Marco
irritato segnala:
Primo
sì al ricalcolo delle pensioni parlamentari in essere col sistema
contributivo. All'ultimo però passa il cavillo da Casta: la
reversibilità è aumenta di un quinto se i beneficiari non hanno
altri redditi. Inps: "Privilegio che non ha pari". La
firmataria Gasparini (PD): "Ingiusto che i congiunti dei
parlamentari finiscano a fare la sguattera o il giardiniere".
Dall’Inps
assicurano che in Italia non c’è categoria che goda di una norma
tanto favorevole da aumentare di colpo la pensione
di reversibilità
del 20%. Non i 21 milioni di dipendenti pubblici e privati cui
ogni anno eroga le pensioni, che al massimo possono contare sulle
rivalutazioni
Istat dello zero
virgola o di vedersi alzare l’importo, se inferiore, ai 501
euro di pensione
sociale. Il problema comune a tutti gli italiani non riguarderà
invece mogli e figli di 2.470
ex onorevoli e
1.650 ex consigli
regionali che
al momento di incassare la reversibilità potranno contare su un
assegno aumentato automaticamente di un quinto. A prescindere
dall’importo. Ed ecco rispuntare il privilegio, per di più nella
legge nata per abolire il più avversato di tutti: il ricco
vitalizio che a
ancora oggi consente agli ex parlamentari di incassare anche 5-6mila
euro al
mese a fronte di qualche legislatura in Parlamento.
Parliamo
della loro rottamazione, visto che eri il Parlamento ha assestato al
vitalizio il primo colpo mortale della storia. La Commissione
Affari Costituzionali della
Camera ha approvato il testo base, a firma di Matteo
Richetti, che
dispone il ricalcolo dei trattamenti in essere col sistema
contributivo. Si tratta di una rivoluzione copernicana che il 31
maggio dovrà ricevere il voto d’aula, passare al Senato e (salvo
resistenze e rimpalli) diventare legge entro la fine della XVII
legislatura. Che sia un tonico per la reputazione delle istituzioni,
una cura dimagrante per i privilegiati e un risparmio straordinario
(760 milioni in 10 anni, dice Boeri) per le casse pubbliche non
c’è dubbio. Però però.
La
pillola,
contro la quale già si annunciano ricorsi (per i famosi “diritti
acquisiti”), è un po’ meno amara
del previsto: all’ultimo passa un emendamento che accorda un
beneficio ben
poco perequativo nella
corsa a omologare il trattamento degli ex onorevoli e consiglieri a
quello dei lavoratori dipendenti. Riguarda la “Rideterminazione
degli assegni vitalizi”
(art.13), lo firma la deputata Pd Daniela
Gasparini e
recita così: “In
assenza di altri redditi di cui all’articolo 6, comma 1, del
decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, per
i soli trattamenti in essere alla data di entrata in vigore della
presente legge, la misura della pensione di cui all’articolo 11 è
aumentata del 20 per cento”.
In
soldoni significa che in caso il congiunto beneficiario della
reversibilità non abbia “redditi da lavoro dipendente/autonomo e
d’impresa, rendite fondiarie e redditi da capitale” percepirà il
60% dell’importo come gli altri italiani, ma aumentato di un
quinto.
Automaticamente, senza soglia massima ne criteri patrimoniali. E
pace se in quelle stesse famiglie, a differenza di altre, per anni si
è materializzato uno stipendio parlamentare da 10mila
euro al mese.
L’autrice
dell’emendamento, manco a dirlo, difende l’eccezione come una
misura di “equità”. “Ho pensato che era sacrosanto – dice
la Gasparini al
fattoquotidiano.it –
mettere fine a trattamenti insostenibili attraverso il ricalcolo
contributivo dell’importo pensionistico ma anche che non fosse
giusto che i congiunti di un parlamentare, che magari non hanno altro
reddito, finissero a fare la sguattera o il giardiniere. Ecco perché
ho pensato a un riconteggio aumentato del 20%. E’ una misura
pensata su situazioni personali a volte gravose: c’è la vedova,
l’anziano, il figlio disabile etc”.
Scusi
tanto, ma purtroppo queste cose capitano a tutti gli altri
italiani. “Guardi che nessuno in Italia oggi ha un regime
pensionistico totalmente contributivo, ma al massimo misto, e non c’è
altra categoria sulla quale è in corso una rimodulazione così forte
degli assegni previdenziali. Prima del 2012 per cinque anni di
legislatura gli onorevoli prendevano 2.200 euro di vitalizio, ora
diventeranno 700/800 al momento della maturazione. Non si conoscono
ancora gli effetti del ricalcolo di quelle già in corso, ma si stima
un taglio del 50% cui, in caso di reversibilità, se ne aggiunge un
altro del 40%. Insomma, rimane ben poco per le famiglie dei
parlamentari che hanno dedicato magari anni a lavorare per questo
Paese. Un Paese che ha tollerato troppo a lungo le baby pensioni e i
privilegi. E l’ingiustizia non è una prerogativa dei parlamentari,
ci sono altre categorie che hanno trattamenti di favore, a partire
dai giornalisti. Le dirò di più: questa misura è un atto
coraggioso che
anticipa quello che auspico un domani per tutti”. Giusto, ma perché
cominciare proprio dai parlamentari?
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