dell’Help Center e si nascondono dietro un piccolo cantiere per vestirsi e fare i propri bisogni. Uno l’abbiamo visto anche l’altra mattina. E altri due li abbiamo visti uscire da alcuni nascondigli sul versante del piazzale est e attraversare i binari incuranti del traffico ferroviario. «Sono persone disperate». Che però possono contare sull’Help Center solo poche ore il pomeriggio. E il punto d’ascolto delle associazione di volontariato sul primo binario ha affisso un cartello in cui avvisa: «Siamo chiusi dal 10 luglio al 10 settembre».

PIAZZALE OVEST E ATRIO CENTRALE - «La parte esterna di piazzale ovest invece — spiega il ferroviere — è in mano a tossicodipendenti e agli spacciatori: lì di notte è impossibile avventurarsi, nonostante quello sia il punto dove parcheggiano i dipendenti che devono prendere servizio. Mentre le persone che sostano sul piazzale est sono innocue dal punto di vista della sicurezza, quelle che stanno nella zona ovest della stazione sono pericolose e hanno scelto quell’area perché ci sono moltissime vie di fuga». Quella ormai è la «fetta» di stazione dedita allo spaccio. E i lavoratori che gravitano attorno a quella zona hanno paura. Il piazzale ovest nella parte dei binari e del transito dei passeggeri è invece territorio dei rom. Stanno lì, a gruppi di due o tre, e seguono i passeggeri, soprattutto stranieri, proponendosi insistentemente di aiutarli a portare i bagagli o a dare indicazioni sui treni. E da lì si muovono velocemente nell’atrio centrale, nel sottopasso, su piazzale Medaglie d’oro. Le Ferrovie provano ad arginarli in tutti i modi con il proprio personale di protezione aziendale, ma è una lotta impari. «In stazione ormai gravitano circa 60 rom che fanno accattonaggio — dice la nostra guida — e non si riesce a far nulla». E non sortiscono alcun effetto, nei due sottopassi che abbiamo percorso avanti e indietro più volte anche noi, nemmeno i soldati dell’esercito che percorrono i sottopassi insieme agli agenti di polizia. Loro, i rom, si mettono in due sotto l’imbocco di ogni binario e fanno di tutto per portare le valigie ai viaggiatori, mentre le donne si appostano nell’atrio centrale a fianco delle biglietterie automatiche, chiedendo l’elemosina. Appena fuori, in piazza Medaglie d’oro, si assiste alle stesse dinamiche davanti alla biglietteria automatica della navetta per l’aeroporto. «I turisti non la scampano — dice il ferroviere — e insistono così tanto che alla fine di soldi ne raccolgono anche parecchi. L’azienda e la Polfer le provano tutte per mandarli via, ma non si riesce a far nulla». E i malcapitati turisti che si trovano ad arrivare, o anche solo passare, in stazione la sera, dall’1 luglio si trovano la sala d’aspetto chiusa. «Dalle 22 alle 6», recita il cartello affisso sulla porta.

LA STAZIONE AV - Se di notte sono sempre di più le persone che dormono nei sottopassi del blocco centrale, resta immune da questo fenomeno almeno la stazione Alta Velocità. «Ma anche qui — racconta la nostra guida — ultimamente le cose sono cambiate: fino a non molto tempo fa nella stazione dei treni «di lusso» di rom o accattoni non se ne vedevano, mentre adesso qualcuno si avventura fino a qui». Dove le possibilità di azione per gli agenti della Polfer sono limitate, se solo si pensa che lì sotto, al piano dei binari, le radio degli agenti non hanno il segnale. Servirebbe una struttura fissa che ospiti gli agenti qui, ma attualmente non c’è e pare che una soluzione sia lontana. «Così se un agente deve fermare qualcuno — spiega il nostro cicerone — deve farsi 700 metri a piedi con lui per risalire fino al piano terra, dove c’è la postazione della Polfer». E poi i bagni. Anche quelli, fino a poco tempo fa rimasti territorio esclusivo dei passeggeri dell’alta velocità, che a differenza dei passeggeri della stazione «vecchia» ne usufruiscono gratuitamente, da qualche tempo a questa parte la mattina presto vengono usati da senza fissa dimora, migranti, rom. «Vengono puliti all’alba — spiega il ferroviere — e alle 6 più di una volta è capitato di trovare persone che si lavano nei lavandini e quando dico che si lavano, intendo che li si trova spesso anche nudi che usano i lavabi come docce».

IMPOTENZA - Le Ferrovie arrivano, quindi, fin dove possono. La Polfer fa i salti mortali. Ferrovieri e protezione aziendale rischiano (non poco) tutti i giorni. Forse serve uno sforzo congiunto di tutta la città. Perché la smart city abbia un degno biglietto da visita.

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